Nella foto di ieri il Pantheon.
Uno dei più augusti e grandiosi edifici di Roma
antica giunti fino a noi e il meglio conservato. Per la sua mole eccezionale,
per il particolare carattere della sua planimetria (un edificio a pianta
circolare unito a un pronao di tipo greco), per il suo armonioso insieme e per
la sapienza costruttiva con cui è stata voltata la cupola, può ritenersi il più
importante e significativo monumento dell’architettura romana.
Lo fece costruire nel 27 a .C. Marco Agrippa, genero di Augusto, “console
per la terza volta” come dice l’iscrizione latina, (appartenente però al rifacimento
adrianeo, sulla trabeazione del portico), che lo dedicò probabilmente ai sette
dei planetari (il nome significa “santissimo” e non “di tutti gli dei”).
Danneggiato da un incendio nell’80, fu restaurato da Domiziano; ancora
danneggiato al tempo di Traiano, fu completamente rifatto da Adriano, poi
restaurato da Settimio Severo e da Caracalla, come attesta l’iscrizione in
caratteri piccoli sotto quella di Agrippa.
Chiuso dai primi imperatori cristiani,
saccheggiato dai barbari, fu dedicato da Bonifacio IV[1] (609)
alla Madonna e a tutti i martiri (Santa Maria ad Martyres); spogliato delle
tegole di bronzo dorato dall’imperratore Costante II (663), ebbe un tetto di
piombo da papa Gregorio III (735). Fu considerato durante il medioevo come una
meraviglia e uno dei simboli della città; tuttavia fu utilizzato anche come
fortilizio nelle lotte cittadine. All’inizio del Rinascimento ebbe parecchi
restauri; sotto Alessandro VII[2] fu
demolito il campaniletto romanico, con quadrifora sulla fronte, che posava sul
frontespizio, e il Bernini lo sostituì con due campaniletti alle estremità
dell’attico (dette “le orecchie d’asino”), demoliti nel 1883. Urbano VIII[3]
Barberini tolse la travatura bronzea del portico per farne il baldacchino di
San Pietro e cannoni per Castel Sant’Angelo, per cui Pasquino disse: “Quello
che non fecero i barbari fecero di Barberini”. Invece la copertura della cupola
era in piombo dorato, fu tolta dall’imperatore bizantino Costanzo II. Clemente
IX circondò il portico di una cancellata in ferro (1668). Pio IX procedette a
restaurare parte del pavimento e ai lavori di isolamento proseguiti dal governo
italiano.
[1] Bonifacio IV, nato
nella Marsica in data imprecisata fu eletto papa nel 608, morì a Roma nel 615.
Fu monaco e promosse il monachesimo. Chiese ed ottenne dall’imperatore di
Bisanzio Foca il Pantheon, in cambio eresse nel Foro Romano una colonna in suo
onore, è l’ultimo monumento del sito. Bonifacio VIII ne rinvenne le reliquie
nella basilica vaticana.
[2] Alessandro VII,
Fabio Chigi (Siena 1599 – Roma 1667) papa dal 1655. Lo stemma quadripartito ha
i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di
banchieri, si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini,
impartì ilbattesimo a Cristina di Svezia quando venne a Roma per convertirsi al
cristianesimo e abbandonare la corona svedee. Bernini progettò la sua tomba nella
tribuna della Basilica di San Pietro.
[3] Urbano VIII, Maffeo
Barberini (Firenze 1568 – Roma 1644) papa dal 1623. Nello stemma tre api in
campo blu. Papa durante la guerra dei Trentanni, riconquistò il ducato di
Castro e Ronciglione ai Farnese. A Roma realizzò palazzo Barberini, la fontana
del Tritone, il palazzo della Propaganda Fide e usando come cave il Pantheon e
il Colosseo. Commissionò il proprio monumento funebre al Bernini. Sotto di lui
si tenne il processo a Galilei con l’abiura del 1633.
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