Nella foto di ieri il quadro di Amedeo Bocchi, Nel parco.
AMEDEO BOCCHI[1], Nel parco, 1919.
Artista di Parma ma, a Roma dall'età di
diciannove anni, vi è morto quasi centenario. Ha abito a villa Strohl Fern con
quegli artisti con i quali ha condiviso l'esperienza della Secessione. Ha
lungamente dipinto la campagna romana guadagnadosi l'appellativo di pittore
delle "paludi pontine". Ha partecipato più volte alla Biennale di
Venezia.
Esposto alla Biennale di Venezia del 1920,
insieme con altre quattro tele tutte incentrate sulla figura femminile, con
tale opera l'autore si affermò tra i principali artisti del tempo. La critica
evidenzia in questa tela l'influenza dell'espressionismo tedesco (Nolte) per
l'acceso cromatismo, nella quale va ravvisata una scelta autonoma di Bocchi
rispetto alla pittura italiana del tempo.
Il
quadro è dominato dalla figura di donna - unica protagonista - morbidamente
seduta sul bracciolo della sedia. Il
cappello nero a falde larghe proietta l'ombra sul viso della donna,
dall'espressione ferma e serena. La figura è immersa nella luce che inonda il
parco. La composizione è caratterizzata dalle vaste campiture di verde e
giallo, spezzate solo dallo scuro della gonna e piccole macchie di colore dei
fiori e del cuscino.
[1] Amedeo Bocchi ( Parma 1883 - Roma 1976) A Roma dal 1902 dove studia
all'Accademia, nel 1910 partecipa alla Biennale di Venezia.Si avvicina alla
pittura di Klimt e dei Fauves rilevando una straordinaria abitlità decorativa.
Nel 1915-16 decora la Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio di Parma (di
cui progetta anche l'arredamento) con un ciclo di affreschi in cui mostra un
liberty del tutto personale nella semplicità delle linee, nella serenità e
pacatezza nei sentimenti. Dal 1915 vive a Villa Strohl Fern, dove vivevanomolti
artisti con i quali condivideva l'esperienza della Secessione. Espone alla
Biennale di Venezia del 1920. Dal 1919 al 1930 si dedica allo studiodella
Campagna Romana sulla scia del Gruppo dei XXV, si guadagnò l'appellativo di
pittore delle paludi Pontine. Dagli anni Trenta la sua pittura muta in senso
spiritualistico, quindi riprende lo stile veristico degli anni giovanili.
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