giovedì 31 dicembre 2020

Tentiamo un bilancio della stagione ciclistica 2020

      Una stagione straordinaria, caratterizzata dalla pandemia, con un calendario spostato verso l’autunno e tante gare annullate. Un Tour de France a settembre e un Giro d’Italia ad ottobre con i dati del covid che aumentavano sempre più, tanto che a novembre scatta un mini-lockdown a seconda delle regioni italiane. Una stagione che ha visto tanti giovani emergere, a cominciare dagli sloveni con Tadej Pogacar (del 1998) vincitore del Tour alla penultima tappa (una cronometro) e Primoz Roglic (del 1989), secondo a 59”; l’inglese Tao Geoghegan Hart (del 1995) vincitore del Giro.

     Per gli italiani possiamo essere orgogliosi di Filippo Ganna (piemontese di Verbania, del 1996) campione italiano, campione del mondo a cronometro e vincitore di quattro tappe del Giro, tra cui le tre a cronometro. Ci domandiamo cosa aspetta a battere il record dell’ora! E’ alla sua portata. Bella la prova di Diego Ulissi, ciclista di Cecina (LI) al Giro d’Italia dove si è aggiudicato due tappe quella di Agrigento e quella di Monselice, nella prima ha battuto in volata il tre volte campione del mondo Sagan. A proposito del Giro bisognerà segnarsi il nome di Joao Almeida, portoghese del 1998, che ha indossato la maglia rosa per quindici tappe e l’ha difesa come un leone, ha concluso il Giro al 4° posto. Bravo anche Giacomo Nizzolo (milanese doc) che ha vinto in volata il campionato europeo e italiano su strada. Tra i giovani c’è da tenere d’occhio il bergamasco Fausto Masnada che ha corso questo Giro in appoggio a Almeida.

     E’ doveroso ricordare che quest’anno ci ha lasciati Sergio Zavoli, era il 5 agosto, giornalista, inventore del “Processo alla tappa”, direttore Rai, presidente commissione vigilanza Rai. Resta celebre l’intervista in corsa a Lucillo Lievore del 1966, neoprofessionista, protagonista di una lunga fuga solitaria nella quale accumulò fino a 38 minuti di vantaggio, andato in crisi nel finale fu raggiunto e superato da Pietro Scandelli, giunse secondo. Fu due volte ultimo al Giro. Sergio Zavoli, innamorato del ciclismo, aveva il fascino della parola, sapeva trasmettere la passione per questo sport, raccontava le imprese dei campioni e la vita semplice ma dignitosa dei gregari. Lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo. A dicembre è venuto a mancare Aldo Moser, capostipite di una famiglia trentina di ciclisti che ha nel figlio Francesco l’esponente più illustre, corse con Coppi, indossò la maglia rosa per due giorni nel 1958.

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la strada che vedi sotto.



Nella foto di ieri la stazione Libia della metro B1.

mercoledì 30 dicembre 2020

Tornerà a vivere il Colosseo!

      Il simbolo dell’eternità di Roma, il monumento più grande, più nobile per austerità e purezza di stile, tornerà a nuova vita.  Sarà ricostruito il piano dell’arena del Colosseo con 18, 5 milioni di euro, con un’arena di 3.334 mq saranno possibili eventi con al massimo 200 persone. Ogni anno visitano il Colosseo 8 milioni di persone. L’idea partita dall’archeologo Daniele Manacorda, nel 2014. L’arena sarà semi-mobile e hi-tech, in modo da non compromettere lo studio e la visone dei sotterranei. Ospiterà solo eventi culturali di altissimo livello. Il bando aperto il 22 dicembre si chiuderà il primo febbraio 2021. Via ai lavori entro la fine del prossimo anno. Il Colosseo è visitato ogni anno da 8 milioni di persone.

     Il suo vero nome è anfiteatro Flavio, venne chiamato Colosseo per la vicinanza con la statua colossale di Nerone, che si ispirava al colosso di Rodi, posta all’ingresso della Domus Aurea. Il nome Colosseo compare dall’anno 1000.

     Fu iniziato da Vespasiano nel 72 e terminato dal figlio Tito della famiglia Flavia il 21 aprile 80, inaugurato con feste che si dice durassero 100 giorni con l’uccisione di belve e la morte di molti gladiatori. Vi si diedero: munera o combattimenti di gladiatori, venationes o cacce di bestie feroci, naumachie o combattimenti navali (queste ultime solo nel primo periodo di vita del Colosseo, l’acqua vi arrivava dall’acquedotto claudio-neroniano) e esecuzione di condanne capitali tramite esposizione alle belve; Domiziano lo completò con l’ultimo ordine di gradinate. Fu restaurato sotto Alessandro Severo, per essere stato danneggiato da fulmini nel 217. I combattimenti di gladiatori vi durarono fino al 404 quando furono soppressi da Onorio forse dopo il sacrificio del monaco Telemaco che, cacciatosi arditamente nell’arena per impedirli fu ucciso dalla folla, quelli tra le belve fin verso la metà del VI secolo. Nel 523, sotto Teodorico, si tennero gli ultimi giochi.

 

     Danneggiato più volte nel corso della storia da terremoti, fu trasformato in parte in fortezza dai Frangipani e passò poi agli Annibaldi. Nel 1312 l’imperatore Enrico VII lo diede al Senato e al popolo di Roma.

     Dal XV secolo l’anfiteatro divenne una vera cava di travertino da cui si trasse il materiale per costruire palazzo Venezia, quello della Cancelleria, il porto di Ripetta e san Pietro in Vaticano. Clemente XI, nel 1700, diede incarico a Carlo Fontana di erigere al suo interno una chiesa dedicata al culto dei primi martiri. La forma ellittica dell’arena sarebbe diventata un portico colonnato culminante in una chiesa a pianta centrale posta sull’asse maggiore, un edificio imponente con due campanili, coperto da una cupola che avrebbe raggiunto la fabbrica romana. Finalmente Benedetto XIV (1740-58) lo consacrò alla passione di Cristo e lo dichiarò sacro per il sangue che vi avrebbero versato i martiri; da quel momento le devastazioni cessarono e per iniziativa di San Leonardo da Porto Maurizio furono costruite 14 edicole per la via Crucis. Pio VII, Leone XII, Gregorio XVI e Pio IX vi fecero notevoli lavori di riparazione.

 

     Con l’unità d’Italia, sotto il ministro Guido Baccelli (1893-96) importanti lavori furono intrapresi per l’isolamento esterno e lo scavo all’interno delle strutture sotterranee. In tale occasione furono demolite le edicole della via Crucis mentre la croce di legno è stato ripristinata recentemente. “Un intervento conservativo è stato condotto nel 1983-88, un altro è iniziato nel 1992”. Il 2 novembre del 2010 Diego Della Valle ha annunciato il finanziamento del restauro con 25 milioni di euro, il primo luglio 2016 i lavori di restauro si sono conclusi con una grande festa. Il Venerdì Santo vi si tiene la via Crucis con la partecipazione del Papa, ricorrenza voluta da Giovanni XXIII.

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la stazione che vedi sotto.




Nelle foto di ieri la stazione Annibaliano della metro B1.

martedì 29 dicembre 2020

Qual è il punto più alto e il più basso di Roma?

     Roma è sorta su sette colli, soprattutto se andiamo in giro per la città in bici ci accorgiamo che i tratti pianeggianti sono pochi, è un continuo e salire, perché Roma è nata così. Fanno eccezione il rione Prati, l’unico rione fuori le mura Aureliane, e i quartieri Don Bosco – Appio Claudio, che noi romani chiamiamo sbrigativamente Cinecittà. Questi sono pianeggianti, in essi le strade sono rettilinee, si tagliano ad angolo retto.

     La città di Roma si trova ad una altitudine media di 20 metri. Monte Mario è il punto più alto di Roma, esattamente all’osservatorio astronomico misura m 139. Tra i sette colli di Roma (m 50 circa slm): Palatino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio e Aventino, il più alto è l’Esquilino nel punto dove oggi è la basilica di Santa Maria Maggiore (m 55). Il punto più basso di Roma è piazza della Rotonda (Pantheon) a m 13. Molto bassa è anche piazza del Popolo e tutta l’area del centro storico tra piazza Navona e Campo de’ Fiori.

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 sai come si chiama e dove si trova la stazione che vedi sotto.


Nelle foto di ieri la cosiddetta Sedia del Diavolo.

Si trova in piazza Elio Callistio tutti la chiamano Sedia del Diavolo perché al centro si trova la cosiddetta Sedia del Diavolo, ovvero la tomba di Elio Callistio, liberto di Adriano, era un sepolcro in laterizio con due camere una su l’altra. In passato il nome della piazza era Sedia del Diavolo ma, gli abitanti protestarono e ottennero dalla commissione toponomastica del comune il cambio del nome. Il vecchio nome si legge ancora su una facciata. Ogni anno a Natale si popola delle figure del presepe, “è un presepe bellissimo ricavato nel luogo meno prevedibile della città”…”ecco un ossimoro, cioè un modo per accostare due opposti termini come lucida follia, ghiaccio bollente o convergenze parallele (da Marco Lodoli del 25 settembre 2005).


lunedì 28 dicembre 2020

Il Santo Graal si trova a Roma

      Tutti sappiamo che il Santo Graal, secondo una tradizione medioevale, è la coppa con la quale Cesù celebrò l’Ultima Cena e nella quale Guseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione. Da un punto di vista simbolico il Graal allude a uno conoscenza “magica” elargita da Dio ma riservata a chi è in grado di accoglierne il mistero, “la ricerca del Santo Graal è la ricerca dei segreti di Dio, inconoscibili senza la grazia” come disse Etienne Gilson.

     Ma dove si conserva il Santo Graal? E’ un mistero. Un pellegrino anglosassone del VII secolo disse di averlo visto a Gerusalemme tra la basilica del Golgota e il luogo del martirio in una cappella oggi scomparsa. Un’altra fonte del XIII secolo parla di una copia vista a Costantinopoli. Un calice si trova a Genova nella cattedrale di San Lorenzo, è di vetro, venne trafugato dai francesi quando occuparono la Liguria, poi tornò a Genova rotto. Un altro calice si trova nella cattedrale di Valencia. In tempi moderni si è fatta l’ipotesi che il Santo Graal si trovasse a Castel del Monte in Puglia, nel Maschio Angioino a Napoli, nella cattedrale di Bari, a Sirmione sul lago di Garda, in val Codera in Lombardia, in un pozzo ad Aquileia, nella basilica di Collemaggio a L’Aquila.

     Il 19 giugno 2007 le più importanti agenzie di stampa italiane riportano la notizia  che il Santo Graal si trova a Roma proprio nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a sostenere l’ipotesi è l’archeologo Alfredo Barbagallo che ha compiuto ricerche in questo senso negli ultimi due anni. Bisogna assolutamente tornare nella chiesa, ai visto mai? 




Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova il sepolcro che vedi sotto.



Nella foto di ieri la scuola Contardo Ferrini nel quartiere Trieste a Roma.

domenica 27 dicembre 2020

Qual è la piazza più grande e la più piccola di Roma?

 

     Tanta parte del fascino di Roma è dovuto alle sue piazze, qualcuno sostiene che una vera piazza romana deve avere tre elementi: la fontana, la chiesa e l’osteria. Ci viene subito in mente piazza della Madonna dei Monti, dove sono presenti tutti e tre gli elementi anche se la chiesa è su un fianco. Invece fa eccezione Campo de’ Fiori, l’unica piazza di Roma a non avere la chiesa, proprio per questo i laici e anticlericali che avevano fatto il Risorgimento nazionale vollero in questa piazza il monumento a Giordano Bruno, l’eretico che aveva osato sfidare i dogmi della chiesa e proprio per questo era stato condannato al rogo in questa piazza.

     Ma torniamo al quesito iniziale. La piazza più grande di Roma è piazza di Porta San Giovanni (m300X170), è considerata la “piazza rossa” di Roma, perché utilizzata per le grandi manifestazioni sindacali e politiche della sinistra.  Se poi consideriamo che la piazza ha una prosecuzione naturale in via Carlo Felice con i giardini e in piazza San Giovanni in Laterano, non c’è dubbio che è la maggiore piazza romana. Ma non tutte le fonti sono concordi: secondo alcuni la piazza più grande è piazza Vittorio Emanuele II (m316x174), per noi romani semplicemente “piazza Vittorio”.

     Il discorso si fa più ingarbugliato per la piazza più piccola di Roma. Qui non abbiamo fonti sicure. Secondo la mia modesta opinione la più piccola piazza di Roma è piazza Rondanini che si trova lungo via del Pozzo delle Cornacchie, nel rione Sant’Eustachio, a due passi dal Pantheon. Prende il nome dal palazzo della famiglia omonima, fatto costruire nel primo Cinquecento dal cardinale inglese Thomas Wolsey, che però non lo abitò e lo cedette al cardinale Rondanini, nel 1668 passò agli Aldobrandini. Prima della costruzione del palazzo la piazza si chiamò Aquili o Aquilini, la famiglia romana a cui appartenne il pittore Antoniazzo detto Romano.

     Questa piazza se la batte bene con piazza de’ Ricci, lungo via di Monserrato, e con la vicina piazza delle Coppelle. A Trastevere sono molto piccole piazza de’ Mercanti (vicino a Santa Cecilia) e largo Fumasoni Biondi (proprio alle spalle di Santa Maria in Trastevere). Nella foto sotto piazza Rondanini.

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 sai come si chiama e dove si trova la scuola che vedi sotto.

Nella foto di ieri la scuola Bartolomei in via Asmara nel quartiere Trieste.

sabato 26 dicembre 2020

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la scuola che vedi sotto.

Nella foto di ieri l'arco di via Dora nel quartiere Coppedè.

venerdì 25 dicembre 2020

Buon Natale!

 Auguri sentiti di buon Natale a tutti gli amici che seguono questo blog e alle loro famiglie.

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 sai come si chiama e dove si trova questo grande arco.

Nella foto di ieri il villino delle Fate in piazza Mincio nel quartiere Coppedè.

giovedì 24 dicembre 2020

Un sepolcro romano che non trova pace!

Percorrendo la via Nomentana, prima di arrivare al ponte sulla ferrovia per Firenze, sulla destra, nell'aiuola spartitraffico, si trova un piccolo sepolcro romano che sembra Cecilia Metella in piccolo. E' incredibile ma vero che tale sepolcro proviene da Tor di Quinto, presso la via Flaminia. Venne portato qui nel 1897 dall'archeologo Giacomo Boni per assecondare la famiglia Blanc che in quel punto stata costruendo la propria villa con una collezione d'arte anche con reperti archeologici, come era in uso nelle famiglie nobili dell'epoca. Il mausoleo venne posto all'ingresso e ci si poteva salire su, era insomma un punto panoramico. Ma la storia non finisce qui, con l'allargamento della strada, nel dopoguerra, il sepolcro è finito nello spartitraffico tra la corsia principale e la laterale, dove da poco è stata realizzata la pista ciclabile della Nomentana. Villa Blanc esiste ancora, è bellissima, dopo anni di abbandono ora appartiene alla Luiss, l'università di Confindustria.

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 sai come si chiama e dove si trova il villino che vedi sotto.


Nella foto di ieri il villino delle Fate in piazza Mincio nel quartiere Coppedè.

mercoledì 23 dicembre 2020

Una bella notizia: apre il Mausoleo di Augusto!

 Il primo marzo apre il Mausoleo di Augusto. Dopo 14 anni di lavori,  si avvia l’apertura del monumento, sarà gratuita fino al 21 aprile e poi per i possessori della Mic. I lavori per la sistemazione della piazza termineranno nel 2023. Via i capolinea degli autobus, piazza pedonalizzata, servizi ai visitatori, realtà aumentata. I lavori grazie a una donazione di 6 milioni della Tim più altri 4,275 del Mibact e del comune.

     Noto anche come Augusteo è la tomba dell'imperatore Augusto e della sua famiglia, si tratta del più imponente monumento funerario del I secolo a.C. sorse in un'area chiamata Campo Marzio.

     Il Mausoleo di Augusto fu iniziato nel 29 a.C. al ritorno da Alessandria del primo imperatore dei romani dopo che aveva visitato l'Egitto e dove aveva visto la tomba di Alessandro Magno ispirata a quella di Alicarnasso.

     Il primo ad essere sepolto nel Mausoleo fu Claudio Marcello, nipote di Augusto, a cui è intitolato anche il teatro, tale sepoltura avvenne nel 23 a.C. Seguirono la madre di Augusto Azia Maggiore, Marco Vipsanio Agrippa, Druso Maggiore, Lucio e Gaio Cesare. Augusto venne sepolto nel 14 seguito da Germanico e Livia. Non sappiamo se vi furono sepolti Vespasiano e Claudio. L'imperatore Caligola vi portò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli. La figlia di Augusto Giulia Maggiore e l'imperatore Nerone vennero invece esclusi per indegnità. L'ultimo ad essere sepolto fu Nerva nel 98, mentre il suo successore Traiano venne cremato e le sue ceneri poste ai piedi della colonna Traiana. L'ultima ad esservi sepolta fu Giulia Domna, nel 217, moglie di Settimio Severo, che sosteneva di discendere dalla famiglia Julia.



     Il monumento venne per secoli saccheggiato e deturpato, trasformato in fortezza dai Colonna (detta l'Agosta conquistata e smantellata da papa Gregorio IX), utilizzato come cava di materiali, addirittura fu trasformato in una terrazza per la coltivazione della vite, ospizio per signore indigenti, teatro e da ultimo come sala da concerti detta l'Augusteo. Nel 1354 venne utilizzato per cremare il corpo di Cola di Rienzo ucciso durante un tumulto e trascinato fin qui per sfregio per le strade della città. L'urna che conteneva le ceneri di Agrippina Maggiore, madre di Caligola, fu trasformata in contenitore e unità di misura di granaglie, usata al mercato del Campidoglio, piena conteneva una rubiatella ovvero un quintale di cereali. Su di essa venne inciso lo stemma del Comune di Roma sorretto da un balestriere. Oggi è conservata ai musei Capitolini. Dal Cinquecento, a cura della famiglia Soderini, venne adattato ad arena ed utilizzato per le giostre, esercitazioni di giovani romani sulla groppa di tori o bufale, in quegli anni il luogo venne chiamato Corea dal nome dell'impresario di tali giostre il portoghese Vincenzo Corea, tali esibizioni vennero abolite nel 1829. Il banchiere Telfmer, ai primi del Novecento, lo coprì con un lucernaio e lo trasformò  in sala da spettacoli, quindi magazzino, poi studio dello scultore Chiaradia che vi modellò la statua di Vittorio Emanuele II posta sul Vittoriano. Dal 1905 il Comune di Roma lo adattò a sala da concerti, prese così il nome di Auditorium Augusteo (salirono sul podio Arturo Toscanini, Richard Strauss, Gustav Mahler e Pietro Mascagni). La programmazione musicale durò fino al 1930 quando la sala venne demolita per i lavori di scavo e indagine archeologica. In base al piano regolatore del 1931 il monumento venne liberato dall'interramento e dalle strutture che vi si erano appoggiate. La piazza realizzata tra il 1937 e il 1940 si deve all'architetto Vittorio Ballio Morpurgo[1] che si ispirò ad uno stile freddamente monumentale. Contestualmente si ebbe l'isolamento delle chiese di San Carlo al Corso (abside con le due gigantesche statue di San Carlo di Attilio Selva e di Sant'Ambrogio di Arturo Dazzi), di San Rocco e San Girolamo degli Illirici o dei Croati (più vicina a via Tomacelli).



[1] Vittorio Ballio Morpurgo (Roma1890 - 1966) casa d'abitazione in via Sannio via Ardea, ministero degli Affari Esteri (in coll.). Nel dopoguerra:  torre dei Molini Pantanella in via Casilina, quartiere Ina Casa Torre Spaccata (in coll.), palazzo della Esso all'Eur in  p.le dell'Industria (con Luigi Moretti). E' stato docente universitario e preside della facoltà di Architettura.

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 sai come si chiama e dove si trova il villino che vedi sotto.

Nella foto di ieri il palazzo del Ragno in piazza Mincio nel quartiere Coppedè.

martedì 22 dicembre 2020

Qual è la strada più corta e più lunga di Roma?

 

Sono migliaia le strade di Roma, da quelle strette e antichissime del centro storico, che sembrano raccontare la storia millenaria della città, a quelle dei nuovi quartieri costruiti nel Novecento, alcune decisamente brutte, con palazzoni di dieci piani che tolgono la luce del sole e l’aria, fino alle strade di campagna della estrema periferia, solitarie, silenziose. Ma qual è la strada più stretta e più corta di Roma?   E’ vicolo San Trifone (nella foto). Si trova nei pressi di piazza Navona, da via dei Coronari a via della Maschera d’Oro, nel rione Ponte. Il nome è dovuto ad una chiesa che qui sorgeva fino al 1940 quando venne abbattuta per una civile abitazione, la porta della chiesa è stata adattata alla casa del civico 1. Al di sopra si legge Ec(clesi)a Par(rochialis) S. Salvatoris Primicerri, perché questo era il nome della chiesa in origine, fondata da Pasquale II nel 1113.



     La strada più corta di Roma è via Mortara (nella foto sopra), una strada/cortile che si trova nel quartiere Tuscolano (tra piazza Re di Roma e piazza di Ponte Lungo), è una piccola rientranza di via Alba, però nella toponomastica cittadina ha la dicitura di via. La strada è intitolata al comune lombardo in provincia di Pavia, di 15.700 abitanti, centro agricolo e industriale. Il paese è ricordato da Ludovico Ariosto, è importante per la contrattazione del riso.

 

     Più facile rispondere alla domanda: qual è la strada più lunga? Senza ombra di dubbio è via Cristoforo Colombo che, pur essendo larga e alberata, non ha il titolo di viale. Strano! E’ lunga Km 28, tutti nel territorio del comune di Roma. Progettata come via Imperiale per collegare Roma con l’E42, i lavori di costruzione si interruppero per la guerra mondiale, la strada venne aperta al pubblico nel 1952 (ultimo tratto da via di Acilia al mare), negli anni Sessanta si sperimentò in essa “l’onda verde”, un sistema per cui, le macchine che procedeva a 40Km/h avrebbero trovato sempre il verde. L’esperimento fallì, perché nelle ore di punta la velocità dei veicoli è semplicemente quella della macchina che precede.

     Nell’ordine di lunghezza e larghezza segue: viale Palmiro Togliatti, da piazza di Cinecittà a via Tiburtina, collegando Tuscolana, Casalina, Prenestina, Collatina e Tiburtina. Al centro corre una pista ciclabile. Se prendiamo in considerazione il centro storico (la parte della città all’interno delle mura Aureliane), la via più lunga è via del Corso, Km 1,7, per i romani più semplicemente il “Corso”. Mentre corso Vittorio Emanuele II è lunga Km 1,3; via dei Fori Imperiali e via Nazionale sono lunghe un Km; via Giovanni Giolitti Km 1,5; via Emanuele Filiberto m 800.  Subito fuori le mura si trova viale del Muro Torto di Km 2,2.

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 sai come si chiama e dove si trova il palazzo che vedi sotto.

Nella foto di ieri il palazzo degli Ambasciatori che ha la sua entrata in piazza Mincio nel quartiere Coppedè. La foto è presa dal retro della chiesa di Santa Maria Addolorata.

lunedì 21 dicembre 2020

Restaurate presto la statua equestre di Garibaldi sul Gianicolo

 La statua equestre di Garibaldi, colpita da un fulmine il 7 settembre 2018, è ancora danneggiata, non è stata restaurata, speriamo che le autorità competenti provvedano al più presto. La statua si trova nella piazza omonima nel punto più alto del colle Gianicolo, da dove si gode di uno dei panorami più belli e celebri di Roma, è opera di Emilio Gallori , fu inaugurata il 20 settembre 1895.

La statua in bronzo che raffigura l’Eroe dei Due Mondi a cavallo si trova su un alto piedistallo di marmo, ai lati ci sono le figure allegoriche dell’Europa e dell’America, intorno i bassorilievi che raffigurano lo sbarco di Marsala, la resistenza di Boiada, la difesa di Roma e il gruppo della Libertà. Nella statua l’eroe volge lo sguardo verso il Vaticano, dopo i Patti Lateranensi, la statua fu voltata verso il Gianicolo, ma è il cavallo a guardare il Vaticano. E’ stato restaurato nel 1990.
Durante un temporale della notte tra il 6 e il 7 settembre 2018 (ore 5,30 del mattino) un fulmine colpì il basamento della statua di Garibaldi, l’area venne transennata, si valutò la stabilità del cavallo. Crollò un bassorilievo sul lato Nord che raffigura un leone e crepe nel basamento.

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 sai come si chiama e dove si trova il palazzo che vedi sotto.

Nella foto di ieri il Liceo Avogadro di via Brenta nel quartiere Coppedè (Trieste), dal nome del fisico e chimico torinese Amedeo morto nel 1856. Il liceo ospita 4 sezioni complete in 20 aule, biblioteca, laboratorio di fisica, scienze, informatica, disegno, ufficio del dirigente e segreteria amministrativa e didattica. Il liceo ha una succursale in via Cirenaica in edificio moderno. Nei ricordi dei ragazzi che hanno frequentato il liceo c’è il bagno nella fontana delle Rane in seguito all’esito positivo per l’esame di maturità.

domenica 20 dicembre 2020

Il giro dei presepi di Roma

 

Come consuetudine VediROMAinBici ha organizzato una bella pedalata per vedere i presepi e gli alberi di Natale di Roma. E' stata l'occasione per scambiarsi gli auguri e fare un brindisi in allegria. E' bello vedere quanti amici hanno a cuore la nostra associazione e quante persone sono appassionate della bici e della nostra meravigliosa città.



Dopo gli auguri siamo stati a piazza San Pietro dove abbiamo visto il presepe e l'albero di Natale. Il presepe di piazza San Pietro arriva da Castelli (Teramo Abruzzo), dove si produce ceramica dal Cinquecento. E' stato illuminato venerdì 11 dicembre insieme al maestoso abete della Slovenia alto 28 metri.  Si tratta di 19 statue in ceramica di grandezza maggiore del vero, realizzate da alunni e professori della Scuola d’Arte e design. La collezione si compone di 54 statue ma solo 19 arriveranno a Roma perché molto fragili e difficili da trasportare. Su una piattaforma di 125 metri quadri ci sarà la Sacra Famiglia con l’angelo, i Re Magi, il musico con il flauto di Pan, un centurione e un astronauta perché il presepe venne realizzato nel 1969 quando il primo uomo mise piede sulla luna Neil Armstrong (20 luglio 1969). E’ stato esposto sul sagrato della Chiesa Madre di Castelli, ai Mercati di Traiano nel 1970, a Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv.

Un'altra tappa è stata in piazza San Silvestro dove abbiamo visto l'albero di Natale fatto dagli operatori dello spettacolo, si compone di tante casse, strumento di lavoro per tanti artisti e non solo, migliaia di famiglie sono senza lavoro per la crisi pandemica. Questa sosta è servita anche per vedere i due presepi nella chiesa di Santa Maria in Via.


Ultima tappa nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, nell'atrio della chiesa hanno realizzato un bel presepe tradizionale.

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 sai come si chiama e dove si trova il liceo che vedi sotto.

Nella foto di ieri la fontana delle Rane in piazza Mincio, cuore del quartiere Coppedè.

Realizzata negli anni 1920 – 24, con grandi conchiglie sorrette da coppie di uomini inginocchiati. Una rivisitazione in chiave ironica della fontana delle tartarughe in piazza Mattei. Otto esemplari del simpatico anfibio compaiono sul bordo del catino superiore, mentre in atto di spiccare un salto gettano zampilli d’acqua nella vasca. Altre quattro rane, più grandi, ritornano al centro delle valve di conchiglia tenute da coppie di giovani che con le gote gonfie spruzzano l’acqua nel bacino più basso polilobato.

sabato 19 dicembre 2020

Qual è il santuario più piccolo e il più grande di Roma?

 

     Roma a tante chiese, molte di esse sono considerate santuari. Mentre è facile immaginare quale sia il santuario più grande, più complessa diventa la cosa per quanto riguarda il più piccolo.

     In un vicolo strettissimo, chiamato via di San Marcello, vicinissimo a piazza Santi Apostoli, si trova la cappella della Madonna dell’Archetto, il più piccolo santuario mariano di Roma. Fu voluta dalla famiglia Savorelli Papazzurri alla metà dell’Ottocento per ospitare l’immagine della Madonna molto venerata (dipinta su pietra nel 1690 da Domenico Muratori, allievo dei Carracci), pare che abbia mosso gli occhi almeno in un paio di occasioni. La cappella è stata progettata da Virginio Vespignani in stile neorinascimentale, gli affreschi sono di Costantino Brumidi, un nome che a noi non dice nulla, invece in America sì. Visto che in Italia non aveva successo decise di emigrare negli Usa dove ebbe l’incarico di dipingere la cupola del Campidoglio di Washington con l’apoteosi di George Washington. Per la serie: “Nessuno è profeta in patria”.

     E’ facile rispondere a proposito del santuario più grande. E’ il Divino Amore che si trova nelle campagne a Sud della città, al Km 12 della via Ardeatina, tre Km dopo il Gra.

     Il santuario sorse tra il 1745 e il 1750 per custodirvi un’immagine della Madonna dipinta da ignoto del XIV secolo su una torre del Castel di Leva, fortezza degli Orsini, poi dei Savelli (potenti famiglie nobili medioevali). Distrutto il castello, rimase in piedi solo una torre dove c’era l’immagine della Madonna seduta in trono con in braccio Gesù Bambino e la colomba discendente su di lei.  A questa immagine  si rivolse un pellegrino assalito da cani randagi nella primavera del 1740, a quella immagine sacra fu attribuita la salvezza del viandante. La semplicità dell’episodio richiamò una grande folla sul luogo e in pochi anni venne innalzato il santuario che vide accorrere un gran numero di fedeli. La chiesa venne consacrata nel 1750 dal cardinale Carlo Rezzonico che divenne poi papa Clemente XIII. Ma il 4 luglio 1999 il papa Giovanni Paolo II consacrò il nuovo santuario progettato dall’architetto Luigi Leoni che ha per tetto un prato verde onde tutelare l’Agro Romano. Questo luogo di culto è il più grande santuario di Roma.

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la fontana che vedi sotto.

Nella foto di ieri l'entrata al Piper Club in via Tagliamento.

Il Piper Club nasce nel 1965 su iniziativa dell’avvocato Alberigo Crocetti e di due soci: il commerciante di automobili Giancarlo Bornigia e l’importatore di carni macellate Alessandro Diotallevi. Rappresentò l’Italia del boom economico, l’ambiente originario aveva tele di Andy Warhol, Mario Schifano e Piero Manzoni. All’inizio vi suonarono i migliori artisti della beat generation: l’Equipe 84 e The Rokes. Il nome del locale resta legato a Patty Pravo, “La ragazza del piper” e Caterina Caselli. Negli anni si sono esibilti: Pink Floid, Who, Rocky Roberts, Zucchero, Baglioni, Califano e tanti altri. Dopo il 1968 e la separazione dei soci, il locale è rimasto a Bornigia, ora è gestito dal figlio Giancarlo. Attualmente può ospitare 1.000 persone, i dj sono Massimino e Max Rezzonico, è aperto il venerdì e il sabato, durante la settimana vi si tengono eventi privati, il prezzo è variabile a seconda della serata. Vi si svolgono dei matinè inventati da Mister Franz, vere maratone musicali per i teen – ager. Il nome Piper deriva dalla casa americana produttrice di aerei da turismo[1].



[1] Piper, tutte le notizie da piperclub.it e it.wikipedia.org.


venerdì 18 dicembre 2020

Ecco l'albero di Natale del VII Municipio

 Ecco l'albero di Natale del VII Municipio. Si trova in piazza Celio Aruleno Sabino, proprio davanti alla chiesa di San Policarpo, vicinissimo al parco degli Acquedotti. A me sembra molto bello!

      La chiesa è posizionata, nella pianta del quartiere, come corrispondente, ma opposta, alla chiesa di San Giovanni Bosco (via Giulio Agricola – via Marco Fulvio Nobiliore). 

     La costruzione è avvenuta tra il 1964 e il 1967 su progetto dell’arch. Giuseppe Nicolosi[1], la sua consacrazione il 15 luglio 1967. L’impianto è esagonale e ribadito dal tiburio che si staglia sullo sfondo verde del parco degli Acquedotti, la costruzione è visibile anche a grande distanza, come dall’Appia Antica. La semplicità della figura geometrica di base esalta la semplicità dell’interno e la forza scultorea dell’esterno. L’autore si è ispirato ad una lanterna. Sei pilastri interni sorreggono altrettante travi a sostegno della volta che formano la figura della stella di David. Notare i mattoni messi di punta. Singolare la via Crucis formata da chiodi di lunghezza e tipologia diversa. San Policarpo è stato vescovo e martire di Smirne (attuale Turchia), nato nel 69, morto martire nel 155. Fu posto a capo della chiesa di Smirne dagli apostoli stessi. Nel 154 si recò a Roma per discutere con il papa Aniceto sulla data della Pasqua. E’ stato ucciso con la spada.

     La parrocchia è preesistente alla chiesa, infatti fu istituita dal cardinale Clemente Micara nel 1960. Negli anni Cinquanta e Sessanta qui vennero girati film del Neorealismo in cui si vede la campagna romana prossima alle case in costruzione e i baraccati che vivono ai margini della città legale. In questo punto venne girato il film di Pasolini “Mamma Roma”[2]. Nei primi anni Settanta la chiesa venne occupata dai baraccati che vivevano sotto gli archi dell’acquedotto Felice alle spalle della chiesa per chiedere una casa popolare, la protesta avvenne con il consenso del parroco don Sardella. Ottennero la casa a Nuova Ostia in un palazzo lungo Km1,4 che fiancheggia via dell’Idroscalo.



[1] Giuseppe Nicolosi (1901-1981) nel 1928 realizzò cinque villini alla Garbatella, nel 1956 progettò l'ampliamento della facoltà di Ingegneria di Roma, fu tra i progettisti del quartiere Ina Casa di Torre Spaccata con la chiesa Regina Mundi. Fu tra gli autori del PRG della Città dell'Aria a Guidonia, progetto abbandonato in seguito alle distruzioni belliche.

[2] Film "Mamma Roma"  del 1962 con Anna Magnai e Franco Citti, soggetto, sceneggiatura e regia di Pier Paolo Pasolini. Altre scene girate nel palazzo dei ferrovieri a Casal Bertone e al quartier Ina Casa Tuscolano. Spesso appare in lontanza la cupola di Don Bosco.


Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova il locale notturno che vedi sotto.

Nella foto di ieri piazza Vescovio nel quartiere Trieste.

giovedì 17 dicembre 2020

Anche Roma ha la sua torre pendente, come Pisa.

 

     Ebbene sì, anche Roma ha la sua torre pendente che fa concorrenza alla universalmente nota torre pendente di Pisa. Se quella di Pisa è universalmente conosciuta come uno dei simboli dell’Italia nel mondo, la nostra torre pendente ha una sua lunga storia da raccontare.

     Si trova in largo Magnanapoli, nel rione Monti, la torre pendente di Roma, la torre delle Milizie che conoscono anche i turisti, quelli che vengono in città per una visita veloce di 2/3 giorni. La pendenza sembra sia dovuta al terremoto del 1348 che provocò il crollo del terzo piano, di cui resta un moncone.  Ci troviamo sul colle del Quirinale, è chiamata anche torre di Nerone per la leggenda che la vuole punto di affaccio su Roma dal quale il triste imperatore si godette lo spettacolo della città incendiata. Ma è solo una leggenda, è del XIII secolo, fu fatta erigere da papa Gregorio IX dei conti di Segni. Il crudele imperatore romano assistette si all’incendio ma dalla villa di Mecenate (all’incirca dove oggi è palazzo Brancaccio e il cosiddetto Auditorium di Mecenate). A pianta quadrata, si compone di tre corpi sovrapposti e si eleva “a stringere” verso l’alto, giunge a quota 50 metri. Bellissimo il colpo d’occhio da via dei Fori Imperiali. In alcune occasioni viene aperta al pubblico, allora si può salire fino in cima, da qui si gode un panorama unico al mondo.




Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova la piazza che vedi sotto.


Nella foto di ieri piazza Vescovio nel quartiere Trieste.