martedì 24 gennaio 2017

Sei romano de Roma se...

sai come si chiama e dove si trova il teatro che vedi sotto.
Nella foto di ieri il teatro di Marcello che si trova nella via omonima.
Costruito a più riprese tra il 46 e il 13 a.C.  per volere di Cesare prima e di Augusto poi, che lo dedicò al nipote, figlio della sorella Ottavia, scomparso in giovane età, a lui pensava di trasmettere il potere (una statua in bronzo dorato venne posta sulla scena). Funzionò come teatro fino al IV secolo (anche se nel 370 alcuni blocchi di travertino furono utilizzati per il restauro di ponte Cestio).
     La sua costruzione fatta con il patrimonio personale di Augusto, esproprio del terreno compreso, comportò l'abbattimento di parte del circo Flaminio - che da allora divenne una semplice piazza - e lo spostamento di alcuni edifici sacri come il tempio di Apollo Sosiano[1] e il tempio di Bellona. Vari i restauri nel corso dei secoli.
     Nel medioevo si trasformò in castello fortificato, fu proprietà dei Pierleoni, poi dei Faffo e dal XIII secolo dei Savelli che diedero incarico a Baldassarre Peruzzi di erigere il palazzo tutt'ora esistente sopra le arcate della facciata. Nel Settecento passò agli Orsini a cui ancora appartiene nonostante gli espropri degli anni Trenta nei quali furono eliminate le botteghe e abitazioni che occupavano le arcate e lo spazio circostante. I fornici interrati per circa 4 metri furono riportati alla luce.

     La cavea a pianta semicircolare è sorretta da sostruzioni, muri a raggiera, collegati da volta a botte inclinate sotto i gradini della cavea, vengono interrotti da due ambulacri concentrici, uno esterno, che si apre con arcate e uno più interno. Gli ambienti più esterni furono utilizzati fin dalla costruzione come botteghe. Un ambiente centrale presenta sulla volta decorazioni in stucco bianco articolata in tondi e ottagoni con figure di repertorio. Il teatro poteva ospitare 15.000 persone, in casi particolari si poteva arrivare a 20.000.

     La facciata in travertino presentava tre ordini, i due inferiori con le arcate inquadrate da un ordine di semicolonne doriche (prive di base) al piano terreno e ioniche superiormente. Originariamente le arcate erano 41. I due ordini sono separati da una fascia con risalti in corrispondenza delle semicolonne, che funge da marcapiano. Dell'attico restano poche tracce. Le chiavi d'arco erano decorate da grandi mascheroni teatrali in marmo bianco, alcuni sono stati recuperati. L'altezza originaria doveva così raggiungere i 32,60 metri circa (oggi misura 20 metri).
     A causa della natura paludosa del terreno, vicino al fiume, le fondazioni furono rafforzate con pali di rovere, sopra i quali venne gettata una piattaforma di calcestruzzo. La cavea del diametro di 129,80 metri, era divisa in una parte inferiore accessibile dall'ambulacro, una intermedia accessibile dal secondo piano e una parte superiore accessibile dall'ultimo livello. Presso l'orchestra sono venuti alla luce i  posti in marmo con seggi riservati alle autorità.
     La scena - celebrata per la sua sontuosità - è completamente perduta ma ci rimane in un frammento della Forma Urbis Severiana[2], la pianta di Roma del III secolo. Aveva un portico di sei colonne rivolto all'esterno, ai lati due aule con volte a crociera, dietro la scena due tempietti.


[1] Tempio di Apollo Sosiano importantissimi resti del frontone sono conservati alla Centrale Montemartini.
[2] Forma Urbis Severiano o Romae, è una pianta della città di Roma incisa su lastre di marmo dell'epoca di Settimio Severo (203-211), era collocata nel tempio della Pace oggi chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Era di m 13 x 18. Se ne conservano 1.186 frammenti nei musei Capitolini. il 10/15% del totale, ma abbiamo disegni rinascimentali di altri pezzi andati perduti.

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