La notizia dello sfregio della fontana di piazza Navona è una di quelle notizie
che addolora profondamente tutti coloro che amano la nostra città, l'arte e che
hanno rispetto per ciò che di bello le generazioni passate hanno prodotto e
saputo tramandare fino a noi.
La fontana è così chiamata per la statua dell'etiope che lotta con il delfino,
scolpita da Giovanni Antonio Mari (1655) su bozzetto del Bernini.La statua fu
voluta da Innocenzo X per arricchire la statua polilobata di Giacomo della Porta
del 1574. I tritoni e gli altri ornamenti intorno sono copie di L. Amici del 1874,
in sostituzione di quelli preesistenti, dovuti a scultori della fine del Cinquecento
e ora utilizzati per fontane nel Giardino del Lago a villa Borghese.
Tornando al gesto scriteriato del 3 settembre scorso (lancio di un sampietrino
contro un mascherone, sembra nell'indifferenza dei presenti!?),
quello che ancora più addolora sono le motivazioni dell'autore del reato,
persona che è stata individuata dalle forze dell'ordine e arrestata. "Volevo
notorietà". Ma che tristezza! Davanti a tanta povertà culturale e umana, si
resta senza parole, sembra che la ragione rimanga inanimata. Possibile che
esistano individui simili. Questo genere di persone, richiamano la responsabilità
di tutti noi verso la società nella quale viviamo. Un ruolo importante spetta
ai genitori, che forniscono le prime regole della vita collettiva e i valori
fondamentali che devono guidare la vita umana. Un ruolo importante spetta poi
alla scuola, soprattutto a quella primaria, che deve riuscire a far sentire
il patrimonio storico-artisto del nostro paese, un patrimonio di tutti, di cui
essere fieri.
Piero Tucci - 08.09.11
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