Nella foto di ieri porta Metronia.
Nelle mura Aureliane era un posterula, una porta
secondaria, come la Pinciana e la Asinaria, e tale rimase anche con i lavori di
potenziamento fatti da Onorio nel 402. Il fornice senza stipiti ne architravi è
ancora visibile da entrambi i lati sebbene sia murato. La porta fu praticamente
inutilizzabile da quando nel 1122 il papa Callisto II utilizzò tale porta per
far passare il fosso dell'Acqua Mariana che proveniva da Squarciarelli,
scorreva tra Appia e Tuscolana, passava da porta Furba e dall'attuale piazza
San Giovanni e via Sannio. Una volta entrato in città passava dal Circo Massimo
e da lì confluiva nel Tevere dove era la Cloaca Massima.
Il popolo
chiamò quest'acqua da Mariana in Marana e con tale termine indicò tutti i corsi
d'acqua minori che si trovavano a Roma e nelle immediate vicinanze.
A memoria
dei successivi lavori di restauro di questo tratto di mura vi sono due lapidi
sul lato interno della porta, una è del 1157, in piena epoca comunale (Arnaldo
da Brescia), l'altra del 1579. Anche se non sono ben leggibili, notare una
curiosità: su entrambe è riportato il nome di Nicola Mannetto, due discendenti
di una stessa famiglia.
Le arcate
laterali furono aperte nei primi anni del Novecento in vista dell'espansione
urbanistica della zona. In quegli anni si andò formando, subito fuori dalla
porta una vera e propria baraccopoli di gente poverissima e malfamata. La zona
venne sgombrata negli anni Venti / Trenta in seguito alla construzione del
quartiere. Nei giardini subito fuori la porta è sistemato un semplicissimo
monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale del quartiere.
Per quanto
riguarda il nome sembra che l'originale Metrovia fosse derivata da Metrobius o
Metronianus proprietario terriero della zona. Secondo alcuni autori il nome
poteva essere derivato da porta Gabiusa, perchè attraverso l'attuale via Gallia
si poteva raggiungere Gabii sulla via Prenestina dove oggi è l'Osteria dell'Osa,
Ponte di Nona.
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