La pista ciclabile Dorsale Tevere alla Magliana.
Ecco il testo integrale della lettera tratto dal sito internet della Fiab.
Cari parlamentari, si è conclusa da
qualche giorno in Olanda, a Arnhem-Nijmegen, la conferenza Velocity,
l'appuntamento annuale più importante a livello mondiale organizzato da ECF per discutere e confrontarsi sulle
politiche per la promozione della mobilità ciclistica, condividere buone
pratiche e sperimentare soluzioni efficaci per favorire lo sviluppo di città a
misura di persona.
L'edizione 2017 del Velocity ha visto
un'adesione di oltre 1500 persone da diversi Paesi europei, ma anche di altri
continenti, e tra loro moltissimi amministratori pubblici e decisori politici:
dall'Italia risultano solo 12 partecipanti, di cui
dieci in rappresentanza di organizzazioni profit e no profit (tra cui Fiab), e
gli altri due per Regione Puglia e Università di Cagliari.
L'importanza di questo appuntamento è
tale che persino Sua Maestà Guglielmo Alessandro,
Re dei Paesi bassi, ha voluto partecipare all'apertura dei lavori, giungendo in
sella alla sua bicicletta insieme a migliaia di persone. Certo, nella famiglia
reale olandese la bici è da sempre di casa, tutti i giorni. A noi piacerebbe
tanto che anche in Italia il Primo Ministro se non addirittura il Presidente
della Repubblica partecipassero almeno a qualche evento in bicicletta: sarebbe
un segno importante di cambiamento e un ottimo esempio per molti, in un Paese
per il quale il ciclismo è stato a lungo solo un passatempo o nel migliore dei
casi un appassionante sport da competizione.
Ma, in attesa di questo passaggio
epocale, c'è anche una cosa che questo Parlamento dovrebbe e potrebbe
finalmente fare per imprimere un cambiamento nelle politiche per la mobilità:
approvare la Legge Quadro per la mobilità ciclistica e la Legge delega per il
nuovo Codice della strada prima della fine della legislatura.
La prima, per offrire
saldi punti di riferimento normativi per quanto riguarda le competenze degli
enti locali, l'intermodalità tra bici e trasporti pubblici, la classificazione
delle ciclovie, integrando la vigente legge 366/98 (inapplicata da anni per
mancato rifinanziamento) e arricchendola con elementi significativi come la rete
nazionale Bicitalia, il Piano nazionale e quello generale della mobilità
ciclistica; il coinvolgimento pieno del Ministero Infrastrutture e Trasporti
con l'istituzione di un apposito Dipartimento per la Mobilità Ciclistica;
la definizione di una segnaletica di direzione/indicazione specifica per la
bici; la ridefinizione delle strade ciclabili e molto altro.
La seconda, per definire
i principi della delega legislativa per la riforma del Codice della strada
attraverso una prospettiva che rimetta al centro la persona, non
più il veicolo, recuperando un divario che ci separa rispetto a molti Paesi
europei in fatto di mobilità e di mobilità sostenibile.
L'Italia sconta una vistosa
arretratezza normativa, resa ancor più opprimente da un approccio burocratico
di molte amministrazioni e da una cultura tecnica che, complessivamente, guarda
con disinteresse alla diffusione delle buone pratiche e alle risposte più efficaci in grado
di favorire e promuovere lo sviluppo di città a misura di persona, impegnandosi
più a trovare problemi che a fornire soluzioni.
Ma le città sono nate per le persone,
per farle stare assieme; non sono state concepite per le auto. Le città devono
essere restituite alle persone. Il futuro delle nostre città, in termini di
vivibilità e sicurezza, si gioca dunque, oltre che su una attenta gestione
dello spazio pubblico, anche su un
nuovo modello di mobilità che consapevolmente e con chiarezza scelga di
rimettere al centro la persona e di rendere disponibile un mix di risposte
adeguate alle esigenze della mobilità sostenibile.
Servono allo scopo provvedimenti
nuovi, una rinnovata cultura tecnica, ma anche un sistema normativo che
favorisca e non ostacoli questi cambiamenti. A voi parlamentari tocca dunque la
responsabilità di compiere scelte lungimiranti,
nell'interesse di tutti i cittadini. Siate all'altezza della sfida. Fate in
modo che queste proposte di legge non si dissolvano, con la fine della
legislatura, insieme alle nostre speranze di cambiamento.
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