Nella foto di ieri il quadro di:
GIORGIO DE CHIRICO[1], Combattimento di
gladiatori, 1933-34.
Nel panorama artistico culturale degli anni
Venti e Trenta, la pittura di De Chirico rappresenta un'apertura di carattere
europeo. L'artista rifiuta il "Ritorno all'ordine" sfociato nello
stile Novecento, dà vita fin dal 1917 alla Metafisica con Carrà. Oltre il fisico,
indagare il mondo dell'inconscio, del sogno, dell'irreale è il suo obiettivo. Nei
dipinti della metafisica regna una assoluta immobilità, le scene sono popolate
da strani manichini al posto degli esseri viventi. Lo spazio, sempre definito
prospetticamente, è irreale con costruzioni o elementi del paesaggio posti
secondo un ordine non reale, tanto da far pensare ai sogni. Nato in Grecia, può
considerarsi romano perchè ha abitato per la maggior parte della sua vita in
piazza di Spagna. Alla Gnam una sala gli è dedicata, recentemente un museo a
lui riservato è stato inaugurato a villa Borghese, il museo Carlo Bilotti.
Opera esposta nella sala personale riservata
a De Chirico alla Quadriennale del 1935 e lì acquistata dal Comune di Roma. Il
tema dei gladiatori interessa l'autore dal 1925 ed hanno ben poco di bellicoso:
i loro volti hanno espressioni assenti e
i movimenti della lotta sono congelati in pose statiche. La loro apparizione
avviene spesso in un ambiente estraniato (una stanza) o nella sospensione di un
vuoto totale. Il mito risulta così trasferito in un dimensione onirica.
[1] Giorgio De Chirico (Volos 1888 - Roma 1978) Nato in Grecia da
genitori italiani, studiò in Germania, a Monaco, conobbe la filosofia di fine
ottocento e la pittura romantica decadente. A Parigi nel 1910, amico di
Apollinaire, fu tuttavia estraneo al cubismo e alle avanguardie in generale.
Nel 1916 all'ospedale militare di Ferrara conobbe Carrà e da qui ebbe inizio la
teorizzazione della pittura metafisica. Dal 1918 collaborò con Savinio e Carrà
alla rivista Valori Plastici che proclamava il ritorno all'ordine e alla
tradizione pittorica italiana delle origini. A Parigi nel 1925 partecipò alla
prima mostra Surrealista. Nelle sue opere c'è sempre la presenza di qualche
elemento classico.
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