Sempre dai giornali sappiamo che le ricchezze di Sbarra erano costruite sul riciclaggio di soldi della mafia. Dopo otto anni la Cassazione ha deciso di confiscare tutto il patrimonio che assomma a 40 milioni di euro. Non sappiamo come stanno con precisione i fatti sul piano giudiziario, noi speriamo che presto sia aperta al pubblico e fruibile a tutti i cittadini la meravigliosa chiesetta che è aperta solo qualche giorno l'anno grazie all'intervento dei volontari del Comitato Parco della Caffarella. Sarebbe proprio un bel giorno!!!
La chiesa di Sant'Urbano,
foto dell'autore del blog, il loro uso è libero.
Fu Erode Attico, nel II secolo d.C. a far erigere questo edificio come tempio a
Cerere, la dea delle messi corrispondente a Demetra dei greci, in seguito fu
intitolata anche a Faustina moglie divinizzata dell'imperatore Antonino Pio. Il tempio faceva parte della villa e della tenuta agricola di Erode Attico che occupava gran parte della Caffarella attuale. Tale tempio faceva parte del Triopio, villa e tenuta agricola del II secolo d.C. costruita
da Erode Attico, aveva questo nome in ricordo del re Triopas di Tessaglia che aveva osato tagliare la legna del bosco sacro a Demetra e per questo punito
con una fame insaziabile. Il nome era un avvertimento verso possibili ladri.
Del tempio pagano si conservano addirittura le tegole del sottotetto. In
origine era sollevato su un podio con sette gradini al centro di un grande
terrazzamento rettangolare che oggi si individua a fatica. La platea era cinta
da portici. In laterizio non è solo il corpo dell'edificio (cioè il muro
perimetrale, il timpano e la costruzione interna) ma anche la decorazione della
parte alta della facciata (mensole, cornici, dentelli e ovuli), secondo l'uso
tipico del II secolo d.C. Il tempio ha quattro colonne sulla facciata, le
colonne, i capitelli corinzi e l'architrave sono in marmo pentelico un marmo bianco proveniente dalla
Grecia e le cui miniere appartenevano ad Erode Attico. Il muro tra le colonne è
dovuto al restauro del 1634 quando nella facciata si era aperta una crepa
visibile ancora oggi.
Superati pochi gradini si entra in un
atrio utilizzato fino a pochi anni fa come abitazione del guardiano. Qui vi era
la statua di Cerere rubata agli inizi degli anni Ottanta. Si entra in una
grande stanza che era la cella del tempio, stranamente grande e luminosa. Qui
vi erano le statue delle due dee a cui era dedicata e forse quella di Annia
Regilla. Era un luogo sacro riservato al sacerdote. All'interno è conservato un
piccolo altare rotondo di marmo rinvenuto nel giardino nel 1616 nel quale si
legge una iscrizione in greco dedicata a Dioniso che fece supporre che il
tempio fosse a lui dedicato.
Nel VI secolo fu convertito in chiesa
cristiana e dedicato a Sant'Urbano vescovo il cui corpo era sepolto al quarto
miglio della via Appia. Il restauro più importante fu compiuto dal cardinale
Francesco Barberini nel 1634. Gli affreschi che ornano i riquadri risalgono
all'XI secolo, ma furono rimaneggiati nel Seicento da papa Urbano VIII
Barberini. Attraverso una piccola scala si scende alla cripta, le dimensioni
ridotte e la sua posizione sotto l'altare provano che essa fu costruita per
essere una "Confessione", cioè luogo per conservare le reliquie. Il
tetto con la volta a botte era decorato da una serie di stucchi ottagonali e
quadrati contemporanei a quelli delle tombe dei Valeri e dei Pancrazi nelle
tombe della via Latina. Di tutti gli stucchi ottagonali è rimasto proprio
quello centrale che raffigura due
persone in rilievo una delle quali interamente conservata: è una donna
nobilmente vestita. Forse l'apoteosi di Annia Regilla. L'affresco della
Crocifissione reca la firma frater Bonizzo e la data 1011. Gli affreschi
appartengono allo schema tipico del periodo medioevale. Le 34 scene distribuite
lungo le pareti rappresentano episodi tratti dal Vangelo, dal martirio di San
Lorenzo e di altri santi non ancora ben identificati.
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