Il teatro Valle è il più antico teatro della capitale ancora in attività. Venne costruito per utilizzo privato dal nobile Camillo Capranica su progetto dell'architetto Tommaso Morelli[1] e inaugurato il 7 gennaio 1727 con la Matilde di Simone Falconio Pratoli. La struttura era completamente lignea - come allora in Italia - provvisto di cinque ordini di palchi e un loggione. La programmazione era basata oltre che sulla lirica su opere in musica e drammi in prosa. Il nome deriva da Domenico Valle primo direttore del teatro, ma il luogo era chiamato "alla valle" come testimonia la vicina chiesa di Sant'Andrea della Valle.
Nel 1800 furono necessari lavori di
ammodernamento ma la struttura in legno venne mantenuta finché le autorità di
governo imposero la ricostruzione in muratura per motivi di sicurezza.
Finalmente nel 1818 i Capranica affidarono
la progettazione del nuovo teatro in muratura a Giuseppe Valadier[2]
che fece un progetto di grande respiro, prevedeva l'abbattimento di alcuni
palazzi compresa l'abitazione dei Capranica. Le dimensioni rimasero pressoché
inalterate, anche se la sala perse un ordine di palchi (quattro e non cinque),
l'opera venne terminata da Gaspare Salvi nel 1822. L'inaugurazione del nuovo
teatro avvenne il 26 dicembre con il Corsaro di Filippo Celli su libretto di
Jacopo Ferretti. Successivamente il teatro divenne pubblico. Dal 1855 al 1890
adiacente al teatro venne allestito un teatro per marionette.
La regina Margherita fu assidua
frequentatrice del teatro, l’ingresso al palco reale era nel cortile del
palazzo, completamente murato. Si racconta che l’amministratore di casa
Capranica, fervente monarchico, quando seppe che doveva arrivare il presidente
De Nicola fece murare la porta e il presidente dovette passare dall’entrata
principale.
[1]
Tommaso Morelli è autore, oltre che
del teatro Valle del vicino palazzo Capranica Del Grillo in largo del Teatro
Valle. Da: www.abcroma.it.
[2] Giuseppe Valadier (1762 - 1839) architetto, orafo e argentiere, uno dei massimi del periodo neoclassico. Il nonno proveniva dalla Provenza. Oltre alla sistemazione di piazza del Popolo e del Pincio, a lui si deve l'orologio sulla facciata della basilica di San Pietro, i restauri all'arco di Tito, il duomo di Urbino.
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