Finito
il restauro della statua della Minerva di Arturo Martini (1935). Ripulita con
acqua distillata e detergenti, dal 18 novembre è tornata visibile al pubblico. Eliana Billi, docente di museologia e
critica artista e del restauro che ha diretto i lavori ha dichiarato: “E’ stata
applicata resina acrilica e cera. Il risultato è un nero-verde tipico
dell’ossidazione del bronzo”.
La città Universitaria occupa un’area
trapezoidale di circa m 500 x 400, sorse negli anni 1932-35 su progetto
generale di Marcello Piacentini che chiamò a
collaborare sia architetti della corrente razionalista sia della
tradizione accademica. E’ un complesso grandioso e di ampio respiro, con
fabbricati non molto alti e ben distanziati e circondati da belle piantagioni.
Rappresenta una delle più importanti realizzazioni architettoniche del
fascismo. “Venne inaugurato il 31 ottobre 1935 in ritardo di tre giorni
sull’anniversario della marcia su Roma, cosa che fece arrabbiare notevolmente
il duce”. Da: Vittorio Emiliani, Roma capitale malamata, ed. Il Mulino, pag.
174.
“Non costruiremo facciate stempiate, costituite soltanto di vetro e
acciaio o di grigio monotono cemento come si usa oggi nel Nord Europa, a
striscioni orizzontali senza simmetria… ma useremo ampi e sontuosi ingressi
posti sugli assi della compostissima planimetria… Dunque edifici italianissimi,
anzi romanissimi” proclamava Marcello Piacentini sulla Tribuna del 2 febbraio
1933. Nel 1932 Mussolini gli aveva affidato la pianificazione generale e la direzione dei lavori con
l’intesa che Piacentini avrebbe riservato per se la progettazione dell’edificio
più rappresentativo delegando quella dei vari istituti ad alcuni giovani
architetti scelti fra i migliori di tutta Italia. L’università è dunque il
prodotto di una mediazione: da un lato Piacentini abbandona a lavori iniziati
la costruzione di una torre monumentale, dall’altra i giovani ancora illusi che
il regime abbia adottato il movimento moderno rinunciano a una radicalizzazione
dei criteri razionalisti a cui si ispirano. Nonostante il romanissimo
travertino e il sontuoso ingresso, il principio prevalente è la funzionale
distribuzione dei volumi, l’assenza di inutili decorazioni, il ricorso alla
tecnologia più avanzata. Prevale l’ossatura in cemento armato, il rivestimento
oltre che di travertino o intonaco è in mattoncini di vetro, in cortina di
mattoni; le vetrate hanno profilati e serramenti metallici; si introduce
l’anticorodal (un tipo di alluminio autarchico) e il vetrocemento. Risaltano
per l’originalità e la novità delle loro proposte gli istituti di botanica, di
fisica e di matematica. Tutto il paragrafo da Irene de Guttry, Guida di Roma
moderna, ed. De Luca, 1978, pag. 64.
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