Tutti sappiamo che Roma è attraversata dal
fiume Tevere, il terzo fiume italiano per lunghezza, il secondo per portata
d’acqua. Così sappiamo anche che il secondo fiume di Roma è l’Aniene, anche se
lo vediamo poco, solo se lo attraversiamo sulla via Nomentana, sotto Monte
Sacro, sul ponte Tito Tazio. Pochi conoscono il punto in cui l’Aniene si getta
nel Tevere. Per vedere la confluenza dei due fiumi bisogna andare sulla pista
ciclabile Tevere Nord. Ad un centro punto la pista ciclabile si interrompe (via
del Baiardo) per sottopassare la linea ferroviaria per Viterbo. Subito dopo, vi
sono campi sportivi con un bar / ristorante / pizzeria, si chiama “Mirage”
questo ha una bella terrazza sul fiume Tevere. Ecco, se arrivate qui potete
vedere la confluenza dei due fiumi.
Ma Roma ha un terzo fiume che è
completamente dimenticato, nessuno lo conosce, tranne gli amanti della
Caffarella. Questo è il fiume Almone che nasce sui colli Albani da
infiltrazioni del Lago di Castel Gandolfo. Per gli antichi romani il fiume
Almone veniva identificato con una divinità, il dio Almone, che dava l'acqua o
la siccità come egli desiderava. Aveva un culto importante, il suo rito si
svolgeva ogni anno il 27 marzo proprio dove le sue acque sfociavano nel Tevere.
Dal Palatino, dove c'era il tempio della Magna Mater (la dea Cibele), si
portava il simulacro della dea con una solenne processione fino alla via
Ostiense, l'immagine veniva immersa nell'acqua del fiume insieme agli arnesi
del culto. Invece nel fondovalle, alle idi di luglio, arrivavano i cavalieri
romani ed eseguivano una cavalcata in onore di Marte Gradivo in ricordo della
battaglia del lago Regillo (493 a.C.). Il nome Almone deriva - secondo l'Eneide
- dall'eroe troiano, figlio di Tirro, custode degli armenti dell'esercito di
Enea, morto nella guerra con i latini. Il fiume Almone – per noi romani
semplicemente marana della Caffarella - segna il confine tra il VII e l'VIII
municipio.
Qui nel fondovalle della Caffarella, tra
canne, pioppi, salici, giunchi ed equiseti volano i baccaccini e le ballerine,
saltano rane e rospi, strisciano bisce e salamandre.
In questo corso d’acqua sono state girate
alcune scene del film “Sotto il sole di
Roma” di Renato Castellani, del 1948, in cui un giovane Alberto Sordi fa il
bagno nel fiume e gli rubano i vestiti.
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