Nella foto di ieri palazzo Falconieri che si trova in via Giulia ma affaccia anche sul lungotevere.
Già appartenuto agli
Odescalchi, passato ai Farnese ai primi del Seicento per ingrandire l'area di
proprietà, nel 1637 fu acquistato da Orazio Falconieri. La famiglia proveniva
da Firenze dove esercitava la professione di banchieri, ha Roma fecero fortuna
con il commercio del sale, ebbero due cardinali e un senatore. Nel 1865 la
famiglia Falconieri si estinse nella famiglia Gabrielli, allora il palazzo
venne venduto ai Medici del Vascello, di nuovo venduto all'ungherese Vilmos
Fraknoi membro dell'Accademia delle Scienze di Budapest. Nel 1928 fu acquistato
dallo stato ungherese per farne sede dell'Accademia di Ungheria. Possiede una
biblioteca di 20.000 volumi di storia, letteratura, linguistica, archeologia,
storia dell'arte. Tra gli altri anche edizioni rare delle opere di Petrarca.
Le vicende costruttive del palazzo
abbracciano due secoli di storia. Orazio Falconierie era amico personale
di Francesco Borromini[1] e per la
stima che intercorreva tra i due all'artista svizzero diede l'incarico di
ampliare e modificare il palazzo. Borromini saturò lo spazio tra il palazzo e
la chiesa aggiungendo quattro finestre e un nuovo portale, ideò il cortile che
allora era aperto sul Tevere, e l'altana.
Il piano terra è intonacato a bugne, sulla
cornice marcapiano si trovano le undici finestre del piano nobile, ogni
finestra è architravata come quelle del piano superiore. Il cornicione reca i
simboli della famiglia Falconieri: l'aquila e il leone tra mensole. Alle due
estremità della facciata si trovano due erme cariatidi femminili di marmo
bianco e testa di falco. Le quattro sale del piano nobile si devono a
Borromini.
L'altana è composta da tre arcate
sovrastata da terrazza, il panorama è affacciato sul Tevere verso Trastevere e
il Gianicolo. Abitarono nel palazzo Emilio Sfrondati, cardinale segretario di
stato e nipote di Gregorio XIV e Giovanni Pecci futuro Leone XIII.
[1]
Francesco Borromini (Bissone, Lugano
1599 - Roma 1667) architetto barocco, grande rivale del Bernini. E' autore
della chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, della chiesa di San Carlino alle
Quattro Fontane, della chiesa di Sant'Agnese a piazza Navona, del palazzo della
Propaganda Fide in piazza di Spagna.
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