La via Latina è una antica strada consolare romana che usciva da porta
Capena insieme alla via Appia ma, molto più antica di questa era un tracciato
preistorico percorso anche dagli Etruschi per commerciare e colonizzare la
Campania. Un tratto di via Latina è conservato nel Parco delle Tombe Latine,
presso via dell'Arco di Travertino, altri tratti sono nel Parco degli
Acquedotti e sui castelli nell'attuale via Anagnina sotto Tuscolo. Percorrendo
la valle del Sacco arrivava fino a Capua. In parte il suo percorso coincise con
la successiva via Labicana.
Nella foto sopra porta Latina da cui è iniziata la visita guidata. E' una delle porte meglio conservate delle mura Aureliane. Secondo una antica leggenda qui si sarebbe nascosto il dio Saturno (latens) dopo essere stato detronizzato da Giove.
La porta ha
ancora l'aspetto dato da Onorio che ne ridusse l'ampiezza: da m 4,20 a 3,37
attuali, come ridusse l'altezza da 6,55 a 5,65 ovviamente per motivi difensivi.
Al centro dell'arco, sul lato esterno abbiamo il monogramma di Costantino, sul
lato opposto la croce greca. La porta è affiancata da due torri a pianta
semicircolare con feritoie, quella di sinistra ha la base con una pianta
diversa dell'alzato a dimostrazione che subì rimaggiamenti di rilievo. Al di
sopra cinque finestre ad arco che corrispondono alla camera di manovra.
Esisteva un cortile interno con controporta. Nel 1408 la porta fu chiusa per
interramento dal re Ladislao di Napoli nel 1408 come la porta Asinaria, fino al
1669 (intervento del cardinale Giulio Gabrielli) passò periodi di chiusura
piuttosto lunghi perchè la vicina porta San Sebastiano assorbiva tutto il
traffico. Per tutto l'Ottocento la porta rimase chiusa, venne riaperta solo nel
1911, una foto dei primi del Novecento testimonia questo stato.
Si pedala verso l'inizio della visita guidata.
Eccoci nei giardini della Curia generalizia dei Marianisti, qui abbiamo potuto ammirare dei sepolcri romani che si trovavano lungo la via Latina.
In via Mantellini ci siamo fermati a vedere l'ipogeo di Trebio Giusto.
Scoperta casuale del 1911 ad opera di Orazio Verdirosi, proprietario del terreno che, preoccupato per le lesioni nella sua abitazione, volle indagare sulle fondamenta. Si scoprì così una stanza funeraria completamente ricoperta di pitture. Mentre sulla volta compare l’effige del Buon Pastore, sulle pareti si susseguono scene di vita quotidiana con riferimenti alle attività agricole ed edilizie. Questa iconografia è di difficile interpretazione anche per la datazione dell’insieme. Alla fine di via Mantellini si trovava l’osteria “Sambuco” con ingresso anche da via Latina. Era una di quelle osterie nelle quali si andava per mangiare il cibo portato da casa, sul posto si comprava il vino.
Una puntata alla Caffarella. Qui abbiamo sostato davanti alla cisterna-ninfeo che è stato recentemente restaurato ed inaugurato da Laura Boldrini, presidente della Camera.
Ultima sosta, ma forse la più importante nel parco delle tombe latine dove siamo potuti entrare in due tombe particolarmente belle per le decorazioni interne: quella dei Pancrazi e quella dei Valeri.
E' stata una bellissima passeggiata.
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