martedì 19 novembre 2024

Il simbolo della Sapienza!

 


   Finito il restauro della statua della Minerva di Arturo Martini (1935). Ripulita con acqua distillata e detergenti, dal 18 novembre è tornata visibile al pubblico. Eliana Billi, docente di museologia e critica artista e del restauro che ha diretto i lavori ha dichiarato: “E’ stata applicata resina acrilica e cera. Il risultato è un nero-verde tipico dell’ossidazione del bronzo”. 

La città Universitaria occupa un’area trapezoidale di circa m 500 x 400, sorse negli anni 1932-35 su progetto generale di Marcello Piacentini che chiamò a  collaborare sia architetti della corrente razionalista sia della tradizione accademica. E’ un complesso grandioso e di ampio respiro, con fabbricati non molto alti e ben distanziati e circondati da belle piantagioni. Rappresenta una delle più importanti realizzazioni architettoniche del fascismo. “Venne inaugurato il 31 ottobre 1935 in ritardo di tre giorni sull’anniversario della marcia su Roma, cosa che fece arrabbiare notevolmente il duce”. Da: Vittorio Emiliani, Roma capitale malamata, ed. Il Mulino, pag. 174.

     “Non costruiremo facciate stempiate, costituite soltanto di vetro e acciaio o di grigio monotono cemento come si usa oggi nel Nord Europa, a striscioni orizzontali senza simmetria… ma useremo ampi e sontuosi ingressi posti sugli assi della compostissima planimetria… Dunque edifici italianissimi, anzi romanissimi” proclamava Marcello Piacentini sulla Tribuna del 2 febbraio 1933. Nel 1932 Mussolini gli aveva affidato la pianificazione  generale e la direzione dei lavori con l’intesa che Piacentini avrebbe riservato per se la progettazione dell’edificio più rappresentativo delegando quella dei vari istituti ad alcuni giovani architetti scelti fra i migliori di tutta Italia. L’università è dunque il prodotto di una mediazione: da un lato Piacentini abbandona a lavori iniziati la costruzione di una torre monumentale, dall’altra i giovani ancora illusi che il regime abbia adottato il movimento moderno rinunciano a una radicalizzazione dei criteri razionalisti a cui si ispirano. Nonostante il romanissimo travertino e il sontuoso ingresso, il principio prevalente è la funzionale distribuzione dei volumi, l’assenza di inutili decorazioni, il ricorso alla tecnologia più avanzata. Prevale l’ossatura in cemento armato, il rivestimento oltre che di travertino o intonaco è in mattoncini di vetro, in cortina di mattoni; le vetrate hanno profilati e serramenti metallici; si introduce l’anticorodal (un tipo di alluminio autarchico) e il vetrocemento. Risaltano per l’originalità e la novità delle loro proposte gli istituti di botanica, di fisica e di matematica. Tutto il paragrafo da Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, ed. De Luca, 1978, pag. 64.


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