Nella foto di ieri il quadro di
MARIO MAFAI[1], Donne che si
spogliano, 1934.
Insieme a Scipione è il maggior interprete
della scuola romana. Un suo tema specifico fu quello delle demolizioni, una
poetica visione del volto imperiale che Roma avrebbe dovuto assumere durante il
fascismo. La moglie Antonietta Raphael, lituana, lo aiutò a superare il clima
novecentista italiano.
Premio di pittura alla II Quadriennale
romana. Le due modelle si spogliano nello studio del pittore, ma
l'ambientazione è tragica, le figure femminili emergono da uno sfondo con delle
ombre inquietanti, forse le ombre della morte. Le pose delle modelle nulla
concedono alla grazia femminile.
[1] Mario Mafai (Roma 1902 - 65) Respinto dall'Accademia con Scipione
studiò nudo dal vero, sposò la pittrice Antonietta Raphael che aiutò i due
giovani irrequieti amici a spezzzarre il cerchio novecentesco, arcaizzante e
monumentale della pittrua italia ufficiale. Nacque così la scuola romana,
visionaria e potente in Scipione, sensuale e tenera in Mafai. Un nuovo tema,
sottilmente eversivo in clima imperiale è fornito dalle demolizioni. Durante la
guerra e l'occupazione tedesca sembra ispirarsi a Goya nella serie delle
torture "Fantasie" del 1941-43. Nel dopoguerra fu neorealista, poi si
accostò all'astrattismo senza mai rinunciare alla sua natura di colorista e di
poeta della dolcezza e decadenza ineluttabile delle cose umane. Sue opera alla
Gnam.
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