sai come si chiama e dove si trova il monumento che vedi sotto.
Nella foto di ieri la Pietà di Michelangelo che si trova nella basilica di San Pietro.
All’altare della prima cappella della navata sinistra si trova la celebre Pietà di Michelangelo eseguita a meno di
25 anni in marmo di Carrara, nel 1499, è considerata il primo capolavoro
dell’artista, una delle maggiori opere d’arte dell’Occidente. Subito l’opera
destò grande ammirazione. E’ l’unica opera di Michelangelo a essere firmata.
Solo cinquanta anni dopo Vasari scriveva:
“(Riguardo alla Pietà) non pensi mai, scultore né artefice raro, potere
aggiungere di disegno ne grazia, ne con fatica poter mai di finezza, pulitezza
e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michelagnolo vi fece, perché si
scorge in quella tutto il valore et il potere dell’arte” (da: Vasari, Le vite
de più eccellenti pittori, scultori, architetti, 1568 Grandi Tascabili
Economici Newton, 2003, pag. 1.207).
Eseguita su ordinazione del card. Villiers
de la Craslage, abate di Saint Denis a Parigi, ambasciatore di Carlo VIII. In
origine il gruppo su posto nell’oratorio detto della Madonna della Febbre, presso
questa basilica, demolito tale edificio, su progetto di Borromini, fu portato
in basilica, ma cambiò più volte sede fino al 1749 quando giunse in questa
cappella. Sulle ginocchia della Vergine di giovanile bellezza (non porta i
segni del peccato), giace il corpo abbandonato del Cristo morto. Nel profondo
senso di umanità che vi ha espresso l’artista, è già il presentimento della sua
tormentata energia creatrice. Stupefacente è la perfezione formale dell’opera,
potentemente unitaria nell’armoniosa fusione
di sentimento, venustà e ispirazione religiosa. E’ l’unica opera che rechi la
firma di Michelangelo, visibile sulla fascia che attraversa il petto della
Madonna. Michelangelo innovò la tradizione che voleva il corpo di Cristo
irrigidito nella morte e Maria con busto eretto e verticale. Qui il corpo di
Cristo è mollemente adagiato sulle gambe di Maria con straordinaria naturalezza
e con compostezza di sentimenti. Le due figure sembrano fondersi in una
composizione piramidale raccordate dall’ampio panneggio sulle gambe di Maria.
Fortemente espressivo è anche il gesto della mano sinistra che pare invitare lo
spettatore a meditare sulla rappresentazione. Il livello di finitezza
dell’opera è estremo, soprattutto nel modellato anatomico del corpo di Cristo,
con effetti di levigatura e morbidezza degni della statuario in cera.
“La Madonna tiene in grembo Cristo morto,
come se fosse un bambino dormiente; ed è giovane come quando Cristo era
bambino. Forse la statua vuole essere proprio questo: una visione o, piuttosto,
la previsione o prefigurazione che la Vergine ha della passione del Figlio”.
Giulio Carlo Argan, Storia dell’Arte italiana, Sansoni, 1974, vol. III, pag.
14.
“E’ l’opera più intimamente commossa di
Michelangelo, in cui l’artista porta a maturità le raffinatezze formali fino ad
allora coltivate con studio appassionato della tradizione classica. La sapienza
stilistica che si rivela in ogni particolare, della membra del Cristo riverso,
alla Madonna giovinetta che sta avvolta nel suo manto increspato dalle ondose
pieghe che non nascondono del tutto le fattezze del corpo, è come rigenerata da
una profonda sensibilità religiosa e per gli affetti umani, la morte, il
dolore, la dolcezza, che vi traboccano con intensa passionalità rattenuta”. Marco
Valsecchi in Storia dell’Arte, Istituto Geografico De Agostini, 1975, volume
VI, pag. 7.
Nel 1964 fu portata a New York, via mare,
per una fiera internazionale, le persone che avevano fatto una fila di ore
poterono vedere l’opera da un nastro trasportatore. Il 21 maggio 1972 l’opera
fu danneggiata da un geologo ungherese naturalizzato australiano Laszlo Toth.
Con un martello da geologo colpì più volte il volto (spezzò il naso, ruppe un
sopracciglio) e le braccia (spezzò il braccio sinistro, frantumò la mano
sinistra) della Madonna, lasciando intatto il Cristo. Gridò: “Cristo è risorto,
io sono il Cristo”. Bloccato dalla vigilanza, ritenuto infermo di mente, fu
tenuto in un manicomio italiano fino al 1975 e rimpatriato in Australia. Da
allora la Pietà è protetta da una speciale parete di cristallo antiproiettile.