Tutti sappiamo che il Santo Graal, secondo una tradizione medioevale, è la coppa con la quale Cesù celebrò l’Ultima Cena e nella quale Guseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione. Da un punto di vista simbolico il Graal allude a uno conoscenza “magica” elargita da Dio ma riservata a chi è in grado di accoglierne il mistero, “la ricerca del Santo Graal è la ricerca dei segreti di Dio, inconoscibili senza la grazia” come disse Etienne Gilson.
Ma dove si conserva il Santo Graal? E’ un mistero. Un pellegrino
anglosassone del VII secolo disse di averlo visto a Gerusalemme tra la basilica
del Golgota e il luogo del martirio in una cappella oggi scomparsa. Un’altra
fonte del XIII secolo parla di una copia vista a Costantinopoli. Un calice si
trova a Genova nella cattedrale di San Lorenzo, è di vetro, venne trafugato dai
francesi quando occuparono la Liguria, poi tornò a Genova rotto. Un altro
calice si trova nella cattedrale di Valencia. In tempi moderni si è fatta l’ipotesi
che il Santo Graal si trovasse a Castel del Monte in Puglia, nel Maschio
Angioino a Napoli, nella cattedrale di Bari, a Sirmione sul lago di Garda, in
val Codera in Lombardia, in un pozzo ad Aquileia, nella basilica di Collemaggio
a L’Aquila.
Il 19 giugno 2007 le più importanti agenzie di stampa italiane riportano la notizia che il Santo Graal si trova a Roma proprio nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a sostenere l’ipotesi è l’archeologo Alfredo Barbagallo che ha compiuto ricerche in questo senso negli ultimi due anni. Bisogna assolutamente tornare nella chiesa, ai visto mai?
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