La festa di San Giovanni, è stata per tanti anni una caratteristica del quartiere; sulla piazza e lungo il primo tratto di via Appia si disponevano i tavoli delle osterie e i banchi di venditori di lumache. La ricetta caratteristica era quella delle “lumache al sugo”. Bisognava prenderle nelle vigne, poi metterle a spurgare per due giorni in un catino, insieme alle molliche di pane e foglie di lattuga fatte a pezzi, quindi lavaggio con acqua, aceto e un pizzico di sale. Nel frattempo si preparava il soffritto per il sugo. In occasione della festa sfilavano dei carri allegorici e caricaturali che prendevano le mosse da ponte Lungo. Alla festa era collegato il festival della canzone romanesca, tra le tante canzoni lanciate in quella occasione ricordiamo “Affacciate Nunziata” 1893 e “Chitarra romana” 1936. “Quando arrivava la festa di San Giovanni la mamma ci preparava e si usciva senza dimenticare di mettere la scopa capovolta dietro la porta di casa per impedire l’ingresso delle streghe, che in quella notte, si diceva, girassero per la città. Noi bambini avevamo trombe, campanelli, lingue di Menelik e camminavamo tenendo coriandoli e stelle filanti. Le trattorie erano piene di gente in attesa dei carri allegorici che… raffiguravano parodie di personaggi allora in vista”[1]. “Le strade si riempivano di bancarelle, piene di cose tipiche di queste circostanze (spighette di lavanda, trombette, lingue di suocera, croccantini, zucchero a velo e altro ancora)”[2]. Sulla piazza di porta San Giovanni si tenevano corse al sacco e alberi della cuccagna. La festa traeva origine da una leggenda del 1782, secondo la quale Erodiade, moglie adultera di Erode Antipa, avrebbe istigato il marito a condannare a morte Giovanni Battista in quanto non ricambiata nel suo amore. Erodiade avrebbe chiamato a raccolta le streghe sui prati della basilica nella notte che precede la festa del santo (24 giugno). La notte di San Giovanni aveva anche un altro significato, propiziatorio e purificatorio, per i raccolti della terra. Al 23 giugno, due giorni dopo il solstizio d’estate, in tempo di mietitura, si tenevano le cerimonie in onore della dea Cerere, protettrice dei raccolti.
[1] Festa di San Giovanni. Racconto di Maria Aprile nata nel 1913, dal libro: AA.VV. I nonni di Roma raccontano la storia, Comune di Roma, 2006, pag. 21.
[2] Festa di San Giovanni. Racconto di Charis Gattone nata nel 1908, dal libro: AA.VV. I nonni di Roma raccontano la storia. Comune di Roma, 2006, pag. 311.
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