Tutti sappiamo che il Villaggio Olimpico venne costruito per accogliere gli atleti, giunti da ogni parte del mondo, per partecipare alle Olimpiadi del 1960. Una volta concluse le manifestazioni sportive le case vennero assegnate ai dipendenti dello Stato (Incis). Forse pochi sanno che il progetto è degli arch. Adalberto Libera (autore delle palazzo dei Congressi all’Eur) e di Luigi Moretti ( teorico dell’architettura e autore, tra l’altro, dell’Accademia della Scherma al Foro Italico). Sorge su un’area di 350.000 mq, ma solo 70.000 sono costruiti, dando così all’insieme una forte connotazione verde. Le case realizzate furono 1.348 per 5.400 abitanti circa, tutte le case hanno il piano terreno a pilotis (i pilastri teorizzati da Le Corbusier nel 1927).
Passeggiando in bici nel quartiere si respira “un’aria rilassata da paese”, le strade sono tranquille, ogni tanto passano le macchine di una scuola guida, sulle panchine trovi gli anziani che si trattengono sotto casa, su tutto occhieggiano le colonne del vicino ponte Flaminio.
Da non perdere la recente chiesa di San Valentino di Francesco Berarducci (1987), tra quelle moderne è una delle più riuscite, è una chiesa che non vuole imporsi nel tessuto costruito della zona, al contrario vuole mimetizzarsi, anche il campanile va cercato con attenzione, non spicca per altezza. Se poi entrate, vi accorgete che presenta punti visuali sempre diversi.
Non credo che mi capiterà più in queste passeggiate per Roma, ma qui vi consiglio di entrare nel supermercato Carrefour di via degli Olimpionici, era la mensa per gli atleti delle Olimpiadi, da non perdere le grandi foto d’epoca del quartiere e dei protagonisti dell’evento sportivo, la mostra è stata voluta per i 50 anni del supermercato.
Piero Tucci 18.06.11
Questa descrizione del Villaggio Olimpico è proprio reale a leggerla sembra proprio di passeggiare in questo luogo e scambiare qualche parola con qualcuno che si incontra così per caso
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