Rinasce grazie alla nuova
luce a led uno dei capolavori universalmente conosciuti del genio immortale di Michelangelo. Grazie al contributo di Lottomatica e a due restauratori maestri di
luce, Mario Nanni e Antonio Forcellino, viene rivelato al pubblico un
Michelangelo scultore della luce oltreché del marmo.
Nell’Ottocento, la
chiusura di una finestra, che doveva illuminare il volto del Mosè aveva cambiato
l’immagine. Ora la testa torna verso una fonte di luce. Dopo 15 anni
dall’ ultimo intervento del 2001 il monumento è stato pulito e restaurato
recuperando gli splendidi colori del marmo di Carrara scelto da Michelangelo.
Un software cambia il tipo di illuminazione in 4 tempi con lampade e led
mantenendo fedelmente la luce cromatica del marmo voluto dell’artista.
Immagine del Mosè presa da it.wikipedia.org che si ringrazia.
Il Mosè è una scultura marmorea alta 235 cm, databile al 1513-1515 circa, ritoccata nel 1542, conservata nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, venne concepito quale tomba del papa Giulio II. Il Mosè, grazie al suo vigore, al virtuosismo anatomico e alla sua imponenza (proporzionato al doppio del naturale) è una delle opere scultoree più famose di Michelangelo e della scultura occidentale in generale, esempio di quella terribilità che si riscontra nelle sue opere migliori.
Altre sculture destinate al monumento sono i Prigioni che si
trovano tra Firenze e Parigi. Grandeggia in basso la statua seduta di Mosè che
sceso dal Sinai contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri. Lo sguardo terribile, la
posa solenne, la gran barba biblica, danno a questa figura una grandiosità
suprema. Le curiose corna sulla testa rappresentano i raggi della "Divina
Sapienza".Sul ginocchio si può notare una lieve linea di frattura legata
alla famosissima leggenda secondo la quale Michelangelo avrebbe colpito la
statua con un mazzuolo gridando: "Perchè non parli?". Venne
realizzata tra il 1514 e il 1516. Ai lati, entro nicchie, le due belle statue
di Lia e di Rachele (1542-45) simboli della vita attiva e contemplativa, di
Michelangelo che le fece ultimare da Raffaellino da Montelupo. Le restanti
parti del mausoleo sono di discepoli. Significativa è la posa del pontefice
rappresentato nell'atto di risorgere dal sarcofago come per destarsi dal
torpore della morte fisica.
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