martedì 27 settembre 2016

Un luogo simbolo della campagna romana: Tor Fiscale.


   Venerdì prossimo alle ore 17 sarà aperta al pubblico per la prima volta Tor Fiscale dopo i restauri che l'hanno interessata recentemente. E' un evento imperdibile per tutti gli amanti di Roma. A guidare nella visita sarà lo stesso architetto / archeologo che ha guidato il restauro.
   A seguire, alle ore 18, nel casale di Tor Fiscale si terrà la presentazione di un libro sulle ultime scoperte archeologiche di Roma. Per chi vive nel quadrante Sud di Roma sono due iniziative imperdibili.
   Per raggiungere il sito basta percorrere la via Tuscolana, giunti all'altezza della fontana di Porta Furba, prendere sulla destra via dell'Acquedotto Felice, in breve si arriva ad un parcheggio.

Tor Fiscale è una magnifica costruzione del XIII secolo alta circa 30 metri, costruita proprio nel punto in cui si incrociavano gli acquedotti Marcio e Claudio in modo che si potesse rilevare maggiormente. Detta anche Torre Branca, dal nome del tesoriere (fiscale) proprietario delle vigne della zona nel secolo XVII, permetteva il controllo della via Latina e di un vasto tratto di campagna romana. La torre è situata all’incirca al IV miglio della via Latina. Anche a monte di Tor Fiscale gli acquedotti Marcio e Claudio si intersecano nuovamente tra loro, racchiudento uno spazio trapezoidale. Questo luogo così singolare porta ancora oggi il nome di Campo Barbarico perchè nell'assedio di Roma del 539 da parte dei Goti di Totila, questi, per controllare le vie di accesso alla città tenuta da Belisario, costruirono proprio qui un campo trincerato, utilizzando la particolare conformazione degli acquedotti e chiudendo con pietre e terra le luci. L’area era delimitata dall’acquedotto Marcio (oggi Felice) e da quello Claudio, i vertici erano Tor Fiscale e dove oggi passa via del Quadraro. All’interno passava la via Latina.
     Nel Seicento la torre e la tenuta divennero proprietà del fiscale o tesoriere pontificio Filippo Foppi che nel 1650 chiese al Capitolo Lateranense che venisse deviata parte dell’Acqua Mariana per irrigare la sua vigna.

     La torre venne realizzata con la tecnica a blocchetti che prevedeva l’uso di piccoli blocchi rettagnolari di peperino, alternati spesso a corsi di laterizi, ben rifiniti sulla fronte tanto da garantire un gradevole aspetto esteriore. L’interno era suddiviso in tre piani oggi non più conservati, si conserva la copertura originaria. La torre recintata all’esterno da un muro di cinta che in parte si conserva nell’angolo sud-ovest, lungo il sentiero che la fiancheggia, dove passava la marrana.

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