lunedì 30 novembre 2020

Passeggiata al giardino Umberto Improta

 

     Passeggiata breve, nel centro di Roma, vicino a porta Metronia. Qui c’era un giardino chiuso al pubblico dal 2015 per dare spazio al cantiere della metro C. In questi giorni è stato riqualificato e aperto al pubblico, un piacere per gli occhi, un piacere poter sostare o passeggiare in questo luogo, allietato anche da una fontana che imita un sarcofago romano. Speriamo che anche qui, come per il giardino al centro di piazza Vittorio vi sia una manutenzione del giardino stesso, altrimenti è tutto inutile, basta qualche mese e torna il degrado nel quale versano i parchi e giardini di Roma, a cominciare a villa Lazzaroni nel VII municipio. Le foto che pubblico sono tratte dalla pagina facebook della sindaca Raggi, che si ringrazia. 


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Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la catacomba di cui si vede l'ingresso in questa immagine.

Nella foto di ieri il chiosco del Lemoncocco di piazza Buenos Aires lungo viale Regina Margherita.

domenica 29 novembre 2020

Imonumenti peripatetici di Roma

    Ovvero quei monumenti che hanno cambiato sede. La passeggiata in bici di oggi, organizzata da VediROMAinBici, ha avuto questo tema, abbiamo visto alcuni di questi monumenti.

     Per primo abbiamo visto il Monumento ai Caduti di Dogali, in via delle Terme di Diocleziano (stazione Termini). Monumento del 5 giugno 1887, anniversario dello Statuto Albertino, di Francesco Azzurri, sormontato da obelisco (uno dei tredici  presenti a Roma di cui tre di imitazione: Pincio, Esquilino e Sallustiano) ritrovato nell’Iseo Campense, nei geroglifici si esalta Ramsete II il Grande (Sesostri), proviene da Eliopoli in Egitto. Fu rinvenuto casualmente nel 1719 in via di Sant’Ignazio durante lavori di ristrutturazione della Biblioteca Casanatense, ma solo nel 1883 da Rodolfo Lanciani presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Il solo monolite è alto m 6,34. E’ alto m 16,92 compresa al stella in cima.

     Il monumento vuole ricordare un tentativo coloniale italiano compiuto a fine Ottocento. L’Italia possedeva già la colonia dell’Eritrea, da lì si avanzò verso l’Etiopia al comando del tenente colonnello Giovanni De Cristoforis ma, giunti a Dogali il 26 gennaio 1887, i soldati italiani si trovarono soverchiati da quelli etiopi comandati dal Ras Alula. Nella battaglia morirono 413 soldati e 22 ufficiali. La proposta di un monumento partì da intellettuali come Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio. Nel 1916 la stessa piazza venne intitolata ai Cinquecento.

     Siamo poi stati a piazza del Popolo.  La sosta in questa piazza è dovuta per la presenza di uno dei tanti obelischi che hanno cambiato sede nella città. L’obelisco Flaminio venne alzato per volere di  Sisto V (Domenico Fontana), è alto m 24, proveniente dall’Egitto, datato al XIV secolo a.C. era intitolato al faraone Ramses, Augusto lo fece portare a Roma e innalzare nel Circo Massimo. Fu il primo obelisco ad essere trasferito a Roma per celebrare la vittoria sull’Egitto.

     Eccoci quindi in piazza Nicosia (vicino all'Ara Pacis).      La fontana al centro della piazza è detta del Trullo, perché proviene da una piazza così detta, cioè piazza del Popolo. Progettata da Giacomo della Porta per volere di Gregorio XIII Boncompagni. La fontana consiste in una vasca ottagonale di marmo sulla quale quattro delfini sorreggono una tazza tonda (draghi dei Boncompagni), sormontata da un’altra più piccola. Ma risultava troppo piccola per quella piazza, vennero allora ordinati dei tritoni, ma posti in loco risultarono sproporzionati e dirottati alla fontana del Moro in piazza Navona (è quella meridionale, più vicina a palazzo Braschi). Definitivamente spostata da Valadier la sostituì con i quattro leoni che circondano l’obelisco. Dopo un soggiorno davanti a San Pietro in Montorio, finì nei magazzini comunali, nel 1950 arrivò in questa piazza.

     Abbiamo poi proseguito per piazza Cesarini Sforza, lungo Corso Vittorio, dove c'è il monumento a Nicola Spedalieri che ha cambiato posto, quindi piazza Campitelli con ben tre siti cambiati: la chiesa di Santa Rita, il palazzetto di Flaminio Ponzio e la fontana.


Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova questo famoso chiosco di Roma.

Nella foto di ieri il campanile della chiesa di Sant'Agnese sulla via Nomentana.

sabato 28 novembre 2020

Dietro le quinte del Ghetto

 

     Il Ghetto di Roma era il luogo dove vivevano gli ebrei, stipati in piccole case, addossate le une alle altre, chiusi da alte mura con le porte che si chiudevano la sera per riaprirsi la mattina all’alba. Il ghetto di Roma c’è ancora, è frequentato da turisti e romani che vi trovano locali gradevoli dove incontrarsi, mangiare e passare la serata. Ma come era il ghetto prima della bonifica del quartiere operata subito dopo l’unità d’Italia? Per vedere come era questo luogo non bisogna trovare stampe o foto d’epoca, o i bellissimi acquerelli di Franz, basta andare in vicolo Costaguti che si trova a due passi da via del Portico d’Ottavia. Ecco qualche foto del vicolo che rende l’idea di come doveva essere il luogo!


Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova il campanile che vedi sotto.

Nella foto di ieri l'ingresso alle catacombe di Sant'Agnese sotto la chiesa omonima lungo la via Nomentana.

     Il martirio della santa avvenne perché rifiutò di sposare il figlio del prefetto. Dopo essere stata esposta in un luogo infame, gettata su una catasta ardente senza essere toccata dalle fiamme, la martire fu uccisa con un colpo di spada e il corpo venne deposto in questo luogo dai parenti dove avevano un terreno di loro proprietà. Il luogo del supplizio fu nell’attuale piazza Navona.

     L’area cimiteriale è anteriore alla deposizione della santa. Nel IV secolo venne costruita sopra la tomba della santa una basilica con il tetto sporgente dal terreno che poi venne restaurata e ampliata più volte.

     Il cimitero si articola su tre piani in quattro regioni: l’area primitiva, a sinistra della basilica, è anteriore al III secolo, vi sono due gruppi di gallerie che risalgono al quarto secolo, uno di questi mette in comunicazione Sant’Agnese con Santa Costanza. Il complesso è privo di pitture.


venerdì 27 novembre 2020

Una speranza per le Vele di Calatrava

 

     Nella legge di bilancio ci sono 325 milioni per completare le Vela di Calatrava, i soldi rientrano negli investimenti che il governo ha deciso per il giubileo del 2025. La Vela di Calatrava si trova a Tor Vergata, è una delle grandi opere incompiute di Roma, qualcuno le ha definite “Rovine di Roma moderna” come il Polo Natatorio di Valco San Paolo, il Granaio del Consorzio Agrario poi Gambero Rosso, il Santa Maria della Pietà, la Casa della Memoria a San Lorenzo, il polo comunale all’Arco di Travertino, la ex Filanda a viale Castrense e tante altre.

     Cos’è la Vela di Calatrava? Una vela di acciaio bianco, progettato come un nido d'api sopra il blu delle piscine e il verde di un campo di basket. Veltroni pensava di inaugurarlo per i mondiali di nuoto del 2009, poi si è sperato di completare l'opera per le Olimpiadi del 2020. Il progetto prevede due piscine olimpioniche per le gare di nuoto e una per i tuffi con spalti per accogliere 4.000 persone, un campo di pallavolo-basket (polifunzionale) con spalti per 15.000 persone. Le due aree saranno intercomunicanti ma si potranno svolgere gare contemporaneamente. Sarà ricoperto da due cupole a ventaglio (simili a una conchiglia tropicale) in cemento acciaio e metallo. All'interno vi saranno anche palestre, laboratori, aule, centro fitness, uffici, negozi. Le gru della Cimolai che avevano iniziato i lavori erano alte 135 metri, la vela a nido d'ape sarà ricoperta da vetri opachi trasparenti al 18%. All'esterno una piscina scoperta, una pista di atletica, due stadi.  Il previsto parcheggio è stato già realizzato.

     Ma chi è Santiago Calatrava? E’ un architetto spagnolo, nato a Valencia nel 1950, il complesso sportivo per i giochi olimpici di Atene (2001-2004), il ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia (1999-2008). Ha uno studio a Parigi e uno a New York.

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 sai come si chiamano e dove si trovano le catacombe di cui vedi l'ingresso.

Nella foto di ieri la chiesa di Sant'Agnese fuori le Mura, in via Nomentana.

giovedì 26 novembre 2020

C'è un lago sotterraneo nel cuore di Roma

 

     Pochi romani sanno che c’è un lago sotterraneo proprio nel centro di Roma. Si trova sotto il palazzo della Cancelleria, imponente e bellissimo palazzo rinascimentale lungo corso Vittorio. In occasione di aperture al pubblico si può visitare, ma con visite guidate. Ma perché c’è questo lago?

     Esplorazioni archeologiche del 1940 hanno portato al ritrovamento, di un tratto dell’Euripus, canale artificiale che collegava lo Stagnum Agrippae (lago artificiale posto ad Ovest delle Terme di Agrippa che erano subito a Sud del Pantheon) al Tevere costeggiando nel senso della lunghezza il palazzo. I lavori di sistemazione degli argini del Tevere, subito dopo il 1870, ostruirono in parte il percorso del canale creando le condizioni per un ristagno d’acqua.

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 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.


Nella foto di ieri l'interno della chiesa di Santa Costanza in via Nomentana.

mercoledì 25 novembre 2020

Pedalata sui luoghi di Roma cari a Gigi Proietti

 

     Gigi Proietti ci ha lasciato da pochi giorni, proviamo a fare una passeggiata in bici sui luoghi dove lui è vissuto. Non è facile, si tratta di un itinerario lungo, perché ha cambiato varie abitazioni e molti luoghi sono stati segnati dalla sua presenza. Resta il fatto che lui è stato una delle immagini viventi di Roma, con la sua intelligenza ha saputo portare il carattere tipico della romanità in tutta Italia. E’ stato non solo attore comico di cinema e teatro, anche doppiatore (a doppiato Sylvester Stallone nel primo Rocky, a dato voce al Genio della lampada in Aladino), cabarettista, regista, cantante e direttore artistico. 

     La partenza non può che essere in via Sant’Eligio degli Orefici, traversa di  via Giulia, dove è nato il 2 novembre del 1940, ma di cui non ricordava nulla perché la sua famiglia ha lasciato quella abitazione a nove mesi. Si è poi trasferito in via Annia al Celio (qui furono sgomberati dalle forze dell’ordine perché l’edificio era pericolante), sempre in questa zona ha frequentato la scuola elementare Vittorino da Feltre, di questo periodo ricordava l’odore della merenda che la madre gli metteva tra i quaderni. Quindi si è spostato prima in una traversa di via Veneto, poi al Tufello, quartiere romano che si trova oltre Monte Sacro, precisamente in via Capraia. Alla notizia della sua scomparsa gli è stato dedicato un murales con sciarpa giallo-rossa appunto al Tufello in via Tonale 6. Quando la famiglia si è trasferita all’Appio Latino, ha frequentato il Liceo Classico Augusto di via Gela. Racconta che in classe  “C’era un certo Collina che hai primi appelli non rispondeva perché non c’era. Questo Collina non è mai venuto. Allora c’era sempre qualcuno che, quando il professore chiamava Collina diceva presente. Facevamo a turno”. Si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma senza completare gli studi. Quando è andato a vivere da solo ha abitato in via dei Giubbonari davanti alla sezione Pci Regola Campitelli. Poial Flaminio, infine sulla Cassia.

     Ha iniziato a esibirsi nei night per tutta Roma anche nei barconi sul Tevere lavorando dalle ore 22 alle ore 4 del mattino. Il primo teatro nel quale si è esibito si trova in via Euclide Turba, vicino piazza Mazzini, il teatro dei 101, dal numero dei posti, aveva ancora la scritta “Partito Monarchico”. Un luogo importante per la sua carriera è stato il Teatro Tenda a Strisce in piazza Mancini (al Flaminio), ma è stato il teatro Brancaccio di via Merulana ha consacrarlo grande artista con lo spettacolo “A me gli occhi please”, nello stesso ha avviato una scuola di recitazione. Ancora un altro teatro a cui era molto legato è stato il Globe Theatre di villa Borghese, un teatro ispirato a quello di Shakespeare. Lo Stadio Olimpico lo ha frequentato sia per seguire la sua squadra del cuore, la Roma ma anche per un suo  spettacolo che ha visto il tutto esaurito. Spostandosi dal centro storico ad Ostia il film “Casotto”, a Castel Porziano per il film “Tutti al mare”, mentre per il film “Febbre da cavallo” ha girato scene a largo San Rocco, il bar di Gabriella in piazza Ara Coeli, che ancora esiste, l’ippodromo di Tor di Valle, la farmacia dell’isola Tiberina per il film Febbre da cavallo.

     Insomma possiamo concludere che Gigi Proietti ha veramente abbracciato tutta Roma.

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 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.


Nella foto di ieri la chiesa di Santa Costanza sulla via Nomentana.

     La chiesa è stata costruita per essere il mausoleo di santa Costanza, eretto agli inizi del IV secolo per Costanza ed Elena figlie di Costantino e trasformato dapprima in battistero e nel 1254 in chiesa.

     Singolare e magnifico esempio di struttura a pianta centrale è preceduto dai resti del nartece absidato ai lati e con due nicchie rettangolari fiancheggianti l’ingresso.

     L’interno è impressionante per lo stupendo ritmo strutturale ancora legato ai modi dell’architettura romana e per l’effetto della luce proveniente ai dodici finestroni centinati che si aprono sotto la cupola di 22,50 m di diametro. La cupola è sorretta da 12 coppie di colonne di granito poste radialmente, con capitelli compositi ed è ornata di affreschi guasti del 1620.

     L’ambulacro che gira all’intorno è coperto da una volta a botte rivestita da magnifici mosaici tra i più antichi (sec. IV) murali giunti fino a noi, che conservano i caratteri dell’arte musiva romana (fondo bianco, alcuni geometrici, altri ornamentali, tra cui vendemmiali). A sinistra e a destra dell’ingresso Costanza e suo marito Annibaliano. Nella nicchia opposta all’ingresso decorata con un cielo stellato, calco del sarcofago di Costantina (l’originale è ai musei Vaticani). Da Guida di Roma del Tci, 1993.

     Per Marco Lodoli (27 aprile 2003) a Santa Costanza c’è lo specchio dell’esistenza, “in un punto del soffitto del deambulatorio vicino al sarcofago di Costanza, il mosaico finge i residui di un pranzo caduti a terra. E’ un’ idea grande e antica, il disordine che diventa opera d’arte, qualcosa che anticipa il jazz e l’action painting, le colature di Pollock… viene da aguzzare gli occhi cercando le chiavi di casa… o qualcos’altro perso nella vita e bisogna amarlo prima che passi la Grande Scopa”.

     Ilaria Beltramme in “101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita”, ed. Newton, 2007, invita a farsi girare la testa per vedere i mosaici di santa Costanza. Afferma inoltre che Santa Costanza “è l’unico esempio di luogo di culto religioso dedicato a una santa che santa non è mai stata”. 

martedì 24 novembre 2020

Dov'è la sedia del diavolo

 

     Ma a Roma naturalmente. Anche se è la capitale universale del cattolicesimo, anche si qui siede il vicario di Cristo, a Roma abbiamo anche la sedia del diavolo! Direi proprio che non ci facciamo mancare niente. Per trovarla dobbiamo percorrere la via Nomentana che da un paio di anni è servita da una splendida pista ciclabile. Prima di arrivare al ponte che scavalca la ferrovia per Firenze pieghiamo in via Tripoli, quindi la prima a destra via Chisimaio ci porta in piazza Elio Callistio, che originariamente si chiamava piazza Sedia del Diavolo, ma le proteste dei residenti gli hanno fatto cambiare nome. Al centro della piazza si trova un rudere di un sepolcro romano detto appunto “Sedia del diavolo”, cioè la tomba di Elio Callistio, liberto di Adriano, formata da due camere sovrapposte. La forma del sepolcro è quella di una gigantesca sedia, il fatto che si trovava in aperta campagna, zona che era frequentata da sbandati di varie risme, da briganti, questi vi accendevano fuochi sul far della sera. Questa visione notturna a dato al resto archeologico questo nome di fantasia. Ogni anno a Natale si popola delle figure del presepe, è un presepe bellissimo ricavato nel luogo meno prevedibile della città, ecco un ossimoro, cioè un modo per accostare due opposti termini come lucida follia, ghiaccio bollente o convergenze parallele. Roma è anche questo.

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 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.

Nella foto di ieri la chiesa di Santa Emerenziana nella piazza omonima del quartiere Trieste.

     La chiesa di Sant'Emerenziana è stata consacrata nel 1942 è opera di Tullio Rossi. Il titolo si deve al fatto che nella zona fu uccisa a sassate nel 304 la giovane catecumena Emerenziana mentre pregava sulla tomba di Sant’Agnese sua sorella di latte. Attualmente le reliquie delle due Sante si trovano nella chiesa i Sant’Agnese sulla Nomentana in un’unica cassa d’argento sotto l’altare maggiore. La facciata esterna scura in mattoni è vivacizzata dal travertino che incornicia i tre portali, l’uno accanto all’altro e da una fascia egualmente in travertino che la divide in due ordini. Lo stemma papale di Pio XII spicca entro il grande arco che occupa tutta la facciata. L’interno, a tre navate, ha sulla controfacciata il Trittico di Sant’Emerenziana oggetto di un recente restauro come documentato dai pannelli della navata sinistra, ha i matronei, ha gli affreschi di Ceracchini nella cappella della Madonna e quelli di Achilli nella cappella di San Giuseppe (tutte e due le cappelle sono sulla destra), ha l’abside ricoperto da un grande mosaico di padre Ugolino da Belluno, opera del 1968, di particolare significato. Tutta la composizione è dominata dalla figura maestosa del Cristo risorto con corpo diafano ma con le mani e i piedi piagati. Il papa Paolo VI con tutti i vescovi formano un insieme in cui risiede la sacra potestà. Poi si vede S. Emerenziana che rappresenta tutti i Santi del cielo e insieme alla Madonna la “mater ecclesiae”. L’umanità è raffigurata protesa verso il Cristo: fra le tante figure si scorge Martin Luther King, Robert Kennedy a sinistra e a destra il cardinale Luigi Traglia con lo zucchetto rosso vicino a una bambina vietnamita.  

lunedì 23 novembre 2020

Ancora due nuove piste ciclabili a Roma

 

     Due buone notizie per i ciclisti romani e per tutti i cittadini che desiderano una città meno inquinata e con modalità di spostamento alternative all’auto privata. 

    E’ stata riqualificata la pista ciclabile al centro di viale Marco Fulvio Nobiliore. Si tratta di una pc di solo un Km ma importante perché mette in relazione la recente pc di via Tuscolana con la pc di viale Palmiro Togliatti. Non solo, attraverso la pc di viale Giulio Agricola, che è la naturale prosecuzione della precedente, si arriva al parco degli Acquedotti. Ecco allora un collegamento ciclabile in completa sicurezza tra il parco degli Acquedotti e Cinecittà Est, la Romanina fino a Tor Vergata. Non solo, con la ciclabile di viale Palmiro Togliatti si arriva alla via Tiburtina e alla Prenestina dove si trovano altre ciclabili con quartieri molto densamente abitati.

     E’ partita nei giorni scorsi la costruzione di una pista ciclabile transitoria (dovrà diventare stabile) nel quartiere Flaminio sul lungotevere Arnaldo da Brescia, lungotevere delle Navi e lungotevere Flaminio fino a ponte Milvio, in tutto Km 3,5. Questa fa parte della progettata pista ciclabile su tutto il lungotevere.

     Va avanti il progetto di dotare Roma di molti chilometri di piste ciclabili. Veramente due buone notizie!

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova

Nella foto di ieri la chiesa di San Saturnino nel quartiere Trieste.

La chiesa è opera di Clemente Busiri Vici autore delle chiese di San Roberto Bellarmino a p. Ungheria, SS. Fabiano e Venanzio a villa Fiorelli, dell’istituto Luce a via Tuscolana e le case Gescal a viale Spartaco. L’interno è grande e alto di color crema, due cappelle si aprono appena entrati a sinistra e a destra, altre due alla fine dell’unica navata. Un organo è ai lati dell’altare maggiore, dietro di esso grande altorilievo raffigurante un soldato romano con la spada in mano e il santo inginocchiato, un angelo sovrasta la scena.


domenica 22 novembre 2020

Passeggiata tra "i cinesi a Roma"

 Interessante e piacevole passeggiata in bici organizzata da VediROMAinBici alla scoperta dei luoghi di Roma che parlano della presenza dei cinesi in città. Una comunità molto presente, con un numero tra i più alti dopo quella rumena e albanese. 



Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.

Nella foto di ieri la chiesa dei Sacri Cuore di Gesù e Maria. La chiesa venne costruita nel 1960 su progetto di  Mario Paniconi (1904 – 1973) e Giulio Pediconi (1906); importanti autori dei palazzi  INA e INPS all’ingresso dell’Eur (1939), del quartiere INA Casa Torre Spaccata o dei Romanisti (1958 – 1960).

sabato 21 novembre 2020

Cinema più piccolo e più grande di Roma

 

     I cinema e i teatri sono chiusi in tutta Italia a causa della pandemia. E’ un vero dolore, il nostro paese e la nostra città soprattutto molto ha dato alla storia del cinema mondiale. I nostri attori, registi, scenografi, sceneggiatori e tutto il personale che lavora per la realizzazione di un film sono famosi e ricercati in tutto il mondo. La nostra Cinecittà ha dato lavoro a tante famiglie romane e non solo. Ma qual è il cinema più piccolo e quello più grande di Roma?

     Il cinema più piccolo di Roma è il cinema dei Piccoli. Si trova nel parco più bello di Roma, villa Borghese, vicino alla Casa del Cinema. Ha una programmazione tutta dedicata ai bambini,  creato nel 1934, è tutto in legno, vi è posto solo per 63 persone. Per un certo tempo è stato chiamato anche “Casa di Topolino”, finché la Disney ha vietato l’uso del nome del proprio personaggio.

      Il più grande cinema di Roma e d’Italia è ovviamente una multisala, si chiama Uci Cinemas Parco Leonardo, aperta nel 2004 all’interno di Parco Leonardo a Fiumicino, dispone di 24 sale e può ospitare contemporaneamente circa 7.000 spettatori. Dal 1991 Fiumicino si è staccato dal comune di Roma, ed è un comune autonomo, quindi la più grande sala cinematografica di Roma è The Space Cinema Parco de’ Medici in viale Salvatore Rebecchini alla Magliana Vecchia, può ospitare 4.500 persone in 18 sale. Seguono, con 2.700 posti circa Cineland a Ostia in via dei Romagnoli 515, Uci Cinemas Porta di Roma in via Alberto Lionello 201 e Uci Cinemas Roma Est in via Collatina 858. A Decima si trova lo Stardust Village con 2.100 posti.

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 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.

Nella foto di ieri la chiesa dell'Addolorata in piazza Buenos Aires.

La chiesa è stata progettata dall'architetto Giuseppe Astorri degli anni 1910 – 30, di stile romanico bizantino in mattoni e decorazione a mosaico. E’ chiesa nazionale degli argentini. Su Civiltà Cattolica si scrisse: “Niente di più bello da un secolo a questa parte è stato costruito in Roma”.  

     La facciata è arricchita da un grande mosaico che si richiama all’arte paleocristiana. Al centro è l’agnello (Gesù) con i simboli degli Evangelisti, le palme del paradiso e i quattro fiumi biblici, in basso dodici pecorelle che rappresentano gli Apostoli. Nel fondo oro sono effigiati pavoni reali, simboli dell’immortalità, anatre, fagiani e pappagalli della fauna americana. Lo slanciato campanile alto 38 metri è in stile romanico. Nel portico d’ingresso numerose lapidi in spagnolo, fra cui quella che ricorda i caduti argentini nella guerra delle Malvinas (1982) e la visita di Giovanni Paolo II.

     Nell’interno l’abside ha un mosaico disegnato da Giovanni Battista Conti raffigurante la Vergine Addolorata; l’altare maggiore è di onice dorato e il baldacchino che lo sovrasta è retto da colonne corinzie con capitelli e basi di bronzo recanti i simboli degli Evangelisti. L’ambone e il pulpito hanno intarsi cosmateschi; il tabernacolo in alabrastro, argento e pietre preziose merita particolare attenzione. Le navate sono sovrastate dal matroneo, alla balaustra del quale erano fissate bandiere degli stati latino americani come simbolo di pace.

venerdì 20 novembre 2020

Lettera a VediROMAinBici

 

     Bellissimo, poetico e commovente, l’omaggio che Marco Pastonesi ha dedicato a VediROMAinBici associazione ciclo-amatoriale, che dal 2009 organizza, ogni domenica mattina, una passeggiata in bici per Roma alla scoperta delle bellezze storico artistiche della città, provando a coniugare sport e cultura. Questo il testo dell’articolo:

     “Pedalano nella storia e nella geografia, pedalano nella bellezza e nello splendore, pedalano nella cultura e nella letteratura. Pedalano e si fermano, pedalano e ammirano, pedalano e ascoltano. Pedalano fra Colosseo e San Pietro, pedalano lungo il Tevere e a Cinecittà, pedalano a Villa Borghese e a Villa Ada.

     Sono quelli della domenica mattina. Sono quelli con il casco e il giubbetto, giallo così si vede meglio. Sono quelli che vanno piano, sano e – di solito – poco lontano. Sono quelli di VediRomaInBici. Vecchi ragazzi irresistibili, inossidabili piccoli esploratori, inesauribili cercatori d’oro, riscoprono monumenti e chiese, ritrovano vicoli e angoli, ripercorrono sentieri e cicalbili. Hanno il dono della curiosità, il gusto dell’approfondimento, il bisogno – o forse è la voglia – di fare gruppo, gruppetto, gruppettino, dipende da chi c’è, e chi c’è c’è. E ogni volta una guida racconta, spiega, svela.

     Gli itinerari hanno sempre un tema: dalle campane religiose e laiche agli archi onorari, compresi quelli scomparsi. Le pedalate hanno sempre un senso: i luoghi di Federico Fellini (i suoi e quelli dei suoi film) e i monumenti equestri (cavalli e cavalieri). Il gruppo ha sempre una direzione: dal sentiero Trilussa (con visita inevitabile all’Osteria del Malpasso, frequentata dal poeta e ancora aperta) al sentiero Pasolini (dal centro di Roma fino a Ostia antica). Saltuariamente – in giornata – si lascia Roma e si va in trasferta, abbinando la bici al treno: dalla gita al Monte Argentario a quella al Parco del Circeo. Altrimenti, salvo eccezioni, il raduno è fissato alle 9.15 in largo Corrado Ricci e il rientro previsto per l’ora di pranzo. Domenica prossima l’itinerario avrà, come tema, “I Cinesi a Roma”, l’Impero di mezzo alla conquista della Capitale; il 29 novembre “Monumenti peripatetici”, i curiosi spostamenti che nei secoli hanno subito fontane, statue e palazzi con implicazioni storiche, artistiche e di costume; il 6 dicembre “Le chiese di San Sebastiano”. Covid-19 permettendo.

     Nata nel 2009 e forte di una cinquantina di soci pedalatori (sono ammesse tutte le bici, muscolari ed elettriche), VediRomaInBici fa riferimento alla Uisp, è in collegamento con tutte le altre associazioni ciclistiche a prescindere da sigle e colori, prevede un tesseramento annuo (che comprende l’assicurazione) di 25 euro”.

     Per altre info consultare il sito internet VediROMAinBici.it.

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 sai come si chiama e dove si trova la chiesa che vedi sotto.

Nelle foto di ieri le catacombe di Priscilla. 

     Il complesso prende nome da una matrona Priscilla discendente della gens Acilia e si compone di due piani con un livello intermedio identificabile per alcuni con il cimitero di Novella. Fra le pitture particolarmente interessante la cosiddetta CAPPELLA GRECA, per iscrizioni dipinte in lingua greca, vano pressoché quadrato con scene dei due Testamenti e, in fondo, la “Fractio panis” (inizi III sec.). Nella vicina REGIONE DELL’ARENARIO “Madonna col Bambino e profeta che addita la stella”, ritenuta la più antica raffigurazione del genere delle catacombe (inizi III sec.). Nel CUBICOLO DELLA VERGINE “Matrimonio” alla presenza del Vescovo, “Maternità” e “Oratne in paradiso”, momenti della vita di un fedele. Dopo l’editto di Milano sorse nel al di sopra la basilica di San Silvestro, il cui aspetto attuale risale alla ricostruzione del 1904-07.


giovedì 19 novembre 2020

Scoperto il writer Geco che ha imbrattato Roma

 


     Pochi giorni fa i vigili Urbani di Roma, meglio il Nucleo Decoro della Polizia Locale di Roma Capitale, ha scoperto chi è il writer più ricercato d’Europa. Trent’anni, romano, Lorenzo Perri, è stato deferito all’autorità giudiziaria per danneggiamento e reato continuato a cui faranno seguito le richieste di danni riportati dalle parti interessate. A casa sono state trovate tantissime bombolette spray, migliaia di adesivi con il suo nome, funi, estintori, corde, lucchetti, sei telefoni cellulari, pennelli, rulli e secchi di vernice. Viene il dubbio: ma è stato da solo a fare quelle scritte? Sembra impossibile! Le sue scritte sulla torre piezometrica della stazione Termini, le Mura Aureliane, il mercato di via Magna Grecia, sono visibile anche da grande distanza.


     Questa scoperta ha aperto il dibattito. Ma questa è vera arte? C’è chi lo sostiene e difende Geco e gli altri writer che lasciano il loro segno in varie strade della città. Altri, invece, che si tratta soltanto di una persona che imbratta i muri. Pensiamo più modestamente che le regole si devono rispettare!

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiamano e dove si trovano le catacombe che vedi sotto (ingresso e veduta esterna).





Nella foto di ieri via Valsolda a Monte Sacro.

mercoledì 18 novembre 2020

Qual è il campanile più piccolo e quello più alto di Roma?

      Per trovare il campanile più piccolo di Roma bisogna andare a Trastevere, in piazza in Piscinula si trova la chiesetta di San Benedetto in Piscinula.

     Qui sorgeva la casa degli Anicii, la famiglia del santo di Norcia. La chiesa sembra sia stata fondata da San Benedetto stesso nel 543. Nel piccolo atrio San Benedetto in un affresco del sec. XIII, a sinistra porta cosmatesca che immette a un sacello a pianta quadrata detto "Cella di San Benedetto", con quattro antiche colonne agli angoli sostenenti la volta a crociera. Interno basilicale a tre navate sostenute da quattro colonne antiche per lato, pavimento cosmatesco; dietro l'altare maggiore San Benedetto in trono, tavola del sec. XIV. Ma la chiesetta non ha solo questo record, possiede anche la campana più piccola della città (diametro 45 cm) e al tempo stesso la più antica (su di essa è inciso l’anno della fusione, il 1069).

     Per trovare il campanile più alto di Roma dobbiamo invece andare sull’Esquilino, qui svetta il campanile della basilica di Santa Maria Maggiore, che è anche la più grande chiesa dedicata a Maria. Eretto nel 1375-76 su una base del sec XI-XII, ma completato nella seconda metà del Quattrocento (la cuspide piramidale fu aggiunta da Giulio II) è l’ultima e più monumentale derivazione del tipico modello romanico laziale. Con i suoi 75 metri di altezza è il campanile più alto di Roma. Nei primi anni dell’Ottocento fu munito di un orologio. Il campanile accoglie un concerto di cinque campane, la più grande è del 1289, fusa per interessamento dei Savelli. Le altre risalgono ai secoli XVI-XIX.

     Un aneddoto vuole che una campana suonasse alle due di notte, venne chiamata “La Sperduta”, perché servì da guida a una giovane pellegrina che, essendosi sperduta nella campagna romana, riuscì a raggiugere la città seguendo il suono dei suoi rintocchi. Erano le ore nove di sera, la campana suona ancora ogni giorno a quell’ora. L’originale è ai musei Vaticani, galleria Urbano VIII.


Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova questo percorso ciclabile e pedonale.

Nella foto di ieri la lapide che ricorda l'abitazione di Ennio Flaiano in via Montecristo a Monte Sacro.

martedì 17 novembre 2020

Ma come sono belle le fontanelle rionali!


Fontana della Botte e fontana del Timone.

          Nel 1926 l’architetto romano Pietro Lombardi ebbe l’incarico dal primo governatore di Roma Filippo Cremonesi di realizzare dieci fontanelle con i simboli dei rioni di Roma o le particolarità degli stessi. Le fontane dovevano sorgere nei rioni: Monti, Sant’Eustachio, Campo Marzio, Ripa, Trastevere e quartiere San Lorenzo. Inoltre tre dovevano sorgere nel rione Borgo (a porta Angelica, porta Castello e piazza Scossacavalli). 

     Lombardi ne progettò molte di più, non tutte vennero realizzate, due andarono distrutte: quella al Verano per il bombardamento del 1943 e quella in piazza Scossacavalli (un abbeveratoio che adattava una vasca del Maderno) per la realizzazione di via della Conciliazione.

Attualmente sono in funzione otto fontane:

La fontana delle Arti o degli Artisti, a via Margutta con secchio, pennelli e cavalletto allude alle abitazioni e studi per artisti presenti nella strada dalla fine del Cinquecento. I due mascheroni da cui fuoriesce l’acqua, uno sorridente, l’altro triste, alludono all’alterna vicenda della vita di qualunque artista.

La fontana dei Libri, in via degli Staderari, qui si vedono due coppie di libri fanno riferimento all’università che aveva sede nel palazzo della Sapienza, è il palazzo su cui poggia la fontana stessa. Al centro una testa di cervo che si abbevera alla fonte, è simbolo del rione VIII Sant’Eustachio. Anche due segnalibri escono dai libri in pietra. Le palle presenti in alto ricordano Leone XI Medici che ebbe parte importante nella costruzione del palazzo della Sapienza.

La fontana della Botte, nella via omonima; per la fontana del rione XIII Trastevere l’artista si è ispirato alle tante bettole e osterie da sempre presenti nella zona. L’acqua fuoriesce da un “caratello ” (botte per il vino), scende in un catino per il mosto, ai lati due misure per il vino da un litro da cui esce l’acqua che si raccoglie in due concoline quasi a filo di terra.

La fontana del Timone, in lungotevere di Ripa Grande.  Il timone di una nave allude al sottostante porto che esisteva finché non furono costruiti gli argini. Il timone (da cui esce l’acqua) e la barra nautica sono i simboli del rione XII Ripa, anche se la fontana si trova nel rione Trastevere. Ai lati due volute portano a due bocchette che gettano acqua direttamente nello scarico a terra.

Seguono: la fontana delle Tiare al Passetto di Borgo, la fontana delle Palle di Cannone in via di Porta Castello, la fontana della Pigna in piazza San Marco e la fontana dei Monti a via di San Vito.


Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la lapide che vedi sotto.

Nella foto di ieri la lapide che ricorda i partigiani caduti a Monte Sacro in piazza Sempione.