Nella foto di ieri la fonte dell'Acqua Acetosa.
La fontana si trova in una piccola conca
al di sotto del livello stradale e vi si accede da una scalinata. Un’epigrafe
di fianco alle tre piccole vasche, fatta incidere da papa Paolo V enumera i
mille mali per i quali quell’acqua digestiva e rinfrescante è salutare. A
questa iscrizione se ne aggiungono due che corrispondono a due momenti diversi
nelle vicende storiche della fontana. La più grande, posta nel timpano, ricorda
l’opera di papa Alessandro VII Chigi; l’altra, di minori dimensioni, inserita
nel riquadro sopra la nicchia centrale, ricorda il risanamento voluto da papa
Clemente XI nel 1712. Nella primavera di quell’anno la quantità d’acqua era
molto diminuita ed era peggiorata anche la sua qualità. Clemente XI istituì una
commissione per lo studio e il risamentto della fonte, in tale commissione
figurava monsignor Lancisi medico di Sua Santità e l’architetto Egidio Maria
Bordoni. I lavori diedero esito positivo e fu più comodo attingere acqua.
La fonte fu fatta costruire da papa Paolo
V[1],
tra il 1644 e il 1655 fu papa Innocenzo X a far restaurare la fontana mentre
Alessandro VII[2] fece erigere nel 1661 il
prospetto architettonico ad esedra su progetto del Bernini che ancora si
conserva.
Nell’Ottocento l’acqua della fonte veniva
venduta in città dai cosiddetti “acquacetosari”, una corporazione di venditori
ambulanti, tuttavia nel 1910 il Comune provvide all’appalto dell’Acqua Acetosa.
La fontana dell’Acqua Acetosa è stata
restaurata nel dicembre 2009. a cura del circolo Canottieri Aniene che da
allora si prende cura dell’area verde abbandonata da cinquanta anni. La solenne
consegna della fonte alla città è avvenuta venerdì 18 dicembre 2009, madrina
dell’evento Federica Pellegrini, prima nuotatrice italiana ad aver vinto una
medaglia d’oro alle olimpiadi (Pechino 2008). Nel 2003 il Fai segnalò il monumento
come da restaurare con priorità (i luoghi del cuore). La fonte è chiusa dal
1959 per inquinamento della falda acquifera, da allora l’Acea l’ha allacciata
all’acquedotto.
[1] Paolo V. Camillo Borghese papa dal 1605 al 1621. Fu un papa
nepotista, il nipote diede avvio alla costruzione della villa e del Casino come
pure della collezione d'arte oggi Galleria Borghese. Affidò a Carlo Maderno la
costruzione della facciata di San Pietro su cui spicca il suo nome, eresse il
transetto modificando il progetto michelangiolesco. Affidò a Flaminio Ponzio
l'ampliamento del palazzo del Quirinale. Restaurò l'acquedotto che portava
l'acqua da Bracciano detto di Traiano e da allora Acqua Paola, fece costruire
il fontanone del Gianicolo e quello oggi in piazza Trilussa come mostra. In
santa Maria Maggiore fece costruire la cappella Paolina di fronte alla Sistina
e davanti alla chiesa fece erigere la colonna prelevata dalla basilica di
Massenzio. Fermo sostenitore dei diritti della Chiesa entrò in conflitto con
Venezia per cui lanciò l'interdetto a Venezia nel 1606. Appoggiò la lega
cattolica nella Guerra dei Trent'Anni. Fece costruire i porti di Fano e Civitavecchia.
[2] Alessandro VII. Fabio Chigi di Siena, papa dal 1655-67. Lo stemma
quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro
di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore
del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San
Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. A lui si deve la biblioteca
universitaria oggi nella città universitaria, già alla Sapienza. Impartì il
battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra
abside e transetto sinistro.
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