Nella foto di ieri piazza dell'Orologio che si trova alla fine di via del Governo Vecchio.
La piazza è così chiamata per la torretta dell’orologio che fu eretta dal
Borromini[1]
nel 1647 – 48, all’angolo e sull’alto del convento dei Filippini della Chiesa
Nuova. E’ un esempio della tipica architettura borrominiana, è prolungata verso
il cielo da una elegante struttura in ferro battuto. Compare nel film “Vacanze
romane”[2] a
scandire le vicende del film. La facciata principale è su piazza della Chiesa
Nuova, è opera di Borromini (1637-50), in cotto con due ordini di lesene, che
la ripartiscono in cinque campate, risulta leggermente concava, tale aspetto
viene accentuato dalla balconata addossata a un nicchione. Le finestre hanno
elaborati frontespizi.
All’interno si trova la Sala del Borromini
dove San Filippo Neri faceva eseguire quelle laudi che diedero nome alla
composizione musicale detta Oratorio. Sono da segnalare due cortili, la sala
ovale e lo scalone, tutte sorprendenti ideazioni e realizzazioni del Borromini.
Il palazzo è sede dell’ARCHIVIO CAPITOLINO comprendente tutti gli atti cittadini
(dal XII secolo ad oggi), gli archivi Anguillara, Orsini e Boccapaduli. Il suo
patriomonio è composto da 2.342.000 volumi, 143.000 opere a stampa, 17.000
periodici e quotidiani. La BIBLIOTECA
VALLICELLIANA, fondata nel 1581, dal
portoghese Stazio, è la più antica biblioteca romana aperta al pubblico,
specializzata nella storia di Roma e della Chiesa, comprende 130.000 volumi e
3.000 manoscritti, latini, greci e orintali; tra cui una Bibbia del IX secolo e
un Evangelario greco del XII secolo.
All’angolo tra via del Governo Vecchio e
piazza dell’Orologio si trova una delle edicole
sacre più conosciute di Roma. Alcuni sostengono essere del Borromini
stesso. Si tratta di un’opera assai elaborata e molto elegante eseguita intorno
alla metà del Settecento da due artisti piuttosto famosi: Tommaso Righi che
realizzò gli stucchi e Antonio Bicchierai che dipinse la Madonna col Bambino[3].
[1] Francesco
Borromini (Bissone, Lugano 1599 - Roma 1667) è stato architetto tra i massimi del barocco,
ha lavorato esclusivamente a Roma su commintenza di diversi papi. Mirò a
rifondare l'architettura come disciplina rigorosa, carica di tensioni etiche e
di signifati simbolici, in alternativa al naturalismo e allo storicismo di
Bernini.
Nato nell'attuale Canton Ticino con il
cognome Castelli a cui unì, una volta giunto a Roma, quello di Boromini forse
per la profonda devozione verso san Carlo Borromeo, il padre era un capomastro
ed egli iniziò la sua carriera come intagliatore di pietre, ancora giovane si
trasferì a Milano dove lavorò al duomo con lo zio materno. A Roma dal 1621
lavorò con lo zio materno Carlo Maderno alla basilica di San Pietro,
sant'Andrea della Valle e palazzo Barberini. Alla morte dello zio le sue attese
di essere nominato architetto ufficiale furono frustrate da Bernini con il
quale iniziò un lungo periodo di rivalità
Nel 1634 con il San Carlino alle Quattro
Fontane, iniziò la sua attività realizzando i più originali capolavori della
Roma barocca, sperimentando inedite invenzioni spaziali come la planimetria
ellittica, la modulazione delle pareti, la scenografica disposizione delle
fonti luminose. Tra le sue opere maggiori possiamo segnalare la Casa o Oratorio
dei Filippini, Sant'Ivo alla Sapienza, Sant'Agnese in Agone, il palazzo di
Propaganda Fide, la scala di palazzo Barberini, la cupola e il campanile di
Sant'Andrea delle Fratte.
Nell'estate del 1667 la salute di
Borromini si aggravò, soffriva da tempo di disturbi nervosi e depressione, ebbe
ripetute febbri e insonnia. In uno scatto d'ira si ferì gravemente gettandosi
sulla propria spada, in conseguenza di ciò morì il 3 agosto dopo aver ricevuto
i sacramenti. E' sepolto in San Giovanni de' Fiorentini.
L'eredità
della sua concezione spaziale fece scuola ed ebbe importanti sviluppi in Europa
Centrale (Austria, Boemia, Germania), anche attraverso la rielaborazione che ne
diede, alla metà del Seicento, Guarino Guarini, forse l'unico suo vero
continuatore. L'architetto Paolo Portoghesi è un suo grande studioso.
[2]
Vacanze romane, film del 1953,
diretto da William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn. Il
film rese famosa in tutto il mondo la Vespa.
[3]
Edicola Sacra in piazza dell’orologio. Da:
Giovanni Tesei, I gioielli di Roma. Le edicole Sacre. Ed. Anthropos, 1988.
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