Nella foto di ieri piazza di Pasquino nei pressi di piazza Navona. La piazza è celebre per la presenza del busto di Pasquino, celebre "statua parlante" di Roma.
La più famosa delle statue parlanti è
quella di PASQUINO che si trova nella piazza omonima. La statua fu
ritrovata casualmente duranti lavori stradali ai primi del Cinquecento, fu il
cardinale Oliviero Carafa a deciderne l’attuale collocazione ad angolo con
palazzo Braschi[1]. Si tratta della replica
di un famoso gruppo scultoreo greco del III sec. a. C. raffigurante Menelao[2] che
sorregge Patrolo. Michelangelo disse che era all’altezza dell’Apollo del
Belvedere. La base venne subito utilizzata per esporre pungenti satire anonime,
in prosa o versi, in italiano o in latino, contro i potenti del tempo, papi,
cardinali, nobili. Questi componimenti presero presto il nome di “pasquinate”. Tra
gli autori figura anche Pietro Aretino che si scagliò contro Adriano VI.
Particolarmente preso di mira dalle pasquinate era il sistema del nepotismo per
cui ogni nuovo pontefice cercava in ogni manera di favorire i membri della
propria famiglia.
A questo proposito Pasquino prese di mira
Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X, che abitava nel vicino palazzo
Pamphili di piazza Navona. Di lei disse: “Olim pia, nunc impia”. In un'altra la
battezzò Pimpaccia, e con tale nome è passata alla storia. L’avida signora
aveva un maestro di camera di nome Fiume. A Roma si indicavano le piene del
Tevere con l’indice della mano puntato all’altezza del livello raggiunto
dall’acqua. Appeso alla statua di Pasquino apparve un cartello con il disegno
di una donna nuda somigliante ad Olimpia Maidalchini e un indice puntato
all’altezza del sesso, seguiva la scritta “Qui arrivò Fiume”.
Sembra
che il nome della statua derivi da quello di un sarto del rione Parione famoso
per la lingua mordace. Inutili furono i tentativi del potere clericale di
zittire Pasquino, ci provarono Adriano VI, Sisto V e Clemente VIII[1].
Addirittura Benedetto XIII comminò la pena di morte, la confisca dei beni e
l’infamia del nome per chi fosse stato scoperto autore delle pasquinate.
Durante il conclave che elesse Pio VIII[2] nel
1829 Pasquino fu sorvegliato a vista dai gendarmi.
La statua di Pasquino è stata restaurata
dal I Municipio del Comune, recintata e reinaugurata il 9.3.10.
La statua di Pasquino si trova sulla
piazza omonima che prima era chiamata piazza di Parione, il nome del rione, si
è anche chiamata piazza de Librai per la presenza di botteghe di librai. Sulla
piazza si trova la chiesa della Natività di Gesù della fine del Seicento con la
facciata del 1862. E’ stata sede della Confraternita degli Agonizzanti e dei
condannati a morte. Una celebre stampa di Achille Pinelli rappresenta statua, e
chiesa da cui escono i confratelli[3]. Da
almeno sette anni è diventata la chiesa dei Congolesi di Roma, dei loro riti ne
parla in un entusiastico articolo Marco Lodoli della sua rubrica “Isole”[4].
Un'altra statua famosa, che dialogava con
Pasquino fu quella di MARFORIO che oggi si trova nella piazza del
Campidoglio, all’interno del cortile del palazzo Nuovo, prima era stata
collocata in piazza San Marco, poi all’Aracoeli. La colossale statua giacente
raffigurante una divinità fluviale, sotto di essa si trova una grande piovra
con tentacoli attorcigliati, essa – dalla bocca – versa acqua nella sottostante
vasca di travertino con il bordo arrotolato. La statua di Marforio ha una mano
poggiata sul ginocchio e stringe una conchiglia, creata, insieme alla mano
sinistra, al piede destro e a parte del volto nel restauro eseguito nel 1594 da
Ruggero Bescapè. Marforio fu rinvenuto nel Foro di Marte (o di Augusto) da cui
il nome.
[1] Adriano VI. Adriano Florensz (Utrecht Paesi Bassi
1459 – Roma 1523) papa dal 1522, teologo, rettore dell’università di Lovanio
(Belgio – Brabante), precettore di Carlo V.
Sisto V. Felice Peretti (Grottammare 1520 –
Roma 1590) papa dal 1585. Represse il brigantaggio, si adoperò per la
centralizzazione dello Stato, assesstò le finanze. Progettò il rinnovamento di
Roma.
Clemente VIII. Ippolito Aldobrandini (Fano 1536
– Roma 1605) papa dal 1592. Sotto il suo pontificato ci fu l’esecuzione della
condanna a morte di Beatrice Cenci e Giordano Bruno.
[2] Pio VIII. Francesco
Saverio Castiglioni. (Cingoli MC 1761 – Roma 1830), papa per soli nove
mesi.
[3] Stampa di Achille
Pinelli. Da: AA.VV. I rioni di Roma, ed. Newton, 1989, pag. 456. Achille
Pinelli (Roma 1809-1841) era figlio del più famoso Bartolomeo, alla
raffigurazione di tante chiese romane oggi scomparse, unì gli usi, i costumi e
le confraternite della città. Si può considerare il corrispettivo di Belli.
[4] Marco Lodoli. “Gli
angeli e i tamburi dell’Africa”, articolo del 09.02.2003 dalla cronoca di Roma
di “la Repubblica”.
[1] Palazzo Braschi. Fu
eretto per i nipoti di Pio VI Braschi dopo il 1792 da Cosimo Morelli nelle
forme architettoniche cinquecentesche. E’ l’ultimo palazzo di famiglia papale
costruito in Roma. Oggi è sede del Museo di Roma recentemente restaurato ma
solo in parte. Pio VI è quel papa che morì in esilio a Valence Drome in Francia
nel 1799.
[2] Menelao. Personaggio
della mitologia greca, fratello minore di Agamennone, re di Sparta e marito di
Elena che Paride portò a Troia causanto la famosa guerra. Oltre che nell’Iliade
è nominato in molte tragedie. Patroclo era l’inseparabile compagno di Achille,
sarà ucciso da Ettore. La statua completa di Menelao che sorregge Patroclo si
trova a Firenze, in piazza della Signoria, sotto la Loggia dei Lanzi.
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