lunedì 25 aprile 2016

25 aprile 2016 ricordando la Liberazione in bici

Questa mattina la Uisp con altre associazioni cicloamatoriali romane hanno voluto ricordare il 25, anniversario della Liberazione, con una pedalata sui luoghi di Roma nei quali si sono svolto fati importanti della lotta di Resistenza.
Eccoci alla partenza da villa Fiorelli, siamo una trentina,
poi aumenteremo strada facendo fino a 44.
Prima tappa al parco 19 luglio 1943.
     Il 19 luglio 1943 alle undici del mattino il quartiere fu colpito dal famoso bombardamento alleato, in varie ondate arrivarono 662 bombarieri e 268 caccia dalla Tunisia, Algeria e Libia. L’unica breve relazione italiana parla di 3.000 bombe sganciate e di oltre 2.000 morti e 2.000 feriti, in realtà si è accertato successivamente che i morti furono non meno di 3.000 (la metà di questi nel solo quartiere di San Lorenzo) e i feriti tra gli 11.000 e i 12.000. Le bombe avevano un peso complessivo di 1.060 t, vennero sganciate da un’altezza di 6.000 metri, impiegarono a toccare terra 1’10”. Si verificò immediatamente un massiccio esodo degli abitanti anche con il ritorno ai paesi di origine (in genere paesi dell’Italia centrale), il quartiere restò quasi deserto e le infrastrutture distrutte. La ricostruzione eliminò gli ultimi spazi non costruiti e fu accompagnata da una spinta di immigrazione proveniente dal Sud Italia. L'effetto sulla popolazione romana fu devastante, era chiaro a tutti che dopo lo sbarco delle truppe anglo americane in Sicilia (10 luglio) e questo bombardamento al quale nulla era stato opposto, la guerra era ormai chiaramente persa. Il 25 luglio la riunione del Gran Consiglio del Fascismo vide la messa in minoranza di Mussolini con l'ordine del giorno Grandi. Nello stesso giorno Mussolini fu arrestato, era la caduta del fascismo, il re affidava il governo al generale Badoglio. A questo bombardamento ne seguirono 51, il 13 agosto Roma fu vittima di un secondo bombardamento. Il 14 agosto Badoglio dichiarò che Roma era una città aperta, cioè si impegnava a trasferire i comandi militari dalla capitale e a non usare le infrastrutture cittadine per spostare uomini, mezzi e armamenti.
 
Seconda tappa in viale Giulio Cesare dove una lapide ricorda il sacrificio di Teresa Gullace.
E' la figura a cui si è ispirato Roberto Rossellini nel film "Roma città aperta" affidandone il ruolo ad Anna Magnani/Pina. Il 3 marzo 1944 alle ore 10,30 un folto gruppo di donne si erano radunate per chiedere la liberazione dei loro uomini arrestati nel corso di un rastrellamento (qui vi era il comando dell'81° fanteria). Teresa era una donna di 37 anni, madre di cinque figli ed in attesa di un sesto. Abitava a porta Cavalleggeri. Quando Teresa, con il figlio Umberto di 12 anni per mano, scorse il marito Girolamo da una finestra, cercò di avvicinarsi ad esso, forse per dargli del cibo o semplicemente per parlargli, partì un colpo di pistola, colpì Teresa che morì sul posto. Carla Capponi estrasse la pistola e venne bloccata dai militari, per fortuna Marisa Musu fu svelta a infilargli una tessera del Pnf in una tasca, quella tessera gli salvò la vita. Le donne improvvisarono una camera ardente in strada.
   I suoi funerali videro la partecipazione di molte donne. Il liceo scientifico a lei intitolato a piazza Cavalieri del Lavoro ospita un busto opera di Ugo Attardi. Dal 1977  è medaglia d’oro al merito civile.
 

Terza tappa al palazzo Cesi Gaddi presso nelle vicinanze di via Zanardelli.
Il palazzo è sede della Procura Generale Militare, qui negli scantinati, nel 1994, il procuratore generale militare presso la corte di cassazione Antonio Intelisano, scoprì il cosiddetto “Armadio della Vergogna”. Fu un giornalista dell’Espresso, Franco Giustolisi, a denuciarene per primo l’esistenza. All’interno erano stati nascosti seicentonovantacinque fascicoli sui crimini commessi dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fivizzano, Civitella Val di Chiana e tante altre stragi.
     Pagine della nostra storia ricostruite grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e al lavoro di carabineri e soldati americani o inglesi che registrarono quelle voci a ridosso degli accadimenti. Un capitolo archiviato nel 1960. La ragione era sostanzialmente quella di mantenere buoni rapporti con la Germania. Finalmente nel 2003 venne istituita una  commissione parlamentare d’inchiesta. Ora in rete il loro lavoro. Tra le novità emerse: dieci istituti religiosi romani dove trovarono rifugio i gerarchi nazisti: la cosiddetta via dei conventi. Tra questi: il convento dei Salvatoriani in via della Conciliazione, dei Pallattini in via dei Pettinari, dei Frati Cappuccini in via Veneto dove fu nascosto Adolf Eichmann (organizzatore dei campi di concentramento, sfuggito al processo di Norimberga, catturato in Argentina dai servizi segreti israeliani). Al centro della tela il vescovo austriaco Alois Hudal che era nazista convinto.


 
Ultima tappa in via degli Zingari dove una lapide ricorda il sacrificio di rom sinti e camminanti internati nei campi di concentramento, costretti ai lavori forzati e poi uccisi dai nazisti.
 

2 commenti:

  1. Grazie Piero, sono luoghi e notizie molto interessanti che mi hanno emozionato;lunedì 25 aprile ho seguito i documentari storici su RAI storia canale 54, c'è sempre qualche episodio nascosto che viene alla luce e disegna un momento storico drammatico di grande umanità, coraggio e solidarietà. Arnaldo

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  2. Grazie per aver inserito un tuo commento. Io ho scritto un testo che contiene 71 luoghi di Roma che ricordano la Resistenza. Grazie anche per le parole di apprezzamento che mi rivolgi.

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