sai come si chiama e dove si trova la fontana che vedi sotto.
Nella foto di ieri la Casa di Livia sul Palatino.
Livia era la moglie di Augusto, nella foto l'ingresso degli ambienti privati – riservati all’Imperatrice - della casa stessa di Augusto, è l’esempio di una ricca casa romana, importante per le pitture superstiti. L’aula centrale, la meglio conservata, è dipinta nel cosiddetto secondo stile pompeiano, che imita un’architettura di colonne di marmi colorati, inquadranti varie scene. Qui abbiamo repliche di quadri greci del IV secolo, a destra “Mercurio in procinto di liberare Io custodita da Argo”, nella parete di fondo vi era raffigurato “Polifemo che insegue Galatea”, rinvenuto in buono stato di conservazione ma quasi del tutto perso. Sono visibili, in una vetrina, tubi di conduttura d’acqua con la scritta “Iulia Aug(usta)”. Non tutti gli storici concordano in questa attribuzione.
La Casa di Livia venne rimessa in luce negli scavi ottocenteschi da P. Rosa. Sappiamo da Svetonio che Augusto, dopo aver divorziato da Scribonia, sposò Livia Drusilla, che era sposata con Tiberio Nerone, dal quale aveva avuto un figlio, il futuro imperatore Tiberio, ed era in cinta del secondo. Svetonio aggiunge che Augusto “amò Livia e se ne compiacque con singolare perseveranza”. Purtroppo non ebbero figli anche se “Augusto lo desiderasse immensamente”. Giulia era figlia di Augusto e Scribonia. La casa consta di un atrio quadrangolare su cui si aprono quattro locali pavimentati a mosaico con le pareti dipinte, sul fondo si trova il tablino (ambiente della domus romana posto tra atrio e peristilio, adibito al ricevimento) affiancato da due ambienti, uno a sinistra e uno a destra. Ancora a destra è il triclinio. Da pannello posto all’ingresso (ottobre 2019).
Le pitture. Gli affreschi sono databili al
30 a.C. sono tra le testimonianze più importanti del II stile a Roma. Il
tablino è detto anche sala di Polifemo perché sulla parete di fondo è
raffigurato Polifemo che insegue la ninfa Galatea (molto rovinato). Sulla
parete di destra, al centro Io verso Argo, il suo sorvegliante, mentre
Mercurio, arrivando da sinistra sta per liberarla. Ai lati della parete aperture
su sfondi architettonici e quadretti con scene rituali.
Nell’ala destra la decorazione è
organizzata intorno a un portico aggettante: tra le colonne, lussureggianti
festoni vegetali ornati con bende e oggetti di culto. Sopra, corre un fregio paesistico
monocromo su fondo giallo, molto raro nel suo genere, con scene di vita reale
di ambiente egizio (si distinguono
cammelli, sfingi e una stata di Iside).
L’ala sinistra presenta figure fantastiche
alate, umane e zoomorfe, desinenti in eleganti tralci vegetali; un tipo di
pittura fortemente biasimata dalla scrittore Vitruvio in quanto innaturale e
irreale.
Il triclinio si distingue per gli effetti
di profondità spaziale delle sue decorazioni con paesaggi sacri e campestri;
sulla parete lunga è raffigurato il betilo, simbolo aniconico di Apollo,
particolarmente caro ad Augusto; inoltre nature morte in vasi di vetro ricolmi
di frutta.
Uno schema architettonico più semplice orna le pareti dell’atrio e del vestibolo. Da pannello posto all’ingresso
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