La maison Fendi festeggia i suoi 90 anni con una sfilata sulla
fontana. Hanno sfilato quaranta modelle con pellicce ossimoro, abiti da sera, borse e accessori per pochi eletti a prezzi stratosferici.
In contemporanea è stata inaugurata una mostra al Colosseo Quadrato con gli abiti più rappresentativi della lunga storia di questa firma di moda; la mostra resta aperta fino al 29 ottobre.
La foto della fontana di Trevi con la sfilata di Fendi
è presa dal sito internet iodonna che ringraziamo.
Nel 19 a .C. Agrippa fece costruire per le sue terme
un canale di 20 Km
che condusse a Roma l’Acqua Vergine, cosiddetta perché vuole la tradizione che
una fanciulla (Virgo) ne mostrasse la sorgente ai soldati assetati. Niccolò V[1] fece
riparare i danni che avevano ostruito per otto secoli le condutture e fece
costruire da Leon Battista Alberti la vasca terminale (1453), la fontana fu
quindi restaurata da Urbano VIII[2] (con
le entrate della tassa sul vino, per cui Pasquino disse: “Urban poi che di
tasse aggravò il vino, ricreò con l’acqua il popol di Quirino”). Infine
Clemente XII[3] bandito un concorso per un
monumentale “mostra”, ne affidò l’esecuzione a Nicolò Salvi[4], che
ne fece il suo capolavoro (1732-62). Ebbe tre inaugurazioni, nel 1735 da parte
di Clemente XII, poi con Benedetto XIV, infine con Clemente XIII nel 1762. E’
antica usanza dei forestieri buttare una monetina nella vasca per assicurarsi
il ritorno a Roma.
Famosa in tutto il mondo, l’opera del
Salvi si concretizza nella felice fusione dell’architettura e della plastica
con elementi naturali, le rocce e l’acqua. Il prospetto largo 20 metri , alto 26
corrispondente al lato minore del palazzo dei duchi di Poli, aggetta nel mezzo
con l’imponenza di un arco di trionfo costituito da un ordine di quattro colonne
corinzie addossate a lesène, sormontato da un grandioso attico ornato da statue
e coronato da balaustrata con ricco fastigio; le sue ali laterali hanno due
piani di finestre tra lesène, e attico.
Dal nicchione centrale si stacca la
colossale figura dell’Oceano, trascinato sul cocchio a conchiglia da due
cavalli marini, il cavallo sfrenato e il cavallo placido, guidati
da tritoni. La scogliera si estende a coprire la base del palazzo, mentre
l’acqua scroscia rimbalzando sui bacini
e nella gran vasca (80.000 metricubi di acqua al giorno, che alimentano le
fontane delle piazze Farnese, Navona, di Spagna e il ninfeo di villa Giulia).
Nella nicchia sinistra l’Abbondanza di Filippo Valle[5],
sopra Agrippa approva il disegno dell’acquedotto, rilievo di Andrea
Bergondi; nella nicchia a destra la Salubrità di Filippo Valle, sopra La
vergine indica la sorgente ai soldati, rilievo di Giovan Battista Grossi;
contro l’attico statue delle stagioni. Sul fastigio lo stemma Corsini sorretto
da geni alati di P. Benaglia. Davanti alla fontana si incurva una gradinata con
sedili, formante una specie di cavea.
“Il tema della fontana è il mare, dominato
dal dio Oceano che guida un cocchio trainato da due valli alati, il cavallo
agitato e quello placido, emblemi delle diverse condizioni delle onde… Ma in
fondo nessuno bada al racconto del mare, vogliamo solo farci travolgere da quel
disordine felice, dal caos eccitante della mareggiata impriogionata nella
fontana. Dopo il restauro il movimento sembra ancora più veemente, è un’opera
d’arte che non sta ferma neppure un secondo e ci trasmette la forza di ciò che
si trasforma nella continuità[6]”.
Nel cinema è stata protagonista più volte,
la più celebre è in una scena de “La dolce vita” di Federico Fellini, del 1960
con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni; anche in Tototruffa del 1961 il famoso
comico cerca di vendere la fontana ad un ignaro turista.
Nell’ottobre 2007 è stata oggetto di una
performace-protesta dell’artista Graziano Cecchini che si definisce
“futurista”, ha colorato l’acqua di rosso () come protesta contro il mercato
globale.
Nel 2013, Fendi ha messo a disposizione 2,5
milioni di euro per il suo restauro e per le Quattro Fontane.
[1] Niccolò V, Tommaso
Parentucelli (Sarzana 1397 – Roma 1455) papa dal 1447. Nello stemma due chiavi
incrociate. Insigne umanista dovette subire la caduta di Costantinopoli nel
1453.
[2] Urbano VIII, Maffeo
Barberini (Firenze 1568 – Roma 1644). Nello stemma tre api in campo blu.
Inaugurò il baldacchino berniniano di San Pietro, fece costruire palazzo
Barberini, la fontana del Tritone, il palazzo della Propaganda Fide utilizzando
il Pantheon e il Colosseo come cave.
[3] Clemente XII, Lorenzo
Corsini 1652 – 1740) papa dal 1730. Stemma a strisce diagonali con banda
orizzontale. Per risanare le finanze ripristinò il gioco del lotto. Fece
costruire la facciata di San Giovanni in Laterano, il palazzo della Consulta
sul Quirinale, pavimentò strade, acquistò la collezione Albani per il museo
Capitolino, condannò la Massoneria. La sua tomba è in San Giovanni in Laterano.
[4] Nicolò Salvi, (Roma
1697 – 1751) architetto italiano allievo di Antonio Canevari. Arrivò tardi a
questo lavoro dopo gli studi di matematica e filosofia. Anche a causa delle sue
malferme condizioni di salute eseguì solo quest’opera, la chiesa di Santa Maria
in Gradi a Viterbo e una cappella a San Giovanni Battista con il Vanvitelli,
allestita a Sant’Antonio dei Portoghesi, benedetta dal papa e inviata in
Portogallo via mare.
[5] Filippo Valle
(Firenze 1698 – Roma 1768) scultore, lavorò alla cappella Corsini in Laterano,
al palazzo della Consulta sul Quirinale e ha Sant’Ignazio.
[6] Marco Lodoli, L’energia ritrovata della Fontana di Trevi, in la
Repubblica, cronaca di Roma, pag. I, del 27.12.15.
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