E' terminato il restauro della facciata della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo che si trova in viale delle Terme di Caracalla prima di largo Numa Pompilio. Tolti i ponteggi è tornata visibile l'antica decorazione a graffito danneggiata da smog e umidità. E' possibile vedere la facciata del Seicento che rappresenta un unicum a Roma. La foto è tratta da internet.
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La chiesa è sorta nei pressi del “titulus fasciolae”, dalla benda caduta dal piede a San Pietro mentre era condotto al martirio, noto nel 377 e ricordata come “titulus Sanctorum Neri et Achillei” dal 595. Nell’814 Leone III spostò la chiesa nel sito attuale e la ornò con mosaici di cui sono tracce nell’arco trionfale; per il giubileo del 1475 Sisto IV ne ridusse le dimensioni e sostituì le colonne fra le navate con pilastri ottagoni, mentre alla vigilia del giubileo del 1600 il cardinale Cesare Baronio fece rialzare l’altare maggiore e affrescare l’abside e le navate, conferendo all’edificio l’aspetto attuale.
Il portale fra le colonne di granito sorreggenti un timpano triangolare e la finestra sovrastante risale al restauro del 1600. Sui fianchi della chiesa, dove si aprono finestre tardo cinquecentesche, si individuano tracce della muratura di Leone III, cui vanno riferite anche le basse torri ai lati dell’abside.
Interno a tre navate con abside semicircolare, è caratterizzato da i pilastri in muratura insoliti in un interno. Copertura a capriate a vista risalente alla sistemazione voluta dal Baronio. Interessanti gli affreschi con “Storie dei martiri” delle navate, tradizionalmente attribuiti a Niccolò Circignani. Nell’altare a edicola della navata destra Madonna adorata dagli angeli di Durante Alberti; in quello della navata di sinistra “I santi Nereo Achilleo e Domitilla” del 1600.
Presbiterio. A destra candelabro marmoreo del secolo XV con finissime decorazioni, provenienti dalla basilica di San Paolo fuori le mura. A sinistra ambone con base di porfido proveniente dalle terme di Caracalla. Il recinto del coro è ricomposto con pezzi cosmateschi del sec XII. Il ciborio cinquecentesco poggia su pregevoli colonne. L’altare maggiore è formato da un trittico cosmatesco. La cattedra episcopale con due leoni stilofori è della bottega dei Vassalletto. Il giro dell’abside è affrescata con “Santi ai lati della croce”, in alto cornice ricavata da trabeazione romana. All’esterno dell’arco absidale mosaico con l’Annunciazione, la Trasfigurazione e la Thotokos del tempo di Leone III (795-816, il papa che incoronò Carlo Magno).
“Nel Seicento le ceneri dei santi Achilleo, Nereo e Domitilla furono traslate dalle catacombe della via Appia e portate nella chiesa, poste in un’urna, dove ancora si trovano. In quell’occasione la chiesa venne nuovamente consacrata ai santi Nereo e Achilleo, senza però menzionare la povera Domitilla”. Da: Colaiacono, 501 luoghi di Roma, pag. 201.
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