martedì 12 giugno 2018

Sei romano de Roma se...

sai come si chiama e dove si trova la strada che vedi sotto.

Nella foto di ieri la chiesa di San Valentino al Villaggio Olimpico.
Opera dell’arch. Francesco Berarducci[1], consacrata dal card. Ugo Poletti il 23 novembre 1986. La parrocchia era stata istituita il 2 maggio 1962 dal card. Clemente Micara, il suo territorio desunto da quella di Santa Croce al Flaminio.
     La chiesa è dedicata al martire cristiano[2] di cui esistono le catacombe nella vicina collina dei Parioli in viale Pilsudski, vicino allo stadio Flaminio. La chiesa si presenta subito senza un segno urbanistico forte, anzi vuole mischiarsi tra le altre costruzioni del territorio, quasi confondersi con esse. Lo stesso campanile, che pure c’è, deve essere cercato con attenzione, non svetta come indicatore geografico. La cancellata che precede il sagrato è bassa, sul muretto divisorio un angelo con la croce che ricorda quello analogo sul ponte Sant’Angelo è ritagliato su una lastra di travertino, non esiste un portone di ingresso ma una porta vetrata rinforzata da un disegno metallico. La facciata presenta sulla sinistra una scalinata che è interrotta da un giardino con un ulivo e altre essenze arboree. Sulla facciata, per altro bassa, la data di consacrazione: 23.11.1986. Una sorta di atrio precede l’ingresso in chiesa, questo presenta aperture su vari fronti, qui una unica lapide ricorda le visite di Paolo VI il 05.06.69 e di Giovanni Paolo II il 16.02.92.
    L’interno della chiesa è molto luminoso, colpisce per le travi in ferro che disegnano un percorso a zig zag, le luci sono numerose ma molto piccole, camminando all’interno si aprono in continuazione diverse visuali. Colpiscono tre copie del pittore romano Pietro Cavallini, quella con il Cristo in trono è dietro l’altare maggiore. Sembrano pitture staccate dal muro, riproducono angeli dalle ali bellissime, l’autore M. Merosi, si è firmato, ha datato le sue opere al 1995, e modestamente ha scritto il vero autore del soggetto. Si tratta di pitture provenienti da Santa Cecilia in Trastevere.
     Il progettista ha disegnato anche gli apparecchi di illuminazione, i simboli liturgici. Per Piero Ostilio Rossi: “alcuni temi architettonici accomunano questa chiesa con quella di Nostra Signora di Bonaria a Nuova Ostia per l’uso raffinato della luce”. Notare il contrasto tra la massa del solido basamento in mattoni e la trasparenza quasi immateriale della copertura in acciaio e vetro. Nell’interno, man mano che ci si avvicina all’altare, la copertura lascia filtrare la luce in quantità sempre maggiore. Le pareti e i pavimenti sono costruiti con materiali poveri: mattoni, peperino, travertino.


[1] Francesco Berarducci (Roma 1924-1992) laureato con Vittorio Morpurgo (teca Ara Pacis e piazza, palazzo Farnesina con altri), collaborò con lui al quartiere di Torre Spaccata. Persona schiva e lontana dai dibattiti teorici, era dedito al disegno e alla costruzione. La sua opera risente di Le Corbusier. Tra le sue opere ricordiamo: il palazzo della Rai, Nostra Signora di Bonaria a Ostia, Santo Stefano Protomartire a Quartu Sant'Elena e l'insediamento residenziale di Torrino Nord.
[2] San Valentino. 176-273, vescovo di Terni e martire decapitao sotto l'imperatore Aureliano. E' riconosciuto santo anche dagli ortodossi e dagli anglicani. E' confuso con il presbitero martire del 270 sotto Claudio il Gotico. La sua festa è il 14 febbraio.

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