sai come si chiama e dove si trova il ponte in ferro che vedi sotto.
Nella foto di ieri il ninfeo di Egeria in Caffarella.
Si tratta di una grotta artificiale in prossimità di una sorgente d'acqua minerale acidula. Era preceduta da un portico che si specchiava in un bacino nel quale si raccoglieva l'acqua sorgiva. Faceva parte del Triopio di Erode Attico. Oggi la vediamo così grazie ai restauri del 1999. Nella nicchia in fondo si trova una statua distesa del dio Almone, senza testa. Il lago che si trova di fronte è completamente ricoperto di “lenticchia d’acqua”. Sulla parete di fondo cresce il capelvenere. Il canale ottocentesco in muratura che costeggia la passerella in metallo, apparteneva ad un canale più esteso che serviva ad alimentare la mola del mulino che sorge accanto al sepolcro di Annia Regilla. Di questo luogo ci hanno lasciato ricordi scritti Goethe[1] (di cui esiste un disegno fatto a mente), Byron, Stendal, Lorrain e Chateaubriand. Hanno dipinto questo luogo Piranesi e Ettore Roesler Franz.
“Probabilmente è in questo luogo che viene allestito un fastoso banchetto che ha come illustre ospite l’imperatore Carlo V” da Sara Fabrizi, Storia di Appio San Giovanni, ed. Typimedia, anno 2020, pag.78.
[1] Goethe. Lo scrittore tedesco venne in questo posto, nella stessa passeggiata visitò la tomba di Cecilia Metella e il circo di Massenzio. Fu in questa occasione che scrisse: “I Romani lavoravano per l’eternità, avevano tenuta in calcolo ogni cosa, tolta la pazzia dei distruttori”. Un quadro del suo amico Johann Heinrich Wilhelm Tischbein lo ritrae con lo sfondo della tomba di Cecilia Metella.
Nessun commento:
Posta un commento