La ricorrenza dei cinquant’anni dalla scomparsa di Giuseppe Capogrossi (Roma, 7 marzo 1900 – 9 ottobre 1972) è un’importante occasione per celebrare uno dei padri della pittura informale e dell’arte italiana del Novecento.
Dopo gli studi e un soggiorno a Parigi negli anni 1928 - 33, Capogrossi venne a contatto con Scipione e Mafai, fondò con Cagli la Scuola Romana. Nel 1949 passò alla pittura astratta, partecipando con Burri al gruppo Origine e firmando il manifesto della pittura Spazialista di Fontana nel 1953. In questi anni esegue le "Superfici", composizioni in cui si susseguono segni elementari detti fonchettoni. Palma Bucarelli fa una bella similitudine con le opere architettoniche di Nervi e Morandi in cui il "segno" è anche elemento strutturante. "Segni elementari belli come i graffiti rupestri" Maria Vittoria Marini Clarelli. Alla Gnam una sala gli è dedicata per la donazione Cardazzo: "Superficie 512", 1963. "Giocatori di ping pong" alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale. Sue opere a villa Torlonia nel museo della Scuola Romana.
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