Pochi romani conoscono, anche tra quelli amanti della città, piazza Caprera. Un cerchio perfetto, un luogo sospeso, metafisico, circondata da villini degli anni Trenta, abitati ma silenziosi. Il posto migliore da cui godersi questo incanto è il baretto sotto il portico, quattro tavoli nei quali possiamo sedere tranquillamente! Leggere un libro, lasciarsi andare, aspettare che i pensieri si confondano.
La sera dopo cena il luogo è posto di incontro tra i giovani del quartiere, molti di questi frequentano il vicino liceo Giulio Cesare. Al centro si trova una fontana, purtroppo secca, metafora della decadenza della città, in essa due figure di donna, metafisiche come tutta la piazza, sono opera di uno scultore ceco che ha abitato a pochi metri da qui. Presso il baretto un ristorante che giustamente si chiama Caprera, prima c'era una tintoria, ora due coniugi, lei scultrice, lui ingegnere hanno aperto questa attività per amore della cucina, in particolare quella del pesce.
La piazza come tutto il quartiere sono opera di Gustavo Giovannoni, lo stesso architetto che ha progettato la Garbatella, la città Giardino Aniene, la fabbrica della Birra Peroni in via Alessandria oggi in gran parte trasformata in MACRO, Museo dell'Arte Contemporanea di Roma.
Ma questa piazza mi fa pensare a quella del telefilm "Il segno del comando" nel quale il protagonista (Ugo Pagliai) era alla ricerca di una piazza misteriosa di Roma, forse vera, forse solo sognata! Un enigma, come è un enigma la nostra vita...
Una ragazza passa con un cagnolino al guinzaglio, un gabbiano si posa sull'orlo della fontana... in questo luogo mi sento bene! Forse "bene" è troppo, diciamo "tranquillo"...
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