lunedì 9 aprile 2018

Sei romano de Roma se...

sai come si chiama il quadro che vedi sotto.

Nella foto di sabato la
CHIESA DI S. CROCE AL FLAMINIO. Questa chiesa fu voluta dal papa Pio X[1] per ricordare i 1600 anni dell’Editto di Milano (313-1913) con il quale l’imperatore Costantino diede ai cristiani libertà di culto. La chiesa sorse in questo punto ancora periferico della città perché si riteneva che dopo la vittoria nella battaglia di ponte Milvio, l’esercito di Costantino, mentre procedevano verso Roma, in questo punto suonò le trombe per annunciare la fine delle ostilità. Progettista della chiesa fu l’architetto romano Aristide Leonori[2], la prima pietra venne posta il 17 ottobre 1912, l’edificio fu consacrato il 29 dicembre 1913. Nell’altare maggiore furono poste le reliquie dei Ss.Andrea apostolo, Valentino prete, Giacinto e San Silvestro papa. Successivamente venne inaugurato il pulpito (1938), le vetrate (1940) e nel 1946 i 14 pannelli a mosaico della Via Crucis di Biagetti[3]. Durante la guerra la chiesa diede rifugio a ebrei e perseguitati, furono alloggiati nel ballatoio sopra l’organo, si sistemò una vera e propria camerata con i letti nell’intercapedine tra il tetto e le capriate. In totale ospitò 200 persone. Nel dopoguerra in parrocchia funzionavano le cucine per gli sfollati ospitati nella vicina scuola elementare Alessi. Nel 1953 ebbe nuove campane. Nel 1960 ebbe la funzione di luogo di culto per gli atleti giunti a Roma per le Olimpiadi. La chiesa ospita dal 1962 la riproduzione del labaro costantiniano eseguito da monaci benedettini sotto la guida dell’archeologo Wilpert.
     La facciata della chiesa è in stile basilicale neo paleocristiano, a cortina in mattoni con basamenti, trabeazioni e cornici in travertino. La precede un ampio portico sostenuto da sei colonne in granito grigio di Baveno mentre agli angoli stanno due pilastri. I capitelli sono ionici. Il grande mosaico è stato realizzato su cartoni di Biagio Biagetti, allievo di Ludovico Seitz. Al centro la croce gemmata, dodici stelle simboleggiano gli apostoli, i sei angeli simboleggiano la fortezza e la pace diffuse ovunque dalla croce. Le pecore simboleggiano i fedeli. Sulla sinistra sta Costantino coronato dall’alloro e corazza dorata, nella destra tiene il rotolo dell’editto. Accanto a lui sono rappresentanti del popolo cristiano, uno schiavo con semplice veste e poveri calzari e con le catene spezzate si prostra ai piedi dell’imperatore. Qui vediamo il vescovo che indossa una tunica bianca, una cappa rossa e il pallio del buon pastore.
Dall’altro lato della croce stanno i soldati delle legioni costantiniane. L’insegna è tenuta da un draconario[4]. I legionari portano la lancia con rami di alloro. Ai lati stanno due vittorie sfolgoranti in vesti rosse e recanti palme di vittoria.
     Al di sopra della porta maggiore è lo stemma di Pio X dove appare il Leone di San Marco e l’ancora stellata. Sulla destra il campanile di 47 metri con ciotole rosse e piastre rettangolari di marmo verde. Ai piedi del campanile la madonna orante a ricordo del voto fatto nel 1943 dal parroco don Emilio Recchia.
     L’interno della chiesa è a tre navate, è lungo 55 metri, larga 28 e alta 32. A metà della navata destra si accede al battistero ottagonale che è esterno all’edificio, progettato nel 1961 dall’architetto Carlo Stopponi.  Sopra l’altare maggiore è un’alta croce in bronzo di tre metri e del peso di circa due quintali con specchiature centrali in alabastro. Al centro è custodita una reliquia della croce. Autore della croce come dell’altare è Aristide Leonori.



[1] Pio X. Giuseppe Sarto, nato a Riese nel 1835, già patriarca di Venezia papa dal 1903-1914, condannò il modernismo e acconsentì alla partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana. Fu canonizzato nel 1954.
[2] Aristide Leonori. E’ autore della chiesa del Sacro Cuore di Gesù a via Piave (1914-16) e della chiesa di San Patrizio a via Boncompagni.  Una via gli è dedicata al quartiere Ardeatino (Grotta Perfetta). Da: inforoma.it.
[3] Biagetti. Direttore della scuola di mosaico del Vaticano.
[4] Draconario. Colui che portava lo stendardo nella cavalleria romana. Usanza presa forse dai Sarmati, abitanti lungo il Volga.

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