sai come si chiama e dove si trova il quartiere che vedi sotto.
Nella foto di ieri il quartiere INA Casa Tiburtino.
Il quartiere Ina Casa Tiburtino (detto
anche Tiburtino IV) sorge al Km 7 della via Tiburtina tra via Diego Angeli e
via Lucatelli, fu costruito tra il 1949 e il 1954, fu progettato da Ludovico
Quaroni[1]
e Mario Ridolfi (capigruppo).
Il quartiere Ina Casa Tiburtino fa parte
del quartiere Collatino di Roma (Q XXII) che si sviluppa tra Tiburtina e
Prenestina, via di Portonaccio e viale Palmiro Togliatti. Oggi il quartiere fa
parte del IV Municipio del Comune di Roma che ha sede in via Tiburtina n. 1163.
Le strade del quartiere sono intitolate a giornalisti.
Area totale mq 88.000, area coperta mq 17.068, alloggi realizzati 771, vani 4.006.
Spetta a Mario Ridolfi[2]
e a Ludovico Quaroni coordinare un gruppo di giovani per la costruzione del
primo quartiere Ina Casa romano: il Tiburtino. Progettazione ed esecuzione si
svolgono in un clima di grandi aspettative, tipico del dopoguerra. Le
perplessità sorgono in seguito. Quaroni definirà il Tiburtino “il paese dei
barocchi”, Ridolfi non andrà mai più a vederlo. Nel 1974 in un’intervista a
Controspazio n. 3 Ridolfi ricorda: “Avevo fatto il tracciato stradale, dato la
posizione degli edifici. Mi ero raccomandato che i progetti seguissero
l’andamento del terreno… di non alterare il carattere ambientale… volevamo dare
un carattere paesano…”. Il populismo neorealista del Tiburtino nasce dalla
consapevolezza di un ruolo sociale dell’architettura; alla retorica, alle manie
di grandezza, all’autoritarismo del regime fascista si contrappone ora una
modestia artigiana. Il dato reale è comunque quello di contenere i costi, usare
materiali italiani; la dimensione “paese” offre la soluzione più economica e
semplice.
Nelle case in linea: strutture portanti in
muratura di blocchi regolari di tufo con ricorsi in mattoni intonacate esternamente;
nelle case a torre: struttura in cemento armato e tamponatura in forati
intonacati. I colori degli esterni erano basati su due o tre gradazioni di
“terre romane”. Ridolfi progetta quattro case a torre di sette piani, tre
edifici a schiera di tre piani, tre edifici a quattro piani, quattro edifici a
quattro e cinque piani nella zona centrale e i negozi. Quaroni e Fiorentino
progettano l’edificio in linea a doppia T nella zona centrale.
Tra via Tiburtina, via Diego Angeli e via
Cesana ci sono le “Case a ballatoio”, si tratta di una tipologia di case a
schiera di tre piani con un alloggio a piano, questo gira intorno a un patio da
cui prende luce. Gli alloggi ai piani superiori sono distribuiti da un
ballatoio, una sorta di strada sopraelevata. L’insieme reinventa le case cinque
seicentesce dell’alto Lazio.
In via dei Crispolti abbiamo le “Case in
linea” di Quaroni e Fiorentino. Il lungo corpo snodato, elemento centrale del
quartiere , è formato dall’assemblaggio di più corpi edilizi, a volte con
leggeri slittamenti, altre con decise rotazioni. I punti di cerniera sono
risolti , ad esempio, con le scale triangolari che smistano gli alloggi
sfalsati in altezza. Le logge, ora esagonali, ora rettangolari, o di altra
foggia, creano effetti volumetrici e chiaroscurali diversificati sulle
facciate.
Tra via Diego Angeli e via Luigi Cesana si
trovano le tre “Case a torre”, alte sette piani, queste fanno da contrappunto
alle case a schiera basse e vogliono rappresentare un elemento di eterogenità
nel quartiere.
Il quartiere è stato definito da alcuni
critici “neorealista” per le contemporanee ricerche cinematografiche e
artistiche per l’effettiva povertà dei mezzi tecnici dovuta al contenimento dei
costi e per l’attenzione alla vita delle classi popolari.
[1] Ludovico Quaroni. (Roma1911-1987) La piazza dell'E42 oggi Marconi
con altri, il quartiere INA Casa Tiburtino al settimo chilometro della
Tiburtina, il quartiere "La Martella" a Matera, la palazzina la Tarataruga in via Innocenzo X con Carlo
Aymonino nel 1951, il complesso polifunzionale a Grosseto in piazza Rosselli,
la Chiesa Madre di Gibellina (1972), il quartiere di Casilino 23. A lui è intitolata la facoltà di architettura di
Valle Giulia.
[2] Mario Ridolfi. (1904-) Il palazzo
postale di piazza Bologna nel 1933, il palazzo oggi della FAO nel 1938 con
altri, intensivo in via Cesare Baronio 32 nel
1942, il quartiere INA Casa Tiburtino con altri, otto case a torre per INA assicurazioni tra
viale Etiopia, via Galla e Sidama, via Adua e via Tripolitania con W. Frankl
nel 1951-54. La palazzina Mancioli
in via Lusitania 29 nel 1953, nel 1966 asilo nido e scuola elementare a
Spinaceto.
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