lunedì 5 agosto 2013

La bicicletta è libertà.


   Più volte nella storia del Novecento la bici è stata anche uno strumento
di libertà, di emancipazione. Senza fare tutta la storia della bicicletta
e del ciclismo mi viene alla mente il grande campione ciclista Gino Bartali
che, negli anni dell'ultima guerra mondiale, ha portato, con la sua bici da
corsa, nascosti nel telaio, i documenti necessari agli ebrei per fuggire
dall'Italia a causa dalle leggi razziali con un falso nome.
   Adesso che siamo nel XXI secolo, ancora oggi la bicicletta assolve a questa
nobile funzione di libertà e di emancipazione. Dall'Afghanistan ci giunge una
bella notizia che va in questa direzione. In alcune zone dell'Afghanistan si
pensa che se le donne vanno in bici perdono la verginità, eppure anche in
questo remoto paese del mondo si sta lavorando per portare un gruppo di donne
alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. A sostenere questo progetto sta
lavorando la onlus Mountain2Mountain che vuole portare educazione e opportunità
di lavoro nelle zone di guerra. Questa associazione ha consegnato materiale
tecnico alle atlete fornito da aziende come Giant, Shimano, Skratch, Labs e
Inertia Racing Technology.
Losanna, sede del CIO (Comitato Olimpico Internazionale)
monumento ai ciclisti.
Foto dell'autore di questo blog, il suo uso è libero.
   Questa esperienza supera gli ambiti prettamente sportivi, tocca il ruolo
della donna, la sua emancipazione, offre nuove opportunità di lavoro.
   Anche attraverso una bicicletta avanzano le idee di libertà e progresso
sociale.

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