Nella foto di ieri palazzo Venezia.
Il palazzo sorge sul
lato Ovest di piazza Venezia, è la prima
grande opera rinascimentale di architettura civile in Roma. La possente e
severa costruzione, bruna e merlata, armonizza la robustezza del castello
medioevale con l’eleganza del primo Rinascimento. Il principale corpo del
fabbricato ha la facciata rivolta verso la piazza e s’innalza all’angolo
sinistro con una massiccia torre quadrangolare; sulla destra l’edificio
continua con un altro corpo di fabbrica che volge ad angolo retto lungo via del
Plebiscito, una nuda muraglia chiude il lato su via degli Astalli, l’ultimo
lato include il portico della chiesa di San Marco e si raccorda la palazzetto
Venezia.
STORIA. Si attribuisce a Leon Battista
Alberti[1]
il progetto del palazzo, iniziato nel 1455 da Pietro Barbo - poi papa Paolo
II[2] - e
ultimato da suo nipote Marco Barbo, patriarca di Aquilea, titolare della vicina
basilica di San Marco. Nel 1564 fu dalla Chiesa ceduto in uso alla Repubblica
di Venezia per i suoi ambasciatori e per il cardinale titolare di San Marco,
sempre veneziano. Passato in proprietà all’Austria per il trattato di
Campoformio (1797), nel 1916 il governo italiano lo rivendicò a se, facendone
iniziare i restauri a F. Hermanin. Durante il periodo fascista fu palazzo di
rappresentanza del capo del governo che, nella sala del Mappamondo, ebbe il suo
gabinetto di lavoro. Riaperto ai visitatori nel 1944 e sede del museo omonimo e
di mostre temporanee.
FACCIATA. E’ tripartita orizzontalmente da
due cornici marcapiano continue che ne accentuano lo sviluppo in larghezza, al
primo piano le finestre sono centinate, ma fra queste e quelle minori del terzo
piano, architravate, si impongono, in superba sfilata, le grandiose finestre
marmoree e a croce del piano nobile, caratteristiche di questo periodo
specialmente in Roma e nel Lazio. Il coronamento è ancora di tipo
medioevale, con merlatura guelfa a sbalzo su archetti e beccatelli. Sull’asse
mediano della facciata si apre in basso un portale finemente ornato, con
finestra sopralume e stemmi del cardinale Barbo, elegantissima opera attribuita
a Giovanni Dalmata; al secondo piano è un balcone.
Un altro portale è su via del Plebiscito,
fiancheggiato da eleganti semicolonne con capitelli compositi, con gli scudi
dei Barbo sugli alti plinti e coronamento a timpano, anch’esso attribuito a
Giovanni Dalmata. Questo immette in un atrio e quindi nel CORTILE, piantato a
giardino e cinto su due lati da un elegantissimo PORTICO sormontato da loggia,
opera incompiuta - che doveva contornare tutto il cortile, di Giuliano da
Maiano, il quale si ispirò agli ordini architettonici del Colosseo. Nel mezzo Fontana
con Venezia che sposa il Mare, di G. Monaldi (1730).
Il Museo Nazionale di Palazzo Venezia
racchiude opere di arte medioevale e rinascimentale provenienti dal museo
Kircheriano, da Castel Sant'Angelo e da donazioni o lasciti privati (tra i più
consistenti: le armi del conte Carlo Calori, le porcellane e i dipinti di
Fabrizio Ruffo di Motta Bagnara, le medaglie di Paolo II dell'antiquario
Scipione Bonfigli, le sculture lignee e le opere di oreficeria provenienti
dalla Marsica colpita dal terremoto del 1915, la collezione del conte George
Wurts e della moglie Henriette del 1933). In mostra si trovano sculture lignee,
dipinti, porcellane, bronzetti, maioliche, terracotte e armi. Sono da
menzionare le sculture di Algardi, Bernini, Gianbologna, Nicola Pisano,
Sansovino; le pitture di Guercino, Giorgione e Maratta.
[1] Leon Battista Alberti (Genova
1404 – Roma 1472), architetto, matematico, poeta, umanista, crittografo,
linguista, filosofo, musicista, archeologo. Ha progettato la faciata di Santa
Maria Novella e il palazzo Rucellai a Firenze, il tempio Malatestiano a Rimini,
la chiesa di Sant’Andrea a Mantova, il palazzo munipale e il campanile del
Duomo a Ferrara. Ha scritto un trattato sull’architettura e uno sulla pittura.
[2] Paolo II Pietro
Barbo (Venezia 1417 – Roma 1471) papa dal 1464, nel suo stemma un leone
rampante con una banda diagonale. Successore di Pio II, eletto all’unanimità
con l’impegno di combattere il nepotismo e promuovere una guerra contro i
turchi, promesse non mantenute. Nipote di Eugenio IV, fece incarcerare
Bartolomeo Sacchi, Stefano Infessura ne parla malissimo nella sua cronaca.
Scomunicò il re di Boemia Giorgio che seguiva Jon Hus, stabilì che il giubileo
avesse una cadenza venticinquennale, è morto per una indigestione di melone o
per un attacco di cuore (paggio), è sepolto nelle grotte vaticane. Suo
successore fu Sisto IV.
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