A Roma, in quella che una volta era una
lontana periferia della città, c’è un quartiere popolare, pensato e costruito
per operai e lavoratori ma che non è formato da anonimi intensivi di 10 piani,
No è costituito da villette con orti o giardini intorno. Non parlo della
Garbatella, non parlo di San Saba, No, parlo del Pigneto.
Venne costruita dalla Cooperativa Termini,
una cooperativa di ferrovieri, fondata nel 1919 che acquistò il terreno della
villa appartenuta ai conti Serventi per costruirvi piccoli villini, circondati
da giardini o orti, ad uno o due livelli, per 250 alloggi che vennero
realizzati entro il 1925. Si tratta di villini bifamiliari in semplice stile
geometrico, a uno o due livelli, circondati da giardinetti privati secondo il
modello delle città giardino inglesi. Attualmente sulla mappa di Google non ne
arrivo a contare 100. La cooperativa ristrutturò una costruzione rurale (la
torretta di piazza Copernico) destinata ad ospitare la sede della cooperativa
stessa, mentre il casino nobile andò distrutto. I ferrovieri si stabilirono in
questa zona data la vicinanza con lo scalo merci San Lorenzo nato nel 1906, e la stazione Prenestina. Il 23 novembre 1920 fu lo stesso re
Vittorio Emanuele III ad assistere alla posa della prima pietra della Città
Giardino. Allora venne battezzata con il bel nome augurale di Città Giardino.
Se volete conoscerla fateci una bella passeggiata in bici, il suo centro è
piazza Copernico, girate per le stradine intorno, senza fretta e senza meta,
non ve ne pentirete. Sarà una bella scoperta di un’altra faccia della nostra
incredibile città.
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