Anche questa mattina si parte presto in bicicletta per andare a vedere
e conoscere meglio il quartiere di Tor Bella Monaca, l'ultimo delle
passeggiate che hanno per tema "I quartieri popolari del dopoguerra".
Dopo 13 Km di fresca pedalata in direzione contraria al traffico
cittadino, e circa 45 minuti di tempo, arrivo al centro commerciale di
Tor Bella Monaca, salto la chiesa che già conosco, vedo il Municipio,
il teatro di Tor Bella Monaca diretto da Michele Placido,
l'obelisco di fronte al liceo che ha fatto tanto discutere (chissà se
di notte si illumina ancora), le quattro torri di via Cambellotti, il
moderno hotel. Mi sposto poi in via Quaglia dove vi sono altri palazzi
popolari e altre 7 torri, attraverso un bel parco che ha al suo interno
una fitta pineta e giungo in via dell'Archeologia, anche qui sulla destra
case a 7 piani (il famoso serpentone) e sulla sinistra case a torre di 14
piani. Faccio una breve sosta in un bar del Centro Commerciale e dopo
circa 10 Km dentro il quartiere ritorno verso casa passando per Tor
Vergata e la Romanina.
Quello che rimane - dopo una passeggiata nel quartiere - è la grandiosità
degli spazi, la solitudine dell'uomo, è un quartiere pensato per la
macchina, il pedone si sente perso, eppure gli spazi verdi ci sono,
anche se potrebbero essere tenuti meglio. Viene in mente il progetto
di Alemanno di demolire il quartiere, o per lo meno le torri e il
palazzo detto il Serpentone in via dell'Archeologia, per costruire al
suo posto tante casette modello Garbatella. Certo l'idea è lodevole,
ma con quali costi? Non è meglio riqualificare la periferia che abbiamo?
Un discorso a parte merita la chiesa di Santa Maria Madre del
Redentore all'incrocio tra via Cambellotti e via di Tor Bella Monaca.
A differenza di Laurentino 38, Corviale, Spinaceto, qui l'architetto
(Pierluigi Spadolini, fratello del famoso uomo polito repubblicano)
ha voluto lasciare un segno forte, infatti la guglia dell'edificio sacro
si vede anche dall'autostrada per Napoli. L'interno poi è oggetto di
visite guidate perchè tutti gli arredi sono opera di uno dei massimi
artisti dell'arte povera: Mario Ceroli. E' discutibile, può piacere o
non piacere, ma è certamente da vedere!
Piero Tucci - tuccigf@tiscali.it - 14.07.11
Grazie Piero per il bel lavoro che stai facendo per preparare le future passeggiate che faremo con VediRomainBici Certo visitare questi quartieri di Roma in bici permette di scoprire molte cose che passandoci in macchina non avremmo modo di vedere!!
RispondiEliminaL'obelisco non si illumina più da anni. Peraltro è patetico: sarebbe dovuto diventare il simbolo del quartiere ma è veramente minuscolo rispetto a tutte le case circostanti. L'unica cosa che svetta è la chiesa, non si può pensare di far notare qualcosa che è molto più bassa di essa.
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