Eccoci al Colosseo, sono le ore 9,30. C'è tanta allegria nell'aria.
Qualcuno ha da mostrare la nuova bici: un regalo!
Si pedala chiacchierando delle vacanze appena concluse
un po' con tutti. E' un piacere!
Qui prendiamo la pista ciclabile Dorsale Tevere a ponte Sublicio,
in direzione Nord. E' una pedalata molto fresca!
C'è un prezzo da pagare, però.
Risaliamo a ponte Principe Eugenio, che fatica!
Per fortuna c'è la canalina che ci aiuta,
così la bici scorre un pochino.
Prima tappa è palazzo Salviati. Costruito a metà del Cinquecento per Filippo Adimari, camerario di Leone X, da Giulio Romano, il principale allievo di Raffaello. Presto passò a Giovanni Salviati che fece terminare i lavori da Nanni di Baccio Bigio. Nel 1840 passò allo Stato Pontificio, espropriato dallo stato italiano nel 1870 divenne tribunale militare, quindi Scuola Militare. Dal 1971 e sede dell'Istituto di Studi Militari con biblioteca specializzata e sacrario.
Una sosta tecnica al Ghetto per un caffè e il bagno.
Nessuno a fretta di ripartire, ci si sofferma volentieri a parlare.
C'è sempre chi ha voglia di scherzare. Si sta bene insieme. Che bello!
Seconda tappa al palazzo Caetani in via delle Botteghe Oscure. Venne costruito per la famiglia Mattei, si trova infatti nella cosiddetta "Isola Mattei" un complesso di palazzi per i vari rami della famiglia che si estende tra questa via e via dei Funari. Venne costruito nella seconda metà del Cinquecento da Annibale Lippi. Nel 1776 passò a Francesco Caetani di Sermoneta principe di Teano. Ha una facciata semplice e rigorosa ispirata dal Sangallo. Il piano nobile è affrescato da Federico Zuccari. Fu Michelangelo Caetani il primo sindaco di Roma dopo la breccia di porta Pia e colui che consegnò i risultati del plebiscito per l'annessione di Roma e il Lazio al Regno d'Italia al re Vittorio Emanuele II. Dal 1963 vi ha sede la fondazione Caetani che gestisce il castello di Sermoneta e l'oasi di Ninfa.
Terza tappa al palazzo Doria Pamphili, nella foto la facciata sul Corso che è una delle architetture più innovative della prima metà del Settecento. Ha un andamento accentuatamente orizzontale, le finestre sono fantasiose e agganciate alle fasce orizzontali. Le finestre sono diverse a seconda che affacciano sui balconi o no. Le colonne hanno il capitello con lo stemma araldico. Questo palazzo nasce da una storia d'amore, quello tra Olimpia Aldobrandini e Camillo Pamphili che lasciò l'abito talare per sposarsi. Dopo un anno il papa lo perdonò e fece sistemare questo palazzo (portato in dote da Olimpia) a sue spese dall'architetto Antonio del Grande (autore delle Carceri Nuove a via Giulia). Ancora nell'Ottocento venne ulteriormente restaurato e ampliato da Andrea Busiri Vici. All'interno ha una preziosa collezione di quadri che è ancora oggi proprietà della famiglia come il palazzo stesso.
Quarta e ultima tappa palazzo Braschi oggi sede del Museo di Roma. Costruito nel 1792 dal papa Pio VI Braschi da Cosimo Morelli di Imola nelle forme di passaggio al neoclassicismo. Si tratta dell'ultimo palazzo nobiliare costruito da un papa per la sua famiglia. Nel 1871 fu acquistato dallo Stato italiano che ne fece la sede del ministero dell'Interno, negli anni del fascismo fu sede del PNF, nel 1944 fu occupato da famiglie di sfollati e così rimase fino al 1949. Dal 1952 è diventato sede del Museo di Roma che narra la storia della nostra città dal Medioevo al 1870. Chiuso per restauri per oltre dieci anni ha riaperto con un meraviglioso allestimento nel 2002. Tra le gemme del palazzo spiccano l'alcova Torlonia e l'appartamento cinese.
Davanti a palazzo Braschi stiamo per salutarci,
si è fatta l'una. La forchetta reclama!
A domenica prossima.
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