sai come si chiama e dove si trova l'obelisco che vedi sotto.
Nella foto di ieri il monumento a Enrico Toti, eroe della Prima Guerra Mondiale, scultura di Arturo Dazzi.
Enrico Toti (Roma 1882- Monfalcone 1916), nato nel quartiere di San Giovanni da padre ferroviere e madre di Cassino. Arruolatosi nella marina militare, si congedò e fu assunto come ferroviere, nel 1908, mentre lavorava alla lubrificazione di una locomotiva nella stazione di Colleferro, scivolò e rimase incastrato sotto gli ingranaggi con la gamba sinistra che gli venne amputata. Perso il lavoro si dedicò alla realizzazione di piccole invenzioni che sono documentate nel museo dei bersaglieri di Roma. Nel 1911 pedalando in bici con una gamba sola raggiunse Parigi, da lì il Belgio, la Danimarca, la Finlandia, la Russia, la Polonia e rientrò in Italia. Nel 1913 raggiunse Alessandria d’Egitto e il confine con il Sudan dove le autorità inglesi gli imposero di concludere il viaggio. Allo scoppio della guerra mondiale Toti presentò tre domande per essere arruolato. Raggiunse in bicicletta il fronte a Cervignano del Friuli, qui fu accolto come civile volontario, riuscì a farsi trasferire presso i bersaglieri ciclisti del terzo battaglione, presso i quali iniziò a combattere. Il comandante maggiore Renzini gli consegnò le stellette e l’elmetto piumato da bersagliere. Nell’agosto 1916 cominciò la sesta battaglia dell’Isonzo che si concluse con la presa di Gorizia il 6 agosto. Enrico Toti, lanciatosi con il suo reparto all’attacco di Quota 85 a est di Monfalcone, fu ferito più volte dai colpi avversari, prima di morire scagliò la cruccia verso il nemico esclamando “Nun moro io”, “Io non muoio”. Nel 1922 la sua salma fu portata a Roma per ricevere solenni funerali. Nel clima incandescente che precedette la marcia su Roma, il feretro fu oggetto di colpi di arma da fuoco, ne seguirono scontri con un morto e 25 feriti, in zona San Lorenzo. E’ sepolto al Verano, in un riquadro rialzato a cinquanta metri dall’ingresso principale a sinistra.
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