Nel post di ieri il quadro che si trova alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale:
MARIO MAFAI[1], Demolizione di via
Giulia, 1936.
Acquistata nel 1937 alla mostra del
Sindacato, l'opera era già esposta alla "Cometa", dove era presente
un numero consistente di opere che avevano per oggetto le demolizioni nel
centro. Ma qui non c'è alcun intento descrittivo o commemorativo, non ci sono
compiacimenti ne rimpianti. Manca nel dipinto un punto di riferimento
monumentale riconoscibile, vi compare lo scheletro di un edificio qualunque con
la disposizione geometrica di colori in contrasto. Alla Gnam "Demolizione
dei Borghi" del 1939.
Sul retro "Composizione" o
"Nudi" era un'opera precendente, la tela fu poi girata e ritagliata.
Presenta caratteristiche vicine all'espressionismo inteso come protesta nei
confronti del classicismo dominante la pittura italiana di quegli anni. E' in
relazione alle opere di Scipione.
[1] Mario Mafai (Roma 1902 - 65) Respinto dall'Accademia con
Scipione studiò nudo dal vero, sposò la pittrice Antonietta Raphael che aiutò i
due giovani irrequieti amici a spezzare il cerchio novecentesco, arcaizzante
e monumentale della pittura italia ufficiale. Nacque così la scuola romana,
visionaria e potente in Scipione, sensuale e tenera in Mafai. Un nuovo tema,
sottilmente eversivo in clima imperiale è fornito dalle demolizioni. Durante la
guerra e l'occupazione tedesca sembra ispirarsi a Goya nella serie delle
torture "Fantasie" del 1941-43. Nel dopoguerra fu neorealista, poi si
accostò all'astrattismo senza mai rinunciare alla sua natura di colorista e di
poeta della dolcezza e decadenza ineluttabile delle cose umane. Sue opera alla Gnam.
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