Nella foto di ieri il quadro di Mario Sironi, "La famiglia del pastore", che si trova alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale.
MARIO SIRONI[1], La famiglia / La
famiglia del pastore, 1927.
Di Sassari, il maggiore protagonista del
tentativo di formulare un'estetica del regime fascista. Tra i fondatori del
movimento Novecento, era passato per una adesione non ortodossa al futurismo.
La sua opera principale è l'affresco nell'aula magna del Rettorato della
Sapienza nel quale la sua pittura, in stretta relazione con l'architettura, assume
una dimensione monumentale. Suoi gli affreschi alla Casa Madre dei Mutilati e
al palazzo del Ministero dell'Industria a via Veneto.
Il dipinto è firmato in basso a
sinistra, fu esposto la prima volta alla Prima Quadriennale Italiana del 1931.
L'autore fece una serie di famiglie, come del minatore. Il tema si presta alla
rappresentazione di un'umanità eroica, grandiosamente primordiale. I
protagonisti del dipinto sono visti come figure assolute dell'umanità.
[1] Mario Sironi (Sassari 1885 - Milano 1961) Interruppe gli studi di
ingegneria per dedicarsi alla pittura, frequentò l'Accademia di via Ripetta e
lo studio di Balla dove strinse amicizia con Boccioni e Severini. La produzione
di quegli anni è rivolta ad un verismo psicologico. Trasferitosi a Milano nel
1914 incontrò Boccioni e con lui aderì al futurismo in maniera non ortodossa.
Il suo futurismo è rivisto alla luce dell'esperienza metafisica: Cavallo
bianco, 1919, Milano, Collezione Mattioli.
Si interessò al paesaggio urbano, studiando in particolare le periferie
industriali. La solitudine di quei paesaggi si fa specchio dell'alienazione
dell'uomo. Tra i fondatori di Novecento,
mantenne il tema della periferia urban a cui aggiunse il nudo, il paesaggio
alpestre e il ritratto. Sironi proponevail recupero di tecniche tradizionali
quali l'affresco, il mosaico e il bassorilievo. Si interessò di progettazione
architettonica di ambienti industriali (Padiglione Fiat alla Fiera di Milano) e
di scenografie teatrali. Divenne uno dei maggiori protagonisti del tentativo di
formalare un'estetica del regime fascista. Sironi ha realizzato affreschi per
il palazzo del Ministero dell'Industria in via Veneto, alla Casa Madre dei
Mutilati sul lungotevere e al Rettorato della Sapienza (aula magna). La sua pittura assume una visione
monumentale, si riferisce all'arte romanica italiana, dove il senso plastico è
dominante, ma si colora di connotazioni retoriche e magniloquenti. Nel dopoguerra rielaborò l'esperienza
precedente senza rinunciare alla solidità la forma plastica fu più evocativa.
Nessun commento:
Posta un commento