lunedì 4 ottobre 2021

Torniamo a vedere il Mosè di Michelangelo

 


  Anche se non è molto che manchiamo dalla chiesa di San Pietro in Vincoli, è il caso che torniamo a farci un salto, in questi ultimi giorni è terminata la pulizia delle superfici (sotto la supervisione della soprintendenza) della famosissima statua  presente in tutti i libri di storia dell'arte. Che bello! Roma, non basta una vita! 

   Il monumento doveva essere solo una parte del sepolcro di papa Giulio II. Ecco una riduzione in modeste proporzioni dell'opera colossale ordinata dal pontefice nel 1513 e concepita dall'artista che vi attese per tre anni e ne fu stornato, con suo grande disdegno, da Leone X (la definì la tragedia della sepoltura). Altre sculture destinate al monumento sono i Prigioni che si trovano tra Firenze e Parigi. Grandeggia in basso la statua seduta di Mosè che sceso dal Sinai contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri. Lo sguardo terribile, la posa solenne, la gran barba biblica, danno a questa figura una grandiosità suprema. Le curiose corna sulla testa rappresentano i raggi della "Divina Sapienza".Sul ginocchio si può notare una lieve linea di frattura legata alla famosissima leggenda secondo la quale Michelangelo avrebbe colpito la statua con un mazzuolo gridando: "Perchè non parli?". Venne realizzata tra il 1514 e il 1516. Ai lati, entro nicchie, le due belle statue di Lia e di Rachele (1542-45) simboli della vita attiva e contemplativa, di Michelangelo che le fece ultimare da Raffaellino da Montelupo. Le restanti parti del mausoleo sono di discepoli. Significativa è la posa del pontefice rappresentato nell'atto di risorgere dal sarcofago come per destarsi dal torpore della morte fisica.


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