martedì 18 giugno 2024

Sei romano de Roma se...

 sai come si chiama e dove si trova il sarcofago che vedi sotto.



Nelle foto di ieri i resti delle navi del lago di Nemi.

     Le due navi costituiscono un esempio unico di imbarcazioni da parata, veri e propri palazzi galleggianti nelle acque del lago, realizzati da Caligola a immagine delle lussuose residenze orientali. L’attribuzione è provata da alcune tubazioni idrauliche fistulae di piombo con iscrizioni. Gli architetti conoscevano i precedenti esempi di età ellenistica, lo scrittore greco Ateneo di Naucrati (II sec. d.C.) ci ha tramandato la descrizione delle regge galleggianti di Gerone II di Siracusa e di Tolomeo IV Filopatore (221-2014 a.C.), utilizzate come navi da crociera.

     La prima nave di Nemi era utilizzata come una sorta di dependance della fastosa residenza che il sovrano possedeva sulle rive del lago, la seconda svolgeva funzioni cerimoniali, come prova il ritrovamento di oggetti di culto legati alla dea Iside, assimilata a Diana nel vicino Santuario.

     Il complesso villa – santuario – navi rispondeva a un preciso programma politico, religioso e architettonico dell’imperatore, che intendeva riproporre un modello culturale giunto a lui dall’Egitto faraonico attraverso la mediazione ellenistica.

     Le due navi, affondate nelle acque del lago di Nemi già in epoca antica, sono state recuperate negli anni tra le due guerre mondiali. L’interesse per queste antiche reliquie, nascoste dalle acque e avvolte da racconti e leggende, è sempre stato forte, alimentato anche dalle continue depredazioni e scoperte di chi, individualmente riportava alla luce elementi delle loro decorazioni. Il primo tentativo di recupero ufficiale è quello di Leon Battista Alberti nel 1446 su incarico di Prospero Colonna, che si concluse con il ritrovamento di alcune tubature idrauliche. A seguito dei ritrovamenti per gli scavi di Eliseo Borghi nel 1895, fu avviata una ricerca istituzionale pianificata di esclusiva finalità scientifica, che trovò risoluzione con la decisione di ricorrere all’abbassamento delle acque del lago. L’impresa si concluse nel 1932, riportando alla luce tutte le strutture superstiti dei due antichi scafi. Un incendio doloso nel 1944 distrusse gran parte delle navi che erano state allestite nel museo sulle sponde del lago.

Gli arredi in bronzo. Rappresentano l’insieme dei materiali più importanti ritrovati nel corso delle ricerche per il recupero delle navi di Nemi. Il primo nucleo di oggetti fu acquistato dal Museo nel 1906, in seguito alle esplorazioni dell’antiquario Eliseo Borghi nel 1895 su incarico degli Orsini principi di Nemi con autorizzazione del ministero. Il secondo nucleo venne alla luce durante gli stavi tra il 1929 e il 1932.

     Si tratta di un apparato decorativo di eccezionale ricchezza che identifica nelle navi un esempio di lusso ostentato come espressione di potere.

     Alla decorazione della prima nave apparteneva il gruppo delle teste di figure animali, motivo decorativo molto diffuso nell’arte antica. I tre leoni e la pantera ornavano le testate delle travi disposte trasversalmente alla nave (bagli), i quattro lupi ornavano le testate delle travi longitudinali, le due teste leonine su calotte cilindriche coronavamo i lunghi assi dei timoni laterali. La testa di Medusa era collocata in alto, come per vigilare con il suo sguardo.

     Dalla seconda nave provengono le mani che decoravano le travi a fianco dei quattro timoni e la balaustra con le erme bifronti.

     Le decorazioni in bronzo risaltavano sulla struttura della nave rispetto alle parti lignee dipinte e ai ricchi rivestimenti in marmo.

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