domenica 12 marzo 2023

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la maschera che vedi sotto.


Nella foto di ieri il teatro di Ostia Antica.

Uno dei più antichi teatri in muratura, costruito al tempo di Augusto (per il National Geographic da Agrippa). Sotto il portico, tra le tabernae, c’è una scala che sala alla sommità della cavea da dove, al di sopra della scaena, vediamo il piazzale delle Corporazioni e, in lontananza, la campagna verso il fiume.

     Il teatro conteneva fino a 4.000 persone, noi lo vediamo come appariva dopo il restauro e l’ampliamento della fine del II secolo (Settimio Severo, ebbe un precedente restauro sotto Commodo). L’ultimo restauro fu eseguito nel IV secolo quando la città era in decadenza. E’ ancora in funzione, d’estate vi si tengono spettacoli.

     L’ingresso principale è costituito da un corridoio centrale con volta a botte che porta al piano dell’orchestra: questa è una singolarità del teatro di Ostia. La volta era decorata in stucco da un motivo a ottagoni e tondi alternati a riquadri figurati, se ne conserva uno con una fanciulla alta, la Vittoria, che incorona Ercole, divinità a cui Commodo era particolarmente legato. Nel corridoio, verso la metà, sulla destra, si trova un tubo per l’acqua, in alcune rare occasioni il teatro era allagato per le naumachie. La scena, ora tenuta a giardino era sicuramente pavimentata con lastre di marmo. Le tre file di gradini marmorei vicino all’orchestra erano posti d’onore per personaggi importanti. La scena presenta in basso un prospetto con nicchie rettangolari e curvilinee; nella parte retrostante sono sistemati, su di un muro di tufo, tre maschere marmoree e alcuni elementi architettonici della decorazione del muro di fondo della stessa scena. Dietro di essa alcune colonne in cipollino, si trovavano in cima alle gradinate. Si riconoscono alcune maschere, riproduzione di quelle realmente usate in stoffa o legno per amplificare la voce degli attori e per interpretare meglio i ruoli femminili, visto che era proibito alle donne calcare le scene. Alle tragedie e commedie si aggiunsero generi più popolareschi come il mimo e la farsa e, nel quarto secolo i tetimini, giochi acquatici. 

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