Questa è troppo facile, è un posto di Roma
che conoscono tutti, come dire: “E’ Roma
stessa”. I migliori filetti di baccalà si mangiano al largo dei Librai 88, Dar Filettaro, lungo via dei
Giubbonari, nel cuore della “vecchia Roma”. L’ambiente è quello di una piccola
osteria di una volta, servizio informale, ma gentile. Consiglio di mangiare il
filetto passeggiando per le strade, i vicoli e le piazzette intorno.
Ci troviamo in una piazzetta lungo
via dei Giubbonari, non lontano dal vociare del mercato di Campo dei Fiori, qui
è il tempio del filetto di baccalà, una specialità romana racchiusa in una
leggera pastella croccante, fritta e portata ad unta doratura nel grembo di tre
diverse padellacce di ferro annerite. Si può mangiare al volo, avvolto nella
carta canepina o seduti. Nel menù poche voci: pane e alici, affettati misti, zucchine
fritte, fagioli, bruschette e – in estate – fette di cocomero. Un piatto
speciale sono le “puntarelle”, cicoria con salsa di acciughe e aglio. Servizio
essenziale, tavoli di legno e tovaglie di carta, personale giovane e cordiale.
In estate i tavoli invadono con discrezione la piazza. E’ aperto solo la sera ,
ferie ad agosto. Sembra che le Monde lo abbia recensito, Eugenio Pacelli, papa
Pio XII, mandava il suo cameriere personale a comprare i filetti di baccalà.
Il baccalà è il merluzzo. La salagione ne
consente la conservazione per lungo tempo. Sembra che la procedura di salagione
si debba attribuire ai pescatori baschi. I paesi principali produttori sono: la
Danimarca, le Isole Faroe, la Norvegia, l’Islanda e il Canada. Il baccalà è
alimento essenziale in molte cucine popolari, il suo utilizzo si alterna allo
stoccafisso, che è sempre un merluzzo, ma conservato per essiccazione.
Nessun commento:
Posta un commento