Sette loft extralusso al
posto di un convento anni 50 (Ancelle del Divin Cuore) sta per essere edificato in via Ticino, ci troviamo nel cuore del quartiere Coppedè, uno dei luoghi più caratteristici della Roma del Novecento. Si tratta di un cantiere
per realizzare una palazzina stile Holliwoodiano. Sarà un edificio
bianco con terrazze e sette appartamenti con quindici box auto.
Sappiamo che ci sono proteste dei residenti. Noi pensiamo che il quartiere Coppedè deve essere tutelato, speriamo che la sovrintendenza intervenga, anzi che sia già intervenuta, riteniamo che le costruzioni nella zona devono rimanere in stile con quelle esistenti.
Costruito
dall’architetto Gino Coppedè[1] tra
il 1919 e il 1926, è un incredibile incrocio di linguaggi architettonici che
ben ci riportano nell’atmosfera borghese di inizio Novecento. “E’ un tardo
episodio liberty, del tutto anacronistico e spaesato. La decorazione è
sovrabbondante e fantastica, vi prevalgono gli elementi neo medioevali e manieristici”[2]. Ilaria
Beltramme in “101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita”, ed. Newton,
2007, invita a visitare il quartiere Coppedè (pag.278).
[1] Gino Coppedè
(Firenze1886- Roma1927) architetto, scultore e decoratore. Fu un artista
eclettico, sviluppòun suo stile ornamentale che coincise con i caratteri dello
stile liberty. Il suo primo importante lavoro fu il castello Mackenzie
(1897-1902) a Genova dove si trasferì. Realizzò ville signorili, progettò
l’arredamento dei piroscafi, hotel di lusso, stabilimenti balneari. A Roma ha realizzato
anche il palazzo al n. 7 di via Veneto ornato con iscrizioni latine e un’altana
a colonne, si tratta della sua ultima opera (1925-27). Aveva sposato, nel 1889,
Beatrice Romanelli, figlia dello scultore Pasquale, da lei ebbe tre figlie. E’
sepolto in San Miniato. Da Irene de Guttry, Guida di Roma Moderna, ed. De Luca;
da it.wikipedia.org. La notizia del palazzo di via Veneto da: Guida di Roma del
Tci, 1993. Il progetto originario prevedeva 18 palazzi e 27 villini, non tutti
costruiti. Da rivista: “Roma ieri oggi e domani”, ed. Newton, n. 49.
[2] Riferimento da Irene de
Guttry, cit.
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