venerdì 31 gennaio 2014

Un labirinto di tavoli per entrare nei pensieri di un artista.

   La mostra Jan Fabre. Stigmat. Actions & Performaces 1976-2013 al Maxxi di Roma in via Guido Reni fino al 16 febbraio, è un viaggio nella memoria dell'artista fiammingo attraverso disegni, fotografie, modelli di studio - chiamati da Fabre "modelli pensanti" - e film che documentano le sue performance dalla seconda metà degli anni Settanta ad oggi. Un labirinto di tavoli accoglie il visitatore e lo introduce nei pensieri dell'artista, per fare esperienza  delle sue idee, dei suoi ricordi, della sua arte, profondamente ispirata alla tradizione pittorica fiamminga e incentrata sullo studio e l'uso del corpo.
   Tra le opere che mi hanno più colpito "Sanguis Mantis" del 2001. Il titolo dell'opera fa riferimento al sangue dell'artista e alla mantide religiosa, insetto che divora il maschio della specie durante l'accoppiamento. Alla testa della mantide è ispirato l'elmo quasi cieco, con due antenne e due aperture laterali, parte dell'armatura in acciaio satinato indossata da Fabre. Nella sala, tavoli con pennelli e fogli di carta creano un labirinto. Un'infermiera prepara una serie di provette e inizia a prelevare a Fabre il sangue con cui scriverà manifesti sull'arte e la condizione dell'artista. Si tratta del culmine del lavoro dell'artista che fin dal 1978 realizza con il proprio sangue e della ricerca incessante sul proprio corpo e il superamento dei suoi limiti "il mio corpo è una sorta di laboratorio" dice l'artista fiammingo.
La locandina della mostra è tratta dal sito
fondazionemaxxi.it.
   Jan Fabre è nato ad Anversa nel 1958, artista visivo e di performance, autore e sceneggiatore teatrale, è considerato uno dei più innovativi e versatili artisti contemporanei. Studia presso l'Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, nel 1978 iniziala ricerca sul corpo, soprattutto attraverso performance, e ad usare il proprio sangue per creare opere. Nel 1980 inventa la Bic-Art, l'arte della penna biro, come alternativa all'arte dei grandi maestri del passato. Nel 1986 istituisce la compagnia teatrale Troubleyn. Affascinato dall'entomologia, negli anni si serve spesso di insetti per realizzare sculture e installazioni. Nel 2002 ricopre il soffitto del Royal Palace di Bruxelles di quasi due milioni di gusci di scarabei. Nel 2008 il Louvre gli dedica un'importante retrospettiva.

giovedì 30 gennaio 2014

Anche sotto il cielo di Roma è "Tutta colpa di Freud"

   Da pochi giorni è nelle sale un film bello e divertente ambientato nella nostra meravigliosa città. Le inquadrature su Roma sono molte e veramente belle, su tutte è protagonista Campo de' Fiori, via dei Baullari, via dei Coronari con la piazzetta San Simeone (dove è l'abitazione dei protagonisti), il bar del Fico nella piazzetta omonima, la chiesa di Santa Maria della Pace, le banchine del Tevere con la pista ciclabile all'altezza dell'isola Tiberina, il fontanone del Gianicolo.
La locandina del film è tratta da:
mymovies.it

   "Tutta colpa di Freud" è un film di Paolo Genovese con Marco Giallini, Anna Foglietta, Vittoria Puccini, Vinicio Marchesi, Laura Adriani, Alessandro Gassman e Claudia Gerini. E' la storia di uno psicologo (l'attore Marco Giallini) romano quarantenne che ha cresciuto da solo tre figlie con tanto amore e attenzione. Ma tutte e tre sono sfortunate in amore, chi per un motivo, chi per un altro, si rivolgono al padre psicologo. La prima Sara (Anna Foglietta) è lesbica ma delusa dalle donne che al momento di stringere un rapporto duraturo con lei si ritirano, decide così di diventare eterosessuale. Marta (Vittoria Puccini), libraia, si innamora di un ladro di libri sordomuto. Emma (Laura Adriani), la figlia diciottenne, si innamora di un uomo (Alessandro Gassman sposato con Claudia Gerini) che ha l'età del padre.
   E' un film divertente, che fa riflettere. Nella prima scena ognuna delle tre figlie appare in bicicletta in tre posti differenti. Bellissima la recitazione di Anna Foglietta.

mercoledì 29 gennaio 2014

Brindiamo ai Fori Imperiali con un... bicchiere di Coca Cola!

   Tanto tempo fa qualcuno diceva che la Coca Cola non si doveva bere perchè era uno dei simboli più evidenti del capitalismo e dell'imperialismo americano nel mondo. A confermare l'immagine prepotente della Coca Cola ci si mise anche il più grande artista della pop art americana Andy Wharol.
   Adesso di queste cose non se ne ricorda più nessuno. La Coca Cola è legata al ricordo della nostra infanzia, delle estati al mare, dell'adolescenza, della voglia di fresco!

   I giornali di giovedì 23 ci hanno dato una notizia che ci fa diventare la Coca Cola supersimpaticissima, come amanti della nostra città, dell'arte e della sua storia. Sembra che la fabbrica della famosa bibita voglia diventare lo sponsor dei Fori Imperiali. Muthar Kent, dirigente della Coca Cola, che ha vissuto a Roma alcuni anni, ha garantito un fondo per investire nell'archeologia romana. I denari serviranno per realizzare quello che il sindaco Marino chiama il più grande parco archeologico del mondo, un'area che va dal Colosseo all'Appia Antica.
   Speriamo bene! Che dalle parole si passi ai fatti!

martedì 28 gennaio 2014

La rivoluzione verde di Milano può essere un esempio da seguire anche qui a Roma!

   Nei giorni scorsi abbiamo appreso dai giornali che il ticket per guidare in centro ha fatto crescere le biciclette, gli utenti dei bus, il car sharing. Le immatricolazioni a Milano sono scese da 64.000 del 2010 alle 36.000 del 2013. Il parco vetture milanese è passato da 922.000 unità del 1990 a 716.000 del 2012.I passeggeri trasportati da Atm sono passati da 590 milioni a 617 milioni. Gli abbonamenti Atm sono aumentati del 23% (quelli annui) del 18% (quelli mensili). Conseguenza di tutto questo è che l e concentrazioni medie annuali di Pm 10 in microgrammi al metrocubo è passato da 57 a 37 dal 2002 al 2013. Il numero di superamento giornalieri all'anno di Pm10 sono passati da 166 del 2002 a 81 del 2013 (il numero massimo per legge è 35).
   In conclusione possiamo dire che la chiusura della città all'interno dei bastioni ha dato frutti più che positivi. Questo ci fa pensare alla situazione di Roma dove il sindaco Marino ha trovato tanti ostacoli nella chiusura della sola via dei Fori Imperiali (città patrimonio dell'umanità per l'Unesco). Io, e tanti come me, da trenta anni avrebbe visto con favore la chiusura di tutto il centro storico all'interno delle Mura Aureliane al traffico privato. Sembrava e sembra un sogno. Se invece guardiamo all'esempio di Milano, non è tanto un sogno ma qualcosa di realizzabile.
Le mura Aureliane in viale di Porta Ardeatina.
Foto dell'autore del blog, il suo uso è libero.

lunedì 27 gennaio 2014

Non è giusto! Ancora un ritardo per la metro C.

   Non è giusto! Ma possibile che non si riesce a terminare un grande lavoro, importante per tutta la città di Roma, una delle infrastrutture più importanti d'Italia? Parlo della metro C.
   Sui giornali di sabato abbiamo letto che il Consorzio della metro C ha chiesto una proroga di 110 giorni per la consegna dei lavori, un ritardo che si somma a tanti altri ritardi di cui non ricordo più il numero e l'entità. Inoltre i Consorzio stesso ha annunciato che i cantieri sono quasi fermi per non aver ancora ricevuto i 131 milioni di euro ancora dovuti per il patto transattivo.
   La nuova bufera sulla metro si è abbattuta in Commissione Ambiente del Campidoglio. "La richiesta di nuove risorse oltre a quelle stabilite nel patto transattivo - afferma il consigliere del Pd Athos De Luca - confermano l'impossibilità di proseguire con queste modalità un'opera così importante. Va ricordato che la metro fino a porta San Giovanni è stata completamente pagata e non è stata ancora consegnata. Ormai la data del 2015 è saltata".
   Speriamo che si trovi subito una soluzione a questo problema, non è possibile che i cittadini paghino un prezzo così elevato per avere una infrastruttura che le altre capitali europee hanno da decenni.
Piazza Lodi dove sorgerà una stazione della metro C.

Piazza dei Mirti con il cantiere della metro C.


domenica 26 gennaio 2014

Il barocchetto a Roma è bello scoprirlo in bicicletta e con gli amici di Vediromainbici.

   Nonostante la giornata fredda eravamo in 40 alla passeggiata in bici guidata da Carmelo e Arnaldo per scoprire le relazioni tra il barocco (stile artistico del Seicento) e il riutilizzo di elementi barocchi nelle costruzioni edilizie degli anni Venti (la Garbatella), degli anni Cinquanta (Valco San Paolo) e degli anni Novanta (Torrino Nord). E' stata una bella passeggiata, per metà con il sole, poi con le nuvole, mentre rientravamo nelle nostre case ci ha preso un po' di pioggia, ma niente di che!
E' stata una passeggia allegra, con tanta simpatia, e con molto più di un pizzico di cultura, abbiamo avuto modo di conoscere meglio la nostra città e riflettere su come è cresciuta negli ultimi decenni. I complimenti vanno fatti a Arnaldo che è stato una bravissima guida, ha preparato la visita guidata anche con dei testi e delle foto che ha diffuso a tutti i partecipanti. E' bello vedere con quanto entusiasmo lavora Arnaldo!

Eccoci alla Garbatella davanti al teatro Palladium e ai bagni pubblici,
già perchè negli anni Venti non c'erano i bagni in casa!!!


Ma la prima vera sosta la facciamo alla Garbatella,
quartiere progettato negli anni Venti da Gustavo Giovannoni,
qui gli elementi barocchi si mischiano con quelli medioevali e paesani,
la casa della famiglia operaia doveva far rivivere quegli elementi
che erano propri del piccoli centri urbani italiani. Ogni casa
aveva un piccolo giardino per l'orto, ne è venuto fuori un
complesso urbanistico di tutto rispetto. Di pregio.

Seconda tappa a Valco San Paolo, oltre la basilica omonima.
Il quartiere fu costruito tra il 1949 e il 1950 su progetto di
Mario de Renzi, Muratori, Paniconi, Pediconi e Puccioni.
In questo gli elementi architettonici tendono a una semplificazione.
 


Ultima tappa il quartiere del Torrino, nato negli anni Novanta,
dove - in un certo senso - si attua una semplificazione e una commistione
tra elementi della tradizione architettonica italiana e quelli
dell'innovazione internazionale. Qui si è cercato, in maniera
felice un incontro tra tradizione e innovazione!
E' stata una bella e interessante passeggiata!


venerdì 24 gennaio 2014

Quante intelligenze italiane all'estero! Volete conoscerle? Basta andare al MAXXI.

   Erasmus Effect si chiama così la mostra del MAXXI dedicata agli architetti italiani all'estero che è possibile vedere fino al 6 aprile. E' una mostra che nasce su iniziativa del MAXXI architettura, si intende così documentare le storie, le ragioni e i risultati della crescente propensione degli architetti italiani ad andare a cercare fortuna all'estero. Questo ragionamento vale anche per ricercatori, medici e altri lavoratori altamente qualificati che per convinzione o per necessità decidono di espatriare. Alcuni lo fanno per un periodo, altri per sempre.
Interno del Maxxi,
foto di Piero Tucci, il suo uso è libero.
   Negli ultimi quattro decenni almeno tre fattori hanno incentivato questo espatrio: la crisi politica e culturale dell'architettura in Italia, la diffusione del progetto Erasmus e in generale dei programmi accademici di scambio; la crisi economica che in Italia è più forte che altrove. A partire da alcuni precedenti storici, generati dall'esilio antifascista o dalla capacità di attrazione di alcuni mercati nazionali, l'allestimento espone modelli, immagini e video di alcuni tra i progetti più interessanti, inserendoli in un quadro più ampio di storie, voci, volti e vicende generali, non solo relative all'architettura. Questi gli architetti italiani all'estero di cui possiamo vedere le opere: Pietro Belluschi Usa, Paolo Soleri Usa, Lina Bo Bardi Brasile, Romaldo Giurgola Australia, Vittorio Garatti Cuba, Studio Fuksas Francia, Renzo Piano e Richard Rogers Francia, Enric Miralles e Benedetta Tagliabue Spagna, Marpillero Pollak Usa, Durisch Nolli architetti Svizzera, Elisabetta Terragni Usa, Correia Ragazzi Spagna, Djuric Tardic Francia, Simone Solinas Spagna, Barozzi Veiga Spagna, AWP Alessandra Cianchetta Francia, Paritzki Liani Israele, Carlo Ratti Usa, Atelier Manferdini, Usa.
   E' un elenco di tutto rispetto, c'è da vedere, c'è da riflettere sulle nostre potenzialità, di quanto il nostro paese può fare per uscire dalla crisi. Questa mostra è anche un messaggio di speranza!

giovedì 23 gennaio 2014

Un luogo per la "Grande Bellezza"? La Nuvola di Fuksas.

   Cercate un luogo di Roma nel quale possa rifulgere la "Grande bellezza" di cui ha parlato il film di Paolo Sorrentino? Pensate al centro storico? Ai luoghi magnifici che parlano della maestosità e del fascino immortale della città eterna? Ebbene sì, ma non è solo in quei posti che si può cercare e trovare il fascino di Roma. Anche le periferie e le architetture contemporanee posso ispirare, pensiamo all'Auditorium, al Maxxi, al ponte della Musica o al cavalcaferrovia Ostiense, alla chiesa delle Vele, alla Vela di Calatrava in costruzione nei prati di Tor Vergata.
   Ebbene, sabato parte Alta Roma, una manifestazione che vede importanti sfilate di moda dei maggiori stilisti italiani, Gattinoni ha scelto la Nuvola di Fuksas all'Eur che è ancora in costruzione. Questo vuol dire che la nostra città non ha ancora finito di stupirci e ammaliarci.
La Nuvola di Fuksas,
foto dell'autore del blog, il suo uso è libero.
   La Nuvola si trova all’incrocio tra la Cristoforo Colombo e viale Europa, il suo vero nome è CENTRO CONGRESSI EUR.
     Nel 1998 viene bandito un concorso per la costruzione di un centro congressi, nel 2000, fra sette finalisti, viene giudicato vincitore il progetto del romano Massimiliano Fuksas da una giuria internazionale presieduta da sir Norman Foster. Il progetto prevede una teca di cristallo trasparente di m 170 x 70 x 30, per complessivi 85.000 metri cubi, al cui interno è sospesa la Nuvola, ovvero una sala auditorium destinata a ospitare i congressi. La Nuvola - ricoperta di materiale traslucido in grado di riflettere la luce esterna illuminandosi la sera - sarà il cuore del Centro Congressi. Parallela a questa teca, lungo viale Europa, sta sorgendo la "Lama" un edificio alto 60 metri ma largo solo m 14,4 e lungo m 126,5, che ospiterà un hotel da 440 camere. Si è in cerca di un acquirente. Sul tetto del Centro Congressi sarà installato un impianto fotovoltaico di 5.000 mq. Sotto la Nuvola vi sarà una grande piazza pavimentata in travertino per sculture o istallazioni d'arte e una sala per 9.000 persone. Un percorso pedonale attrezzato collegherà da una parte al vecchio palazzo dei Congressi di Adalberto Libera e dall'altra alle Torri in cristallo di Renzo Piano. Le torri sorgeranno al posto dei due grattacieli del ministero delle Finanze di Cesare Ligini, saranno un complesso misto di appartamenti e negozi. Questo progetto delle Torri di Piano si è recentemente bloccato e si pensa di ripristinare i due grattacieli delle Finanze.
     Il Centro Congressi potrà ospitare fino a 11.000 congressisti, sarà il più grande d’Italia, avrà un auditorium da 1.800 posti, due sale congressuali o espositive, un hotel, piazze e parcheggi per 2.500 posti auto. Un servizio di navette lo collegherà alla metro. Nel 2003 viene stipulato il contratto con la società costruttrice che sarà revocato per inadempienze nel 2005. Il 26 ottobre 2007 la società Condotte vince la gara d’appalto con un ribasso di 55 milioni, il costo dell’opera sarà di 277 milioni di euro. L’11 dicembre 2007, alla presenza del sindaco Veltroni, viene posta la prima pietra. L'inaugurazione era prevista per la fine del 2012. Il 6 dicembre del 2011 un sopralluogo del sindaco Alemanno ha garantito che l'inaugurazione ci sarà entro il 31 gennaio 2013. In una intervista all'Espresso Massimiliano Fuksas ha dichiarato che "in Cina si è costruito l'aeroporto di Shenzhen in due anni, la nuova Fiera di Milano è stata costruita in 26 mesi su una superficie di un milione di mq ed è stata inaugurata con la metro già funzionante, mentre a Roma la Nuvola è ancora al 32%". Le ultime notizie di stampa parlano di completare l'opera per la fine del 2014.

mercoledì 22 gennaio 2014

"De fame: se non chiedi non sai", uno spettacolo da non mancare

   Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, un giorno dedicato al ricordo di tutti coloro che hanno sofferto sotto la dittatura fascista e nazista, in particolare nei campi di concentramento nazisti in Germania, la giornata vuole tenere vivo il ricordo di coloro che sono morti, sono stati imprigionati, torturati, deportati in campi di prigionia per le loro idee politiche o anche semplicemente per la loro appartenenza ad una etnia.
   In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa. Il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, è celebrato dagli stati membri dell'ONU in seguito alla risoluzione 60/7 del 1 novembre 2005. In Italia la legge 211 del 20 luglio 2000 riconosce l'importanza di tale ricorrenza.

   In questa giornata, nei giorni che precedono e seguono sono in programma tante iniziative. Vi invitiamo tutti a non mancare domenica 26 gennaio alle ore 18 allo spettacolo teatrale sulle donne e la Resistenza a Roma. Lo spettacolo si terrà nel teatro dell'UPTER in via Portuense 102 (Porta Portese).
   Lo spettacolo si intitola "De Fame: se non chiedi non sai" e nasce da una lunga ricerca e da numerose interviste a chi è sopravvissuto alla occupazione nazista di Roma dal settembre 1943 al giugno 1944. L'idea è quella di raccontare la Grande Storia attraverso le piccole storie di chi è vissuto in quel periodo. La prospettiva del racconto è quella delle donne, ritornano alla memoria gli assalti ai forni del pane, la borsa nera a Tor di Nona, i depositi di carbone, l'assassinio di 10 donne al ponte di Ferro avvenuto il 7 aprile 1944. Lo spettacolo è raccontato da Oriana Fiumicino e cantato da Caterina Scoppetta.
   Per chi ama la storia recente della nostra città, è interessato a che la memoria della lotta di Liberazione non vada perduta, non può mancare a questo bellissimo spettacolo!
Via del Porto Fluviale, monumento alle dieci donne uccise dai nazisti,
il monumento si trova subito prima del ponte dell'Industria
che noi romani chiamiamo ponte di Ferro.
Foto dell'autore del blog, il suo uso è libero.

Il sindaco Marino chiama Storaro per illuminare i Fori

    Il sindaco chiede al direttore della fotografia Vittorio Storaro, vincitore di tre Oscar, una nuova illuminazione per valorizzare i fori. Ci sembra una bellissima idea perchè la nostra città e il turismo devono essere valorizzati, sono una fonte di ricchezza, di benessere. Se riuscissimo ad aumentare la permanenza media dei turisti a Roma, che oggi è di soli 3 giorni, anche di un solo giorno, vorrebbe dire alcuni milioni di euro in più nella nostra città.
   
   Vittorio Storaro (nella foto sopra tratta da: it.wikipedia.org) è un direttore della fotografia romano, nato nella nostra città il 24 giugno 1940, è risultato vincitore di tre premi Oscar per Apocalypse Now, Reds e L'ultimo imperatore.

martedì 21 gennaio 2014

Gli altri siamo noi

Alla Casa della Cultura di Villa De Sanctis è aperta al pubblico una mostra della massima importanza per i tempi che stiamo vivendo. Si tratta de “Gli altri siamo noi” curata dalla Caritas e dall’associazione Tamburi di Pace.



   Si tratta di un percorso interattivo di giochi educativi costruito per riflettere sui meccanismi del pregiudizio, della discriminazione e del capro espiatorio, rivolto a ragazzi tra i 10 e i 16 anni, quindi la mostra è aperta alle scuole, che nella visione della mostra stessa saranno accompagnati dai loro insegnanti per facilitarli nel percorso.
   All’inaugurazione della mostra è intervenuto il presidente del municipio Giammarco Palmieri che ha affermato: “Investire nelle generazioni future è la giusta via da percorrere per aprirci alla speranza di una coesistenza collaborativa e pacifica”. Bisogna apprezzare l’impegno del munipio verso i temi della intercultura che sono e saranno sempre più presenti nella nostra città.


Le foto sono state scattate dall'autore del blog,
il loro uso è libero.



lunedì 20 gennaio 2014

La stoffa del Presidente


   E' sempre bellissimo andare a villa Torlonia, una passeggiata nel verde
e poi un tuffo nel casino Nobile. Da alcuni giorni si è arricchita anche
del teatro, aperto al pubblico dopo un lungo e prezioso restauro, un luogo
che i romani non conoscevano, sempre chiuso al pubblico perchè privato,
oppure chiuso al pubblico perchè in abbandono.
Enrico De Nicola e Benedetto Croce (a sin.)
Luigi Einaudi
   In questo giorni chi visita il Casino Nobile ha una sopresa in più,
può visitare la mostra "La stoffa del presidente", recita il sottotitolo:
"60 anni di stile italiano visti attraverso l'eleganza dei Presidenti
della Repubblica". Nelle varie sale del Casino si trovano dei manichini
che indossano i vestiti dei presidenti, ad ognuno sono accostati una
breve spiegazione, il nome del sarto, ed ovviamente le scarpe, i pantaloni
ed eventualmente il cappello.
Giovanni Gronchi

Antonio Segni
   E' un'esplosione di bellezza ed eleganza posta in un luogo già di
per se bello ed elegante.La mostra è organizzata dalla Camera Europea
dell'Alta Sartoria, parte dal 1948 con Enrico De Nicola. Il maestro
sarto è una figura che spesso resta in ombra nel suo atelier all'interno
del quale passano attori, uomini del mondo dello spettacolo, dell'economia,
ma anche politici. Ogni sarto porta con se la propria storia personale,
gli aneddoti, quasi riusciamo a indovinare il rapporto tra l'uomo e il
sarto, l'intimità che si crea in un momento di relax.
   Gli abiti non sono originali ma riprodotti da sarti della Camera
Europea dell'Alta Sartoria.
Giuseppe Saragat riceve l'Italia campione d'Europa.
Giovanni Leone
Sandro Pertini
   Gli abiti di De Nicola e dei funzionari che lo circondano sono: il
doppiopetto o il "tre bottoni" dalle linee severe. Andando avanti nel
tempo il formalismo e la rigidità si ammorbidiscono, così vediamo
Gronchi in abiti a quadri che indossa con portamento disinvolto.
Sandro Pertini è il più anticonformista, indossava abiti a tre bottoni
dal taglio più morbido e casual, già molto lontano dallo stile rigidamente
costruito dei suoi predecessori.
Francesco Cossiga
Oscar Luigi Scalfaro
Carlo Azeglio Ciampi
Giorgio Napolitano
   La mostra è a Villa Torlonia fino al 2 febbraio, è aperta al pubblico
dalle ore 9 alle 19 come il museo stesso. Tutte le foto di questo post
sono state prese da: it.wikipedia.org tranne la foto di villa Torlonia
che è stata scattata dall'autore del blog.

domenica 19 gennaio 2014

Che fortuna! Una bella passeggiata in bici nonostante le previsioni meteo avverse!

   Che fortuna abbiamo avuto oggi, con gli amici di Vediromainbici abbiamo fatto una bella passeggiata nel cuore di Roma alla scoperta degli orologi storici artistici, questo nonostante le previsioni del tempo avverse e la protezione civile allertata per i pericoli dei temporali e del vento forto.
   Nonostante ciò abbiamo fatto una bella pedalata in città, oggi c'era il blocco delle macchine, cioè era una domenica ecologica. Eravamo in 31. E' stata una pedalata leggera, unico punto impegnativo la salita di viale G. Washington dentro villa Borghese per raggiungere l'orologio ad acqua del Pincio opera del frate domenicano Giovanni Battista Embriaco. L'orologio risale al 1873. E' stato restaurato e re inaugurato il 29 giugno 2007 dall'allora sindaco di Roma Veltroni. Il restauro è avvenuto senza costi per il Comune in quanto effettuato dagli alunni della scuola Elis, corso di formazione professionale per orologiai.
Prima della partenza un signore in abiti dimessi
ha dato da mangiare a piccioni e altri uccelli.
I turisti si sono fermati a fotografare, anche io ho fatto lo stesso.


Eccoci alla partenza di largo Corrado Ricci,
siamo in tanti, non lo credevo viste le circostanze avverse.

Prima tappa l'orologio ad acqua del Pincio.


Seconda tappa l'orologio del palazzo del Convento dei Filippini,
opera del grande genio di Borromini del 1648.
E' l'orologio che compare nel film "Vacanze romane" con Gregory Peck
e Haudrey Hepburn (1953).

La torretta in piazza dell'orologio è prolungata verso il cielo
da una struttura in ferro. Nel palazzo si trova l'Archivio Storico Capitolino
e la prima biblioteca aperta al pubblico di Roma, la biblioteca Vallicelliana.

Terza tappa l'orologio del palazzo del Monte dei Pegni
che risale al Settecento, mentre il palazzo è opera di
Carlo Maderno, del 1604.

Quarta tappa la basilica di San Pietro,
i due orologi sulla facciata sono del Valadier,
quindi della fine del Settecento, nelle celle campanarie vi sono sei campane,
la più grande si  chiama Campanone, ha 205 anni, pesa 9 tonnellate, emette un fa basso.

Ancora una immagine del palazzo del Monte dei Pegni,
sulla facciata una preziosa edicola con il Cristo sul sepolcro,
la lapide ricorda il papa Clemente VIII a cui si deve il palazzo.


Ultima tappa è la piazza del Campidoglio,
qui sulla torre del palazzo Senatorio si trova il primo orologio pubblico di Roma.
Fu messo in opera il 21 dicembre 1412 e posizionato sulla facciata
della vicina chiesa dell'Ara Coeli. Nel 1806 fu spostato sulla torre campanaria
del Campidoglio, nel 1847 dotato di un quadrate con 12 ore e non con 6
come era allora in uso. L'orologio attuale risale al 1922.