Prima della partenza, a largo Corrado Ricci.
Prima tappa a ponte Milvio.
Per i romani “ponte Mollo”. Uno dei ponti
più antichi di Roma, costruito, o meglio ricostruito, dal censore Marco Emilio
Scauro, da cui il nome, alla fine del II secolo a. C., rimaneggiato nel XV
secolo da Nicolò V[1], che aggiunse una torre di
guardia, fatta ricostruire da Pio VII[2], in
forma di porta fortificata su disegno del Valadier[3] nel
1805, fatto saltare da Garibaldi nel 1849 per ostacolare l’avanzata dei
francesi durante la gloriosa repubblica romana[4],
infine fu restaurato nel 1850 da Pio IX. Negli anni Trenta un tram vi passava
sopra. E’ stato pedonalizzato negli anni Sessanta.
I quattro archi mediani sono ancora quelli
antichi. Verso la città la statua di San Giovanni Nepomuceno di Agostino
Cornacchini (1731) e dell’Immacolata di Domenico Pigiani (dopo 1840). Presso il
ponte ebbe termine la battaglia omonima tra Costantino e Massenzio (312),
questa aprì la strada all’Editto di Milano (313) che sancì la libertà religiosa
per i cristiani.
Nel 2004 il ponte è diventato meta di
innamorati da tutta Italia che giungevano a porvi i loro “lucchetti dell’amore”
sulla base del successo del libro di Federico Moccia “Tre metri sopra il
cielo”, un romanzo rosa per giovanissimi. La situazione aveva prodotto un
degrado, il peso dei lucchetti, legati tra loro da catene ed appese ai
lampioni, aveva addirittura fatto cadere alcuni campioni. Finalmente nel luglio
2007 il municipio installa dei paletti per gli amanti dei lucchetti.
[1] Niccolò V. Tommaso
Parentuccelli (Sarzana 1397 – Roma 1455), papa dal 1447. promosse la
conclusione della pace di Lodi, fondò la biblioteca Vaticana. Invano promosse
una crociata contro i turchi dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453.
[2] Pio VII. Luigi
Barnaba Chiaromonti (Cesena 1742 – Roma 1823), monaco benedettino, papa dal
marzo 1800. Si recò a Parigi per incoronare Napoleone imperatore dei francesi
nel 1804. Fu arrestato e deportato da Napoleone a Grenoble,Savona e
Fointnenbleau.
[3] Giuseppe Valadier.
Roma 1762 – 1839. architetto e archeologo neoclassico. Lasciò nello Stato
della Chiesa e a Roma, dove sistemò piazza del Popolo e il Pincio con la
Casina. Restaurò opere romane come l’Arco di Tito.
[4] Foto Ponte Milvio
minato dai Garibaldini. In rivista Roma ieri, oggi e domani, n.44, pag. 75.
Una lapide sotto l’arcata della torre valadieriana ne ricorda l’avvenimento.
Una foto d’epoca di ponte Milvio con una piena del fiume in Roma ieri, oggi,
domani n.18 pag. 172.
Seconda tappa alla Sedia del Diavolo,
ovvero la tomba di Elio
Callistio, liberto di Adriano, era un sepolcro in laterizio con due camere una
su l’altra (bella foto d’epoca a pag. 2033 di I rioni, cit.). In passato il
nome della piazza era Sedia del Diavolo ma, gli abitanti protestarono e
ottennero dalla commissione toponomastica del comune il cambio del nome. Il
vecchio nome si legge ancora su una facciata. Ogni anno a Natale si popola
delle figure del presepe, “è un presepe bellissimo ricavato nel luogo meno
prevedibile della città”…”ecco un ossimoro, cioè un modo per accostare due
opposti termini come lucida follia, ghiaccio bollente o convergenze parallele
(da Marco Lodoli del 25 settembre 2005).
Ponte Nomentano.
PONTE
NOMENTANO, con il quale la via Nomentana scavalca il fiume Aniene, è una costruzione
di epoca romana di cui si conserva l’arcata centrale del I secolo, la parte
superiore sopraelevata e fortificata nel medioevo appartiene al restauro di
Narsete del 552 poiché precedentemente il re dei Goti Totila lo aveva
distrutto. Secondo la tradizione qui avvenne l’incontro tra Carlo Magno e Leone
III nell’anno 800. Nicolò V (1447-1455) lo restaurò e pose il suo stemme con le
due chiavi incrociate e la scritta NPAPAV che il popolo interpretò “nissun papa
volemo”. Nel 1849, durante i combattimenti della repubblica Romana venne fatto
saltare. Al di là del ponte una pineta si estende tra via Nomentana e via
Nomentana Nuova.
Secondo una leggenda la notte il ponte è
frequentato dal fantasma di Nerone che è morto suicida nella villa di Faonte
che è stata individuata alle Vigne Nuove.
Nel medioevo si è chiamato ponte Lamentano
o Lamentato, anche ponte del casal de Pazzi per la famiglia fiorentina che poco
oltre aveva un castello con la tenuta. Il ponte è stato pedonalizzato negli
anni Ottanta, il traffico era regolato da un semaforo a mano[1], recentemente
restaurato ed inaugurato il 28 ottobre 2000[2].
Sul ponte è ambientato l’addio tra Andrea
Sperelli e Elena Muti all’inizio del romanzo “Il piacere” di Gabriele
d’Annunzio del 1889. Stendhal[3] lo ha
visitato il 18 aprile 1828 e in Viaggio in Italia parla della bellezza del
posto e dell’ottimo caffè italiano[4].
Il ponte è stato ritratto da pittori,
artisti, fotografi per il suo caratteristico e tetro aspetto e per la
maestosità dell’arcata maggiore sulla quale si alza il complesso turrito e
merlato di epoca medioevale.
[1] Semaforo a mano sul
ponte. La notizia nella rivista Roma ieri, oggi e domani, n. 38, pag. 98.
[2] Ponte Nomentano. La
notizia del restauro da Sozi, Spinelli, cit. Anche la successiva di D’Annunzio.
La torre che spicca su un lato venne chiamata torre de Jacobacci perché
appartenente a tale famiglia romana.
[3] Stendhal. Pseudonimo
di Henri Marie Beyle (Grenoble 1783 – Parigi 1842) scrittore francese, due
romanzi lo hanno reso celbre: “Il rosso e il nero” e “La Certosa di Parma”, è celebre
per la sindrome che porta il suo nome.
[4] Stendhal. La
notizia di Stendhal a ponte Nomentano in: AA.VV. Invito a Tufello e Montesacro,
ed. Palombi, 1999, pag. 25.
Due foto ricordo della splendida passeggiata di oggi
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